Reggio Calabria - Amedeo Ricucci, 63 anni, storico inviato della Rai, è deceduto stamattina a Reggio Calabria, colpito da un malore. Ricucci, che da tempo combatteva contro un male svelatosi incurabile, era giunto a Reggio Calabria per un servizio sulla 'ndrangheta. Secondo quanto appreso, insieme a un operatore stava per lasciare l’albergo, quando si è accasciato al suolo. A nulla è valso il rapido intervento dei soccorsi. Originario di Cetraro, in provincia di Cosenza, Ricucci era stato inviato di Professione Reporter, Mixer, Tg1e la Storia siamo Noi. Inoltre, era stato anche inviato in zone di guerra, in Afghanistan, Kossovo, Algeria e Iraq. Autore di numerose pubblicazioni, era stato testimone diretto dell’uccisione del giornalista del Corriere della Sera, Raffaele Ciriello, avvenuta nel 2002 a Ramallah, raccontando l'episodio in un libro. Nel 2013 il giornalista era stato sequestrato e poi liberato in Siria con altri tre colleghi.
REAZIONI
Magorno: "Addio a un talento di Calabria"
"La notizia della morte di Amedeo Ricucci è un dolore per tutti noi calabresi. La Calabria perde uno dei suoi figli più talentuosi che con il suo lavoro e il suo impegno è stato capace di diventare una colonna portante del giornalismo italiano e internazionale. Grazie per tutto quello che ci hai donato, Amedeo, da oggi siamo più poveri". Così sui social il senatore di Italia Viva Ernesto Magorno.
Usigrai: "Nonostante la malattia, ha lavorato fino alla fine"
"Nonostante la malattia che lo tormentava da tempo, Amedeo Ricucci ha lavorato fino alla fine cercando storie non solo in quei Paesi lontani e pericolosi, che conosceva benissimo, ma anche nella sua Calabria, dove stamattina si è spento". Così l'Usigrai ricorda l'inviato Rai scomparso oggi. "Amedeo Ricucci ci ha lasciato, inviato per definizione, orgoglio del servizio pubblico - prosegue la nota -. Dalla Palestina, dove fu testimone dell'uccisione di Raffaelle Ciriello al suo sequestro, con altri colleghi, in Siria, Amedeo si è sempre battuto per essere dove accadevano le notizie e le storie che il servizio pubblico aveva il dovere di raccontare. Anche a rischio della propria vita. È una perdita per noi giornalisti e per la nostra azienda. L'esecutivo Usigrai si stringe intorno ai suoi familiari e a suoi amici, ricordandolo anche come sindacalista agguerrito, in prima fila nella difesa dei diritti dei lavoratori".
Stampa Romana: "Voleva essere testimone dei fatti"
"E' morto come è vissuto, lavorando fino all'ultimo nella sua Calabria. Amedeo Ricucci faceva parte di una schiera importante di "giornalisti testimoni". Voleva essere sui luoghi dove si svolgono i fatti, voleva viverli fisicamente. La testimonianza diretta era la massima garanzia di una verità senza filtri e manipolazioni. In questo interpretava lo spirito migliore del servizio pubblico nel quale ha lavorato per decenni prima nelle reti e poi nel Tg1". Così Stampa Romana in una nota. "Inviato di guerra, ha seguito in modo particolare il Medio Oriente - prosegue la nota -. E' stato nel Comitato di redazione del Tg1 e fino all'ultimo, anche in occasioni pubbliche, ha fatto sentire la sua voce richiamando tutta la comunità professionale alla massima attenzione e alla massima cura nel racconto dei fatti durante la guerra tra Russia e Ucraina. Stampa Romana piange la sua scomparsa e porge le condoglianze alla famiglia di Amedeo Ricucci e alle colleghe e ai colleghi del Tg1".
Cdr Tg1: "Amava il suo lavoro"
"Ciao Amedeo, te ne sei andato mentre facevi quel lavoro che tanto amavi. Difficile qui trovare parole che non sembrino scontate, per esprimere il profondo dispiacere e la tristezza per la perdita di un compagno di strada straordinario. Appassionato nel suo essere giornalista, inviato speciale. Amava quello che faceva, raccontare la realtà che andava a scovare negli angoli del mondo e nei momenti più bui, come quelli della guerra. A rischio della propria stessa vita". Così il cdr del Tg1 ricorda Amedeo Ricucci in una nota.
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