Processo Perseo: verso la conclusione le arringhe degli avvocati prima della sentenza - VIDEO

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Lamezia Terme – Altra udienza dedicata alle arringhe difensive da parte degli avvocati, l’ultima fase prima della sentenza di primo grado del processo Perseo. Nella prossima udienza, infatti, dopo la discussione dell’avvocato Zofrea si passerà alle eventuali repliche per terminare con la possibile sentenza per i 21 imputati che hanno scelto il rito ordinario svolto nel tribunale lametino. Nell’udienza odierna sono state discusse le posizioni di Andrea Crapella e Antonio Voci dall’avvocato Marchese; di Antonio Curcio dall’avvocato Pagliuso; di Domenico Curcio, Vincenzo Perri e Michele Muraca da parte dell’avvocato Spinelli e infine dell’avvocato Staiano per la posizione di Antonio Donato, Franco Trovato e Michele Muraca.

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La discussione dell’avvocato Marchese: “Chiedo al Tribunale una sentenza di giustizia”

L’avvocato Leopoldo Marchese conclude la discussione sulle posizioni di Andrea Crapella e Antonio Voci. Il legale inizia il suo intervento con una considerazione in merito alla decisione avanzata dal Pm di ascoltare i nuovi collaboratori, i fratelli Catroppa e Arzente, e di riascoltarne altri ma il tribunale ha ritenuto non necessaria questa integrazione chiesta dal Pm. A questo punto l’avvocato si chiede perché non siano stati ascoltati: “Non sono sufficienti perché non avrebbero portato nulla? Eppure non mi pare che in questo procedimento sia stata raggiunta la prova di colpevolezza per gli imputati soprattutto in merito all’affiliazione”. Passa poi ad analizzare i fatti e le dichiarazioni rese dai testimoni e dai collaboratori ascoltati nelle udienze precedenti sulla posizione dei suoi assistiti. Il legale Marchese riporta in evidenza la questione degli occhiali che Voci avrebbe chiesto al figlio Eric di acquistare da Cantafio. Circostanza confermata anche dal collaboratore Piraina che nelle sue dichiarazioni aveva aggiunto che gli occhiali gli erano stati prescritti da un oculista nel carcere. Niente che costituisca reato, secondo il legale. Tratta poi sulla questione delle giostre, ritenendo il suo assistito estraneo ai fatti contestati dall’accusa. Antonio Voci nel periodo delle feste si occupava di tutto, dalla pulizia del terreno alle pratiche burocratiche per le installazioni delle giostre e perfino di pubblicizzare l’evento ed in più aveva uno stand di panini. Tutto ciò “per guadagnarsi da vivere” afferma il legale. “Concludo - dice l’avvocato Marchese - chiedendo al tribunale una sentenza di giustizia per i miei assistiti, una sentenza di assoluzione”. 

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La discussione dell’avvocato Pagliuso: “Torcasio per 5 mesi non parla di Antonio Curcio”

“Una vicenda processuale complessa e caratterizzata da una serie di anomalie: ‘circolarità delle propalazioni’, ci sono 18 collaboratori che iniziano la loro collaborazione con la giustizia in tempi diversi e che per ragioni diverse conoscono il dichiarato dei collaboratori precedenti”. Esordisce così l’avvocato Francesco Pagliuso nel suo intervento nell’aula Garofalo in difesa di Antonio Curcio. L’avvocato avanza anche il sospetto che le dichiarazioni di Giuseppe Giampà e Saverio Cappello siano figlie di quelle di Torcasio. Seconda anomalia per il legale la “mancanza di indicazioni delle fonti primarie: non ci dicono come hanno saputo il fatto”. Terza stranezza: la fuga di notizie. L’avvocato manifesta al tribunale la prova di ciò che lui stesso ha prodotto al Collegio giudicante: “Ho fornito le copie di un profilo Facebook, risalente al 19 novembre del 2012, di un collaboratore di giustizia che aveva messo in rete le dichiarazioni dei verbali di Angelo Torcasio”. E, ancora, la questione delle chiavette contenenti gli atti d’indagini di Medusa e Perseo: “Io ho disseminato delle prove nel corso di questo processo, prova è l’atto con il quale la signora Caroleo, madre di Davide Giampà, ha consegnato al procuratore Borrelli la chiavetta con gli atti dell’indagine Perseo, chiavetta consegnatagli dall’ex nuora”. “Strano e triste” per il legale che nell’operazione di criminalità organizzata sono stati indagati anche 12 carabinieri. Tutti questi elementi raccontati alla fine confluiscono nella discussione in difesa di

