San Luca (Reggio Calabria) - "Il rapporto tra chiesa e 'ndrangheta è una contraddizione in termini perché la chiesa è di Dio, dei credenti e dei fedeli e Dio non può essere accostato per nessuna ragione alla 'ndrangheta: è iconoclastia mettere le cose di 'ndrangheta nelle cose di Dio. Nel nome di Dio non ci può essere violenza, uccisioni, lutti, guerre. Ecco perché mi viene in mente la parola rottura". A dirlo è stato il ministro dell'Interno Marco Minniti. Il ministro ha concluso un incontro sul tema "Madonna di Polsi, la simbologia del santuario tra sacro e legalità" che si è svolto nel santuario alle pendici dell'Aspromonte indicato, in diverse inchieste della magistratura, come luogo d'incontro, in concomitanza con la festa dell'1 e 2 settembre che richiama migliaia di fedeli, dei boss di 'ndrangheta. "Qui - ha aggiunto Minniti - occorre separare Dio dalla 'ndrangheta. Per questo considero le parole del vescovo di Locri-Gerace mons. Francesco Oliva e del presidente della Cec mons. Vincenzo Bertolone come potenti perché l'azione della chiesa è cruciale contro le mafie".
L'incontr, che si e' svolto nel Santuario della Madonna di Polsi a San Luca, è stato promosso dal Prefetto di Reggio Calabria, Michele di Bari e dal vescovo della Diocesi di Locri-Gerace,Mons. Francesco Oliva. All'incontro hanno partecipato il Ministro dell'Interno, Marco Minniti, e le piu' alte autorita' civili, militari e religiose della regione. Un'iniziativa finalizzata a ristabilire, anche simbilicamente, la svranita' dello stato su un luogo diventato simbolo della prepotenza mafiosa. In apertura il Coro dell'Unione dei Cori parrocchiali della Diocesi di Locri- Gerace ha intonato un'antologia di rosari che, secondo la tradizione, accompagnano nelle loro preghiere i pellegrini in visita al Santuario eletto dalla 'ndrangheta come luogo di ritrovo dei capi in occasione della festa della montagna a settembre. Sono seguiti gli interventi del Rettore del Santuario, don Tonino Saraco, del Presidente della Regione, Mario Oliviero, del Sindaco Metropolitano, Giuseppe Falcomata' e del Presidente della Conferenza Episcopale Calabrese, Mons. Vincenzo Bertolone che ha evidenziato l'importanza dell'iniziativa in quanto rappresenta un ulteriore segno dell'attenzione dello Stato verso il territorio della Locride, dopo la visita del Capo dello Stato a Locri, in occasione della XXII Giornata della memoria e dell'impegno.
"L'evento - ha affermato il presule -, dal valore fortemente simbolico, deve, tuttavia, tradursi in un'azione formativa rivolta soprattutto ai giovani per indirizzarli verso la legalita' e sviluppare in loro una coscienza civica, facendo si' che si sentano un tutt'uno con lo Stato, parte integrante di esso. Il Comandante Generale dei Carabinieri ha confermato l'impegno e la determinazione dell'Arma nel combattere la mafia, non solo in Calabria ma in ogni luogo essa alligni. Allo stesso modo il Procuratore Distrettuale Antimafia, Federico Cafier de Raho ha rimarcato la volonta' dello Stato di combattere la 'ndrangheta inviando in questa terra, e nei territori "duri", i suoi uomini migliori "E' un luogo comune a - ha aggiunto - ffermare che la 'ndrangheta fondi il suo potere sul consenso sociale in quanto offre lavoro: in realta' chi lavora con la 'ndrangheta ne diventa schiavo".
