Omicidio Curcio, Pulice: “Gli ho sparato prima poi l’ho ucciso dietro il bancone”

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Lamezia Terme – “Il secondo omicidio che ho commesso […]” comincia così il racconto del collaboratore di giustizia Gennaro Pulice agli inquirenti che gli chiesero dell’uccisione di Gennaro Curcio, avvenuto a Nocera Terinese il 17 agosto del 1995 dentro un negozio di autoricambi, e per il quale oggi sono stati raggiunti da un’ordinanza di custodia cautelare i due Bruno Gagliardi, i cugini di 42 e 50 anni.

Pulice aveva diciassette anni quando sparò a Gennaro Curcio e non era al suo primo omicidio. La sua storia criminale, raccontata lucidamente dal collaboratore di giustizia agli inquirenti, che lo hanno interrogato più volte dopo che ha deciso di “saltare il fosso”, comincia da giovanissimo e si è andata consolidando negli anni, tanto da farlo diventare il “killer” ufficiale della cosca. Un killer ma pur sempre un ragazzino di 17 anni che, seppur lucido nel raccontare, ricorda come fosse stato convinto a sparare a Curcio con un diversivo, quello che lui chiama “fumo negli occhi”. Pulice, insieme a Gianfranco Norberti (collaboratore di giustizia, autoaccusatosi dell’omicidio e già condannato a sei anni e 4 mesi di reclusione), Bruno Gagliardi di 42 anni, Bruno Gagliardi di 50 anni, Giovanni La Polla e Salvatore Ruberto (entrambi uccisi nella cosiddetta “strage di Sambiase”), facevano parte di un gruppo emergente che volevano sopraffare l’egemonia dei “Bagalà”, legati agli Iannazzo, e ottenere il controllo sulle zone costiere lametine, come Falerna, Gizzeria e Nocera Terinese.

Così racconta Pulice nel corso dell’interrogatorio del 24 giugno 2015: “[…] Praticamente da me venne Bruno  Gagliardi e mi disse: "Senti Gennaro ci sono delle persone comunque che ..." mi hanno un po', tra virgolette, messo in trappola, dicendomi che il Bagalà, che è una persona comunque che ha continui contatti con Reggio, con Rosarno, eccetera, eccetera, poteva in qualche modo aver di fatto appoggiato sempre i Bellocco per la morte di mio padre, cioè mi fecero... cioè mi crearono un odio nei confronti di questo Bagalà. Cosa succede? Succede che il Norberti ... c'era anche Norberti con noi... il Lapolla e il Ruberto, che sono due persone di Sambiase che erano più grandi di me, mi incominciarono comunque a mettere  un po' di fumo negli occhi dicendo che comunque questo Bagalà  era una persona  che era da eliminare, era una persona che mi aveva fatto, tra virgolette, anche a me del  male, che comunque uccidendolo potevo fare sia una cosa per me, quindi  per la mia famiglia, sia comunque potevamo prenderci una zona e incominciare quindi ad avere una nostra zona di controllo, una nostra zona da gestire, eccetera, eccetera […]”. Secondo Pulice, Gagliardi sapeva bene che lui era capace ad uccidere, tanto che sottolinea che “[…] A me quando proposero di uccidere Bagalà, non ci pensai due minuti, cioè nel senso gli dissi sì, uccidiamolo”.

Pulice è preciso nelle sue dichiarazioni e ricorda di averlo scritto anche nei suoi appunti: “[…] Dopo comunque l'omicidio di Belfiore e prima dell'omicidio di Antonio Dattilo. […] L'omicidio si è verificato a Nocera Terinese ... esecutore materiale dell’omicidio sono stato io, la macchina ... siamo arrivati davanti al negozio con una Panda, se non mi sbaglio era una Panda Dance 900. La Panda l'avevo rubata io o a Campora o ad Amantea”. “[…] Posso spiegare e posso comunque andare nei particolari all'interno del locale perché sano entrato io nel locale e ho fatto fuoco io nei confronti del Gennaro Curcio. Quando sono entrato nel locale io avevo un giubbotto di jeans me lo misi sulla testa... quel giorno pioveva e feci finta di ripararmi dalla pioggia per entrare ... per non farmi notare in viso anche perché giorni prima già c'era stato un attrito con questo gruppo mafioso perché noi praticamente gli avevamo detto in un locale liberamente che dovevano andarsene via da Nocera. Il locale era…, praticamente siamo andati mangiare lì tutti quanti, c'era Bagalà che mangiava lì ad un altro tavolo e poi gli dicemmo a Bagalà di pagare il conto nostro e quindi questo particolare il proprietario del ristorante ... comunque si chiamava … questo ristorante. Quindi entrai in questo negozio di autoricambi, appena mi tolsi il... mi abbassai il giubbotto, comunque avevo la pistola, il Curcio si rese conto che io avevo la pistola e tentò la fuga, aveva anche lui la pistola. lo gli ho sparato diversi colpi sia mentre entravo e sia dopo dentro dopo il bancone. Lui era armato. Entrai in macchina, direzione Villaggio del Golfo, quindi stiamo parlando di un chilometro e mezzo, macchina al Savuto, io e Bruno Gagliardi bruciò la macchina, doveva esserci il Norberti per prendere Bruno Gagliardi. Il Norberti non c'era”. “Quindi, quel giorno che io andai a fare l 'omicidio, ero convinto che nel negozio non ci fosse Curcio Gennaro, che era un braccio destro di Bagalà e di Isabella, ma io ero convinto che ci fosse invece il Bagalà. Quando sono entrato nel negozio di autoricambi, sono entrato da solo, io avevo una 7,65 mi pare, mi ritrovai davanti questo Curcio Gennaro che. tra l 'altro, era anche armato. Io comunque l'ho ucciso, gli ho sparato dei colpi prima davanti al bancone e poi sono andato dietro al bancone e l 'ho ucciso dietro al  bancone”.

C.S.

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