Antonio Curcio, figura che emerge dopo il 2012, “prima non esiste” afferma il legale. Unitamente alla frase detta da Angelo Torcasio: “Non avevamo nessuno a Capizzaglie”, il legale spiega che “tale affermazione significa che non avevano nessuno che potesse fare la staffetta, per verificare che l’obiettivo era presente. Solo successivamente Angelo Torcasio parla di Antonio Curcio come lo specchietto di due tentati omicidi. Contestazione, quindi, per omissione per non averne parlato in 5 mesi, e difformità per via del fatto diverso ed incompatibile con quello che ha poi dichiarato successivamente”. Il legale Pagliuso nella sua terza discussione dà prova che Angelo Torcasio ha mentito su alcuni punti. Ricorda la testimonianza della signora De Biase, moglie di Antonio Curcio che racconta chi era Angelo Torcasio, dei prestiti, anticipi che chiedeva e poi non restituiva, anche nei confronti dei suoi stessi parenti e perfino dopo la sua decisione di collaborare per “mantenere alto il suo tenore di vita” sottolinea Pagliuso. “Angelo Torcasio è la storia di una vendetta” definisce così Pagliuso la collaborazione di Angelo Torcasio. Per l’avvocato “Torcasio compie la scalata nella cosca Giampà per distruggerla! Si vendica dell’omicidio del padre e del fratello dopo 10 anni… sapendo che probabilmente fu la stessa cosca Giampà ad averli uccisi”. “E così - aggiunge - Angelo Torcasio ha mentito anche su Antonio Curcio per via della capacità di mentire del collaboratore”. Pertanto, secondo il legale, Torcasio non è un “riscontro esterno individualizzante”. Dopo aver fornito l’ultima prova a discarico del suo assistito, il legale Pagliuso conclude chiedendo l’assoluzione anche per Antonio Curcio.

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La discussione dell’avvocato Spinelli: “Lo dice Angelo Torcasio che i suoi cognati erano distanti dalle vicende criminali” 

L’avvocato Giuseppe Spinelli analizza diversi elementi che lo spingono ad affermare che “le condotte di Vincenzo Perri e di Domenico Curcio non raggiungono una consistenza per poter essere qualificate come concorso esterno in associazione mafiosa”. Concentra il suo intervento principalmente sulle dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia Francesco Vasile: “Vasile è contraddittorio e teso a recuperare credibilità facendo affermazioni non rese prima e su soggetti con i quali non aveva avuto rapporti”. Pertanto per il legale, in relazione alla posizione dei suoi assistiti, le dichiarazioni di Vasile sono “inutilizzabili, contradditorie e inattendibili”. “Lo dice lo stesso Torcasio - aggiunge - che i suoi cognati, Perri e Curcio, erano tenuti distanti dalle vicende nelle quali invece lui era coinvolto”.

In merito alle dichiarazioni in aula di Maria Teresa Meliadò, moglie del boss Giuseppe Giampà (entrambi collaboratori di giustizia) che aveva affermato: “Appresi la notizia dell’intenzione di Angelo Torcasio di collaborare da parte del cognato, Domenico Curcio, che mi disse che Angelo voleva collaborare con la giustizia  e di dirlo a Giuseppe come fare per bloccarlo altrimenti eravamo tutti rovinati”. La Meliadò ha poi raccontato di quando Giuseppe Giampà apprese della collaborazione di Angelo Torcasio: “Giuseppe fece il gesto del segno della croce e si sentì rovinato”. Oggi, il legale Spinelli si chiede del perché la Meliadò non ne parla il 29 luglio ma solo dopo il 5 agosto. Sventola una fotocopia di un articolo del Quotidiano del 5 agosto dove appare la notizia che Angelo Torcasio voleva collaborare con la giustizia. Questa la fonte che ha diffuso la notizia della collaborazione di Angelo Torcasio e non Domenico Curcio. Pertanto l’avvocato Giuseppe Spinelli chiede l’assoluzione per Vincenzo Perri e Domenico Curio. Procede poi con la discussione sulla posizione di Michele Muraca. “Nessuno ha detto che Michele Muraca fa parte del sodalizio” rimarca il legale nell’intervento in difesa di Muraca. “Muraca è una persona incensurata, fuori dalle logiche criminali” grida a gran voce il legale Spinelli che conclude chiedendo l’assoluzione anche per Michele Muraca.

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La discussione dell’avvocato Salvatore Staiano: “In questo processo mancano i flussi economici”

E’ l’avvocato Staiano a concludere la fase delle discussioni. Il legale in un’ampia discussione interviene in difesa di Antonio Donato, Franco Trovato e Michele Muraca. “Questo è un processo strano”, così definisce l’avvocato Staiano il processo. E aggiunge “Quello che manca in questo processo è l’esistenza di flussi economici”. Chiede al Presidente ed ai giudici a latere di considerare la sentenza emessa dal Gup Giuseppe Perri a Catanzaro nei confronti delle 47 persone che hanno scelto il rito abbreviato (20 le condanne, di cui 3 all'ergastolo, 25 assoluzioni e 2 non luogo a procedere). Sentenza che manifesta la mancanza di prove accusatorie. 

L’avvocato Staiano ripercorre le testimonianze dei collaboratori Francesco Vasile che definisce: “un killer puro” e Angelo Torcasio che afferma essere “un disonesto” nel corso della sua ampia discussione. “La falsità di Torcasio si è propagata sugli altri collaboratori” aggiunge il legale. “La criminalità organizzata - sottolinea - è quella che si occupa del Ponte dello Stretto già da ora, dell’Expo di Milano”. Conclude chiedendo l’assoluzione di tutti e tre i suoi assistiti per “insussistenza del fatto o per non aver commesso il fatto”. 

La prossima udienza, che dovrebbe essere quella conclusiva, fissata per mercoledì 16 dicembre con la discussione dell’avvocato Zofrea; eventuali repliche delle parti ed infine la possibile sentenza di primo grado del processo Perseo da parte del Collegio giudicante dove si deciderà della colpevolezza o innocenza dei 21 imputati che hanno scelto il rito ordinario coinvolti in questo procedimento celebrato nel tribunale di Lamezia Terme. 

R.V.

 

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