Mons. Oliva ha ringraziato, in particolare, il Ministro dell'Interno e le Autorita' presenti per l'attenzione riservata al Santuario e alla gente della Locride, soprattutto perche' la loro presenza incoraggia e rafforza l'opera intrapresa dalla Chiesa per riportare l'immagine del Santuario a luogo di culto e di preghiera, evidenziando, altresi', "la volonta' del Clero calabrese di mettere al primo posto i fedeli e di avviare un'azione pastorale di coinvolgimento nella lotta al fenomeno mafioso con processi di rinnovamento che traggano ispirazione dal Vangelo". Nel suo intervento il Prefetto ha ripercorso la storia del Santuario che e' stato il centro spirituale della cristianita' calabrese. Ha ricordato che il rapporto tra sacro e legalita' trae origine dall'Episcopato calabro e in particolare da Mons. Lanza, Vescovo di Reggio Calabria, che e' stato l'inventore delle settimane sociali. "Essere presenti qui, oggi- ha detto di Bari - e' il segnale che lo Stato vuole riappropriarsi di questo luogo emblematico. Ringrazio, per questo, la Squadra Stato e, soprattutto, il Signor Ministro dell'Interno che con la sua presenza ha dato ulteriore lustro all'incontro". Il Ministro, nel concludere il convegno, ha affermato: "Oggi e' avvenuta una cosa straordinaria di cui abbiamo avuto immediata consapevolezza. Ho provato una grande emozione nell'entrare nel Santuario: l'esperienza odierna rimarra' nel mio patrimonio sentimentale per le parole di straordinaria potenza pronunciate in particolare dagli uomini di fede". Ha, inoltre, ribadito che definire questo luogo il Santuario della mafia e' una contraddizione in termini ed e' "la cosa piu' iconoclasta che ci sia".
"Nel nome di Dio non si puo' giustificare la guerra e la violenza in quanto Dio le esclude entrambe. La partita contro la mafia si vince non solo con la prevenzione e la repressione, ma anche combattendo contro l'uso distorto dei simboli religiosi. La 'ndrangheta viola la fede e cancella l'onore ed e', inoltre, il nemico mortale di una societa' che si definisce libera. Cosi' come nel Faust di Goethe il diavolo prende l'anima al giovine, allo stesso modo la 'ndrangheta - ha detto - ruba l'anima e la vita a quanti ne fanno il loro punto di riferimento? Sconfiggeremo la 'ndrangheta quando conquisteremo il cuore e la mente dei calabresi e degli italiani e oggi con la nostra premessa abbiamo posto una pietra miliare per conquistare il cuore dei calabresi".
Minniti: "Oggi è avvenuto qualcosa di straordinario"
"Oggi qui - ha aggiunto il ministro Minniti - è avvenuto qualcosa di straordinario che si avvertirà solo nel tempo. Sono qui innanzitutto come ministro dell'Interno senza dimenticare di essere anche figlio di questa terra. Mi è venuta la pelle d'oca entrando in questa chiesa. Gli incarichi pesano però ci sono cose che nella vita di una persona pesano ancor di più, e Polsi a me fa rievocare questo. Qui oggi sono state dette parole di potenza straordinaria e so bene che le parole non vanno abusate, consumate, perché la nostra epoca è contrassegnata dal consumo delle parole. Voglio ringraziare gli uomini di fede che qui hanno parlato alla presenza di un ministro dell'Interno che per la prima volta viene qui a Polsi. Li voglio ringraziare per le parole potenti che hanno detto". Il ministro, poi, facendo riferimento a due canti dialettali eseguiti dal coro diocesano, ha indicato come in quei canti "c'erano preghiere antiche che indicavano due parole: Maria e la montagna. La montagna è il cuore della Calabria, luogo di protezione per secoli, poi della montagna si è impossessata la 'ndrangheta. In una democrazia compiuta per lo Stato non ci sono però luoghi franchi, qui il cuore della questione è capire che l'Aspromonte è un luogo tra i più belli del mondo e va difeso e tutelato. Stabilire un'alleanza tra la montagna e la Madonna che qui ha radici antiche è importantissimo".
