Catanzaro - "Un traffico di droga capillare che riguardava almeno un quarto della provincia di Cosenza". Il Procuratore della Repubblica di Catanzaro Nicola Gratteri ha spiegato nel corso di una conferenza stampa in Procura quanto emerso dalle indagini che hanno portato all'arresto di 45 persone nel corso dell'operazione Valle dell'Esaro. "Un business - ha affermato - connotato da molta violenza perché la famiglia che lo gestiva è una cosca di 'ndrangheta che opera con pestaggi, cruente spedizioni punitive che abbiamo documentato nel corso dell'attività investigativa. Chi non pagava veniva aggredito con ferocia. Abbiamo un traffico sistematico della cocaina che proveniva dalla provincia di Reggio Calabria e di marijuana. Il controllo del loro territorio era minuzioso. Nessuno poteva andare a vendere droga se non faceva parte della consorteria. Lo spaccio era così diffuso che anche i calciatori e l'allenatore della squadra di calcio del Roggiano Gravina acquistavano stupefacenti dal clan".
A capo del sodalizio colpito ci sono, secondo gli inquirenti, due cugini di Roggiano Gravina, Roberto e Antonio Presta, di 58 e 43 anni, parenti stretti di Franco Presta, ritenuto il superboss della 'ndrangheta nella zona settentrionale della Calabria e detenuto all'ergastolo. I cugini Presta si sarebbero occupati della vendita di cocaina, eroina e hashish acquistata nella provincia di Reggio Calabria.
''La cocaina arriva sempre via mare, perché le famiglie di 'ndrangheta la importano all'ingrosso'', ha affermato Gratteri. Gli ultimi grandi sequestri di stupefacenti nei porti, però, non hanno riguardato il porto di Gioia Tauro. ''Questo perché la criminalità organizzata ha spostato i porti di approdo in Europa Amsterdam, Rotterdam e Anversa, e in Italia i porti del nord come Genova, Livorno e Venezia. Questo perché Gioia Tauro è molto controllato, anche grazie a tecnologie sofisticate, come scanner molto evoluti''.
Alla conferenza stampa hanno partecipato, oltre a Gratteri, il procuratore aggiunto della Dda di Catanzaro, Salvatore Capomolla, il direttore della Direzione centrale anticrimine, Francesco Messina, il direttore dello Sco, Fausto Lamparelli, il vicequestore di Cosenza, Fabio Catalano, e il capo della Squadra mobile di Catanzaro, Alfonso Iadevaia.
Capomolla ha infatti spiegato che "il gruppo era radicato in un contesto di 'ndrangheta agguerrito e inquietante, con una grande capacità di rigenerazione e di intessere una fitta rete di relazioni e canali di approvvigionamento con storiche e potenti cosche di 'ndrangheta di Plati' e della Piana di Gioia Tauro".
Tra le persone coinvolte nel blitz c'è anche Marco Patitucci, vittima la settimana scorsa, in Lombardia, di un tentato omicidio. L'uomo era stato rinchiuso in una casa nella zona Monza Brianza, poi data alle fiamme, e ora si trova ricoverato in gravi condizioni.
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