I miei primi passi verso la comprensione della Intelligenza artificiale generativa

Scritto da  Pubblicato in Pino Gullà

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Sono entrato nel mondo della intelligenza artificiale attraverso un supplemento gratuito del Corriere della Sera: I manuali di Login, Intelligenza Artificiale Creativa. Guida all’utilizzo delle piattaforme. Testi di Federico Cella, Di Vella Alvich, Michela Rovelli, Paolo Ottolina e Alice Scaglioni, tutti giovani giornalisti del quotidiano lombardo. In appendice un glossario curato da Federico Cabitza, professore associato di Interazione uomo-macchina presso l’Università Milano-Bicocca. Una guida messa online da OpenAI, laboratorio di ricerca no-profit, il 30 novembre 2022. Si tratta della prima piattaforma digitale generativa; 1 milione di utenti registrati nel giro di cinque giorni, un miliardo nel giro di un anno in ChatGpt, un acronimo, Generative Pretrained Trasformer, trasformatore generativo pre-addestrato. È stato solo l’inizio; altre piattaforme sono nate numerose. Si è passati al successivo momento per sperimentare; è stato offerto il servizio gratuito in cambio di "preferenze, conoscenze, legami sociali" degli utenti che hanno creato testo-sintesi, analisi, creazioni “originali” - anche immagini, video, audio e musica. Non sono mancati errori e fake news; Il tutto con un dialogo uomo-machina basato con un linguaggio più semplice e per chiunque, quello naturale. Si utilizza la piattaforma per raccogliere dati, il vero obiettivo, procedendo “sulla base della congettura. (…) Quando ChatGpt formula una risposta, (…) non capisce quello che dice/scrive. Al software intelligente mancano i significati. Arriva a proposizioni corrette, ragionamenti anche complessi, solo per puro calcolo probabilistico, confrontando miliardi di token, parole che galleggiano online” (pp. 5-6). Altre versioni, alcune: Gpt.4, Gpt-4° "messe a disposizione di tutti gratuitamente", Dall-e 3, dall’indicazione visiva all’immagine, in preparazione text- to-video. La lettura del volumetto (63 pagine) ha suscitato la mia curiosità e mi ha guidato verso un libro, La fattoria degli umani, di Enrico Pedemonte, edito da Treccani, più impegnativo, le pagine sono 243, con gli stessi argomenti e con riflessioni approfondite, a volte inquietanti.

Esperti digitali mi hanno sempre raccomandato di evitare la pesca a strascico su Google; per fortuna mi piace scrivere dopo aver letto su carta stampata o su quello che vedo nella realtà circostante; finora credo di avere bypassato le fake news, le Community, X; almeno spero. E vengo al testo citato iniziando dalla fine, a pagina 237 compresa la nota 2: “Stiamo entrando in una nuova era della storia umana”, come è accaduto nel ‘500 con l’avvento della stampa che vanificò il monopolio della Chiesa, parola di Henry Kissinger, segretario di Stato dal 1973 al 1975, Eric Schmidt, amministratore delegato di Google, 2001-2011, Hunteloncher, decano dello Schwarzman College of Computing presso il MIT di Boston (università privata di ricerca). Il parallelismo accompagna la ricerca.

 Non sono i soli, lo storico Harold James sostiene che "la rapida avanzata dell’Intelligenza artificiale rischia di sconvolgere l’essenza dell’identità umana"; è entrato in crisi "un paradigma filosofico che vedeva l’intelligenza umana al centro del mondo"; alla cultura liberal democratica si sostituiscono gli Stati autoritari. Le grandi aziende hi tech sorvegliano la nostra esistenza memorizzando i dati. Ora vado all’inizio per incontrare un altro personaggio che punta sulla personalizzazione, convertendo in bit (quantità d’informazioni) insieme ad altri collaboratori. Il telefono, il computer, e la tv, prima distinti ora vengono visti come convergenti e ben presto saranno unificati: “Ogni individuo è un mercato; i mass media diventano personal media [network indipendente e autonomo], il broadcasting [sistema di comunicazione da un solo emittente a molti riceventi] diventa narrowcasting [forme di comunicazione a diffusione mirata] e poi broadcasting (le informazioni che interessano l’utente). Negroponte sostiene: “Gutenberg ha fatto di ciascuno di noi un lettore, la Xerox ha trasformato ciascuno di noi in un editore, il personal computer ci trasformerà tutti in autori” (p. 33). Ma viene evidenziato un pericolo: “Con l’aumento della personalizzazione la società rischia di frammentarsi. (…) In altri termini le persone con tendenze radicali hanno forti probabilità di slittare verso posizioni sempre più estreme. Internet può diventare terreno fertile per l’estremismo”. (p.46). E avviene in tal senso: Seattle (1999), Washington (aprile 2000), (settembre Praga), (ottobre Montreal), (dicembre Nizza), (gennaio, 2001 Davos), (Luglio Genova) (p.47).

Tutto cambia l’11 settembre 2001, l’attacco dei terroristi di Al-Qaeda al World Trade Center. Lo dice Peter Swire, consigliere capo della per la privacy nell’Amministrazione Clinton; “Ci si focalizza sulla sicurezza, non più sulla privacy” (p. 47). Sulla seconda parte del testo, La sorveglianza, l’esergo di Eric Schmidt è inquietante: “Più informazioni ci date su di voi e i vostri amici, migliore sarà la qualità delle vostre ricerche. Non serve nemmeno che scriviate. Sappiamo dove siete. Sappiamo dove siete stati. Sappiamo, più o meno, a cosa state pensando” (p.53). Ed ecco come fa a vigilare: “Catalogare ogni utente, comprendere i suoi gusti, i suoi, pensieri, le sue attitudini” (p. 54). La quantità di informazioni dell’algoritmo mi dà la qualità dei risultati.

Obama è uno dei primi ad aver capito l’importanza della rivoluzione digitale in campagna elettorale. Come Kennedy 50 anni prima per quanto riguarda l’efficacia comunicativa della televisione. Va al di là della propaganda tradizionale: “Lo staff di Obama raccoglie dati su oltre 250 milioni di americani. Arricchisce gli archivi del partito democratico e quelli acquisiti da società private con i dati comportamentali raccolti grazie ai cookies (dati di navigazione salvati). (…) I militanti di Obama hanno fatto fino a 11 mila telefonate al giorno o ogni sera degli Stati incerti per individuare i dati del loro orientamento “(p. 70). Ma c’è già qualcuno che manifesta perplessità. Ci si chiede: “Come mai il mondo digitale continui ad espandersi senza regole?” (ibidem). C’è chi propone il Nobel per la pace a Twitter. Accade che "le rivoluzioni vengono twittate"; la partecipazione dell’opinione pubblica cambia con l’uso dei nuovi strumenti tecnologici in interazione con i media tradizionali. Alcuni sono del parere che “nel giro di 5 anni i media saranno personalizzati”. Ricercatori sviluppano metodi per prevedere "la personalità di ogni singolo".

Nella terza parte i danni: “Secondo Global Peace Index 2023, il malcontento civico - ripreso da rivolte, scioperi, manifestazioni anti-governative - è aumentato del 244% dal 211 al 219” (p.116). Il rapporto dice che in questo periodo a essere cresciuti di più sono stati da una parte "il numero di persone che utilizzano Internet" e dall’altra le "élite faziose, l’ostilità faziosa verso gli stranieri e la scarsa qualità dell’informazione" (ibidem). Per quanto riguarda i giovani: “Viene riscontrata un’associazione significativa tra la depressione dei giovani con meno di 18 anni e l’uso di piattaforme come Facebook, Instagram, e TikTok” (p.132).

La crisi della democrazia è il titolo significativo del settimo capitolo: “Si va diffondendo la convinzione che le piattaforme tecnologiche siano una delle cause scatenanti della polarizzazione politica e della sfiducia verso le istituzioni. (…) I nuovi populisti vanno al potere vincendo libere elezioni. (…) Una volta vinte le elezioni occupano i punti chiave del potere, neutralizzano il sistema giudiziario, conquistano il controllo di stampa e tv, (…) infine modificano la Costituzione per rendere più difficile l’opposizione al nuovo potere” (p. 140).  Novità importante Internet: “Internet e in particolare i social sono strumento formidabile per la diffusione dei contenuti in grado di far crescere sdegno e rabbia. Le ragioni dell’insoddisfazione popolare sono palpabili: aumento delle disuguaglianze, la crescita dei movimenti migratori, il moltiplicarsi degli scandali in politica” (p.145). In politica lo schema è sempre lo stesso: “C’è un leader carismatico che, usando i social a piene mani, indica un nemico alla pubblica opinione accusandolo di ogni male e promette di risolvere ogni problema; una volta salito al potere, cambia le regole, indebolisce le istituzioni democratiche, mette le mani sui media” (ibidem). Mi fermo. La lettura dovrebbe passare sul libro. Spero di avere suscitato curiosità. Soltanto la citazione finale. Importante. Il cambio di paradigma riporta alla Fattoria degli animali di George Orwell. La trama in breve: “Gli animali di una fattoria si ribellano al padrone, il crudele Signor Jones; lo cacciano instaurando quella che all’inizio appare come una democrazia perfetta, basata sui <<Sette comandamenti dell’animalismo>> ideati dai maiali, i più intelligenti della fattoria. Primo Comandamento: “Tutto ciò che va su due gambe è nemico”. Il settimo: Tutti gli animali sono eguali”. Ma una volta consolidato il potere, il settimo comandamento viene modificato: << Tutti gli animali sono eguali ma alcuni sono più uguali degli altri”. Per comprendere il cambiamento in modo esaustivo, leggere la Parte Quarta e le Conclusioni sul libro (pp. 175-243). Ed ecco le frasi inquietanti del libro: “I padroni delle tecnologie (…) vogliono ricostruire la realtà del mondo (…) per business o per consolidare il proprio controllo autoritario”. Bisogna democraticamente impedirlo. Buona lettura.    

                                                                                              

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