Minniti: serve reazione sociale, cosche mortali
"Il vero problema è che non c'è più tempo da perdere: se vogliamo sconfiggere la 'ndrangheta, e la sconfiggeremo, questo obiettivo deve essere il nostro orizzonte e quello che stiamo facendo oggi qui è straordinariamente importante. A noi spetta il compito di conquistare il cuore e il cervello dei calabresi. Solo così riusciremo a fare anche di questo luogo una pietra miliare del passato, del presente e del futuro di questa terra". Lo ha detto il ministro dell'Interno Marco Minniti oggi a Polsi. "Sono fiero - ha aggiunto - del lavoro delle forze dell'ordine e della magistratura ma occorre fare altro. Occorre invitare alla reazione sociale e dire che le parole come fede, dignità, amore, onore non hanno nulla a che vedere con la 'ndrangheta che è un nemico mortale di questa terra".
Vescovo Locri: la 'ndrangheta a Polsi non può avere protezione
"Qui la 'ndrangheta è sempre andata a braccetto con pezzi di chiesa. E la società civile non è stata attenta. Oggi è una gioia e un onore la vostra presenza in questo luogo simbolo del sud dove c'è una chiesa che cerca di abbattere da questo luogo simbolico l'immagine di un luogo contiguo con la 'ndrangheta". Così il vescovo di Locri-Gerace mons. Francesco Oliva ha aperto i lavori dell'incontro sul tema "Madonna di Polsi, la simbologia del santuario tra sacro e legalità" che si è svolto nello stesso santuario alla presenza del ministro dell'Interno Marco Minniti. "I summit della 'ndrangheta in prossimità di questo luogo - ha aggiunto - hanno offeso Maria e la gente di Calabria che viene a pregare. Qui la 'ndrangheta non può avere vita e protezione. A questo popolo che già soffre non si può togliere la speranza di futuro offuscata da una minoranza di violenti. In questa terra molto è stato il lavoro delle forze dell'ordine, ma occorre formare alla reazione sociale contro la 'ndrangheta. Il nostro lavoro deve essere quello di evangelizzare ma anche di sensibilizzare la società civile. La 'ndrangheta ha seminato un humus malefico che rende sempre più difficile l'idea di futuro di molte generazioni. Cosa fare?" si è poi chiesto mons. Oliva: "Occorre purificare la religiosità popolare e separarla dalla mentalità mafiosa. La chiesa calabrese su questo impegno è compatta ed ha maggiore attenzione da parte di tutti". Il presidente della Conferenza episcopale calabra, mons. Vincenzo Bertolone, citando Polsi come simbolo di fede, ha ricordato come "qui abbiamo registrato i segni dell'attenzione dello Stato con la visita del presidente Mattarella in occasione del 21 marzo a Locri e speriamo che questa attenzione continui anche in questo luogo simbolo di una terra che ha bisogno anche di azioni concrete che diano fiducia ai cittadini". Al presidente della Regione Mario Oliverio, anche lui presente, mons. Bertolone ha chiesto "segni di vita e di futuro per i giovani calabresi".
"Questo è un santuario meraviglioso - ha detto il prefetto di Reggio Calabria Michele di Bari -. Oggi viviamo un grande riscatto per le popolazioni dell'Aspromonte e la presenza del ministro Minniti è una sfida. Venire qui ne è valsa la pena, questo santuario è il luogo centrale del rapporto tra chiesa e mafia. Ecco perché siamo qui insieme per lanciare un grande messaggio di speranza alle persone perbene di questa terra. Oggi questa squadra Stato ha piantato un grande albero della vita in un luogo simbolico a cui sono legate da secoli le generazioni di questo territorio". Il comandante generale dell'Arma dei Carabinieri Tullio Del Sette ha sottolineato come "questo luogo sacro la 'ndrangheta ha pensato di eleggerlo a suo tempio. Siamo qui a confermare la determinazione dei carabinieri e delle forze dell'ordine del contrasto alla 'ndrangheta, qui e ovunque nel mondo visti i tentacoli con i quali è diventata criminalità globale". "Questo - ha detto il procuratore di Reggio Calabria Federico Cafiero de Raho - è un santuario meraviglioso eppure la 'ndrangheta è stata capace di profanarlo. 'Ndrangheta che uccide, che dà in pasto ai maiali, che scioglie nell'acido gli uomini. Quali uomini d'onore sono questi? Chi lavora con la 'ndrangheta diventa schiavo, chi sta con essa perde la propria libertà. Noi siamo qui per dire che noi onoriamo la chiesa, quella chiesa che sceglie le strade della libertà e della promozione dell'uomo, che lo libera e che segue le parole di papa Francesco. La 'ndrangheta va condannata dalla storia perché annulla il futuro di intere generazioni". Il governatore Oliverio ha evidenziato come "oggi parte un messaggio forte in questo luogo simbolico per la 'ndrangheta che ha piegato e condizionato la spiritualità popolare. E' una giornata storica del percorso di liberazione della 'ndrangheta, un giorno di riscatto per questa terra soffocata da una presenza che ha offuscato le bellezze, la storia e la prospettiva di sviluppo. Da qui si riparte per rilanciare questa stupenda Calabria". Tra i presenti anche il sindaco di Reggio Calabria, il procuratore generale di Reggio, i presidenti dei Tribunali di Reggio, Locri e Palmi, il presidente del Consiglio regionale, il rettore dell'Università di Reggio Calabria, i comandanti regionali e interregionali della Guardia di finanza e dei Carabinieri, il questore di Reggio Calabria, sindaci e amministratori locali. Pochi i cittadini di San Luca.
Prefetto Reggio: Polsi sia simbolo genuinità fede
"Che il Santuario di Polsi diventi presto luogo simbolo della genuinità della fede di tanti credenti". E' il commento del prefetto di Reggio Calabria Michele di Bari, di ritorno dal Santuario di Polsi a conclusione dell'incontro sul tema "Madonna di Polsi, la simbologia del santuario tra sacro e legalità" fortemente voluto nel santuario alle pendici orientali dell'Aspromonte indicato, in diverse inchieste, come luogo centrale dei summit di 'ndrangheta. "Il ministro dell'Interno Marco Minniti - ha sottolineato il Prefetto - ci ha oggi incoraggiato, sostenuto. Ha detto una parola grande, 'rottura con il passato'. Questa è una iniziativa che io ho fortemente voluto fin dal mio insediamento perché ho immediatamente pensato e ritengo ancora che il Santuario di Polsi sia il luogo simbolo del rapporto tra sacro e legalità. Oggi questa iniziativa ha confermato che davvero si volta pagina e che tutto quello che c'era di opaco nel passato deve diventare chiaro, perché come ci ha detto il Ministro dell'Interno, le parole di rottura pronunciate al Santuario devono significare un nuovo incoraggiamento, un nuovo riscatto, una nuova speranza per le terre di Calabria". "Polsi - ha ancora detto il Prefetto di Reggio Calabria - è un luogo simbolo. E questo luogo simbolo va rispettato nella sua genuinità di fede. Tutte le Istituzioni e le autorità presenti oggi a Polsi hanno voluto dare coralmente questo messaggio: la 'ndrangheta si combatte anche attraverso l'azione della squadra Stato che è stata confermata con la presenza del ministro dell'Interno Marco Minnniti, le autorità ecclesiastiche, il vescovo di Locri mons. Francesco Oliva ed il presidente della Conferenza Episcopale Calabra mons. Vincenzo Bertolone. Si è voluto dare un segnale concreto di come, anche culturalmente, si debba e si possa sconfiggere la 'ndrangheta. Che il Santuario di Polsi diventi presto simbolo della genuinità della fede di tanti credenti".
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