Vibo Valentia – “Mandami due ragazzi dei tuoi a Vibo”: questa la richiesta di Andrea Mantella, oggi collaboratore di giustizia ma, ai tempi, si parla dei primi anni del 2000, elemento di spicco del clan Lo Bianco, che tramite Francesco Scrugli (altro elemento di spicco) fa a Pasquale Giampà. Il tutto per organizzare l’omicidio di Mario Franzoni, ucciso il 21 agosto del 2002, a Vibo Valentia vicino ad un incrocio stradale nella frazione di Porto Salvo, assassinato a colpi d'arma da fuoco mentre era seduto alla guida di una autovettura ferma ad uno stop.
Un omicidio voluto perché Franzoni aveva picchiato e puntato la pistola, colpendo con questa in faccia, i figli di Franco Barba e lui non l’aveva mandata giù. I dettagli dell’omicidio erano stati decisi in un incontro in un hotel a Vibo, tra Carmelo Lo Bianco, Enzo Barba, Andrea Mantella, Francesco Scrugli, Franco Barba e Paolino Lo Bianco. Per avergli incaricato di uccidere Franzoni, Franco Barba promise a Mantella di costruirgli gratuitamente due villette che, effettivamente furono realizzate dopo l’omicidio.
Tornando ai lametini, la loro chiamata arriva tramite proprio Mantella che poteva vantare dei legami di parentela con i Giampà, e Francesco Scrugli che in passato aveva già compiuto qualche favore per la cosca di Lamezia. Un vero e proprio scambio di favori tra clan, insomma.
A raccontare i particolari sull’omicidio Franzoni, comunque, sono stati diversi collaboratori: lo stesso Mantella, Raffaele Moscato, Pasquale e Domenico Giampà ma anche l’ex boss, Giuseppe Giampà. Ad uccidere materialmente fu Domenico Giampà, ora pentito, che si è autoaccusato e a dargli mandato personalmente fu Pasquale Giampà: “[…] io mandai Domenico Giampà detto "Buccacciallu", che era il mio killer più fidato e Giampà Enzo, il fratello del parrucchiere; so che se la sono vista loro con Mantella e Scrugli loro mi hanno detto che è andata a buon fine, che le armi e la moto, uno scuterone, glieli avevano procurati loro a Vibo e che il fatto era avvenuto ad un incrocio”. UNa volta "ingaggiati", i due lametini, infatti, si presentarono direttamente da Mantella, così come lui stesso racconta agli inquirenti: "[...] e lì mi hanno detto: "ci manda zio Pasquale, mi ha detto che hai bisogno di qualcosa ... " "Sì .. . ", gli ho detto, " ... Vincenzo... ", a Enzo il "Barbiere"," ... dobbiamo fare un lavoro .. . ", un lavoro si intende un omicidio. Dice: "Va bbonu .. . ", dice , " ... cioè ci dovete dare l'appoggio". "Va beh... ", ci dico, "...per quanto riguarda l'appoggio non c'è problema, me la vedo io [...]".
C’erano stati comunque altri tentativi di uccidere Franzoni ma tutti non conclusi e, anche in quei casi, c’era un altro lametino, Domenico Chirico, “u batteru”. Di contro, come ha raccontato Giuseppe Giampà agli inquirenti, oltre ai favori già precedentemente scambiati con gli esponenti delle cosche vibonesi, “[…] il gruppo criminale di Mantella e Scrugli avrebbe dovuto attentare alla vita di Torcasio Pasquale detto "Carrà" o "Ciccio Bello" ed a quella di Zagami Francesco”. Omicidi non andati in porto mentre le armi erano state trovate proprio a casa di Vincenzo e Domenico Giampà.
C.S.
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