Gdf di Catanzaro sequestra 15 mln di euro alla cosca Gentile/Besaldo di Amantea

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Lamezia Terme, 19 luglio - Nei giorni scorsi, i finanzieri del G.I.C.O. di Catanzaro, col supporto del servizio centrale di investigazione sulla criminalità organizzata (S.C.I.C.O.) di Roma, hanno sottoposto a sequestro un complesso di beni per un valore di oltre 15 milioni di euro, nei confronti dei principali esponenti della cosca “Gentile-Besaldo” operante ad Amantea e nella zona del medio-tirreno cosentino, già pesantemente colpita, alla fine del 2007, con l’arresto di tutti i principali responsabili nell’ambito dell’operazione denominata “Nepetia”.

L’esecuzione del provvedimento de quo costituisce un importante colpo sferrato al patrimonio della cosca, con particolare riferimento ai seguenti “consociati”: Gentile Tommaso (Amantea, 28.2.1958), attualmente sottoposto a regime detentivo speciale ex art. 41bis o.p., c.d. “carcere duro”, presso la casa circondariale di parma, ove sta scontando una condanna di primo grado a 20 anni, scaturente dal procedimento penale “Nepetia”, poiché ritenuto il capo dell’associazione ‘ndranghetistica omonima, la quale, era capace, con l’uso della violenza, d’imporre il suo predominio nel territorio del comune di Amantea e dei comuni limitrofi; Africano Guido (Amantea, 15.10.1966), attualmente detenuto presso la casa circondariale di cuneo ove sta scontando una condanna in primo grado a 14 anni, attribuitagli nell’ambito del predetto procedimento, poiché ritenuto colpevole di numerosi gravi delitti quali associazione di tipo mafioso, estorsione, spaccio e traffico illecito di sostanze stupefacenti; Africano Massimo (Amantea, 12.2.1968), attualmente detenuto a seguito della condanna in primo grado a 15 anni, poiché ritenuto colpevole di numerosi gravi delitti quali associazione di tipo mafioso, estorsione, spaccio e traffico illecito di sostanze stupefacenti; Guido Giacomino (Amantea, 24.6.1967), attualmente detenuto a seguito della condanna in primo grado a 14 anni, poiché ritenuto colpevole di numerosi gravi delitti quali associazione di tipo mafioso, estorsione, spaccio e traffico illecito di sostanze stupefacenti.

I fratelli Africano Guido e Massimo (figli di Francesco, già capocosca locale ucciso durante la guerra di mafia che ha insanguinato il territorio cosentino negli anni ’80), unitamente a Guido Giacomino, avrebbero ricoperto il ruolo di dirigenti e coordinatori, nonché elementi di vertice, dell’associazione mafiosa, con lo scopo di realizzare la gestione e l’organizzazione delle attività illecite quali le estorsioni, l’usura, il traffico di sostanze stupefacenti e gli “interventi intimidatori” su terzi, necessari per il completo controllo delle attività delittuose nel territorio di Amantea e nelle zone limitrofe.

Il provvedimento di sequestro è stato emesso dal tribunale di Cosenza che ha accolto la proposta avanzata dal procuratore della repubblica di Catanzaro – dott. Antonio Vincenzo Lombardo – al termine di complesse indagini economico – patrimoniali svolte dalla Guardia di Finanza.

Infatti, gli investigatori delle Fiamme Gialle sono riusciti a ricostruire in capo ai maggiori esponenti della predetta cosca un notevole patrimonio costituito da beni immobili, disponibilità valutarie e società il cui valore è risultato sproporzionato rispetto alle relative ed effettive capacità economