Calabria: DIA sequestra beni per 5 milioni di euro ad esponente del clan Alvaro

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Reggio Calabria - La Direzione Investigativa Antimafia di Reggio Calabria, a seguito di una proposta di applicazione di misura di prevenzione personale e patrimoniale formulata dal direttore della Dia De Felice, ha dato esecuzione ad un decreto di sequestro preventivo di beni emesso dal Tribunale di Reggio Calabria – Sez. Mis. di Prev., presieduto dalla d.ssa Ornella Pastore nei confronti di Cosimo Alvaro, 49enne di Sinopoli (RC), pluripregiudicato, esponente di spicco della cosca omonima, in atto detenuto. Con il provvedimento adottato a carico dell’uomo sono stati posti sotto sequestro beni per circa 5 milioni di euro, tra cui figurano, in particolare: Patrimonio aziendale ed intero capitale sociale della casa di riposo “villa Speranza – Società Cooperativa Sociale”,  con sede in Reggio Calabria, avente per attività “assistenza ad anziani”, bene formalmente nella titolarità di Natale Bueti, Rosa Arfuso (moglie di Natale) e Rosa Immacolata Palermo (sorella di Rocco); Intero patrimonio aziendale riferito limitatamente all’unità locale denominata “Lido Calajunco”, esercente l’attività di “stabilimento balneare con annessa vendita di bevande”, con sede in Reggio Calabria; Patrimonio aziendale ed intero capitale sociale della “Old Gallery’s S.r.l.”, con sede in Reggio Calabria, avente per attività di “bar-enoteca con degustazione”, (bene formalmente nella titolarità di Gianluca Cotroneo, Giovanni Canale e Maria Elena Cotroneo (sorella di Gianluca Cotroneo).

Cosimo Alvaro, è stato già destinatario di una condanna definitiva con sentenza divenuta irrevocabile nel 1996 per violazione della disciplina in materia di sostanze stupefacenti nonché destinatario della misura di prevenzione personale della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno emessa nel 1993 dal Tribunale Sez. M.P. – Reggio Calabria, che veniva scontata, dopo una lunga latitanza dell’uomo, nel comune di Reggio Calabria, nel periodo dal 2006 al 2009. La scelta di scontare la misura di sicurezza nella città dello Stretto in luogo del piccolo comune aspromontano si rivelava strategica per le più ampie possibilità di inserirsi in svariate lucrose iniziative imprenditoriali tramite prestanome. 

Nel 2010, l’Alvaro ,insieme ad altri 41 soggetti, veniva colpito dall’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del Tribunale di Reggio Calabria, nell’ambito della nota “Operazione  META” condotta  dai  Carabinieri del Ros e del Comando Provinciale di Reggio Calabria. Dalle indagini è stato confermato l’inserimento nelle dinamiche criminali di Reggio Calabria della “cosca Alvaro” di Sinopoli (RC), il cui ruolo di rilievo era emerso sin dai tempi della mediazione svolta dal padre del proposto, Domenico Alvaro, nell’ambito della seconda guerra di mafia di Reggio Calabria. L’Alvaro risultava coinvolto in attività estorsive, di trasferimento fraudolento di valori attraverso l’attribuzione  fittizia a terzi di attività economiche, di turbativa d’asta diretta ad impedire il regolare svolgimento di aste giudiziarie, nonché di condizionamento del libero esercizio del voto per l’elezione del Sindaco di San Procopio.

L’Alvaro, durante l’esecuzione delle predette misure cautelari si rendeva irreperibile. Tuttavia, veniva catturato circa un anno dopo dalla Polizia di Stato di Reggio Calabria in collaborazione con i Commissariati di Gioia Tauro (RC) e Palmi (RC), mentre si trovava in un casolare in contrada Cirello di Rizziconi (RC) unitamente ad un favoreggiatore. Nell’operazione “META” venivano sottoposte a sequestro aziende nella titolarità  diretta o indiretta dell’Alvaro. Da ultimo, nel settembre 2013, l’uomo risultava ancora coinvolto - unitamente ad altri 6 soggetti - nell’Operazione “XENOPOLIS” che disvelava un intreccio esistente tra mafia, politica ed appalti, condotta dalla Squadra Mobile di Reggio Calabria e dal Servizio Centrale Operativo di Roma. Per i suddetti fatti risulta attualmente imputato innanzi al Tribunale di Reggio Calabria.Le determinazioni della Sezione Misure di prevenzione sono scaturite da una articolata ed esaustiva attività di indagine patrimoniale, condotta dal Centro Operativo Dia di Reggio Calabria, volta a verificare le modalità di acquisizione dell’ingente patrimonio societario riconducibile all’Alvaro, il quale negli ultimi anni aveva come detto esteso l’influenza del clan di appartenenza in attività imprenditoriali della città di Reggio Calabria, tramite compiacenti ed insospettabili prestanome.

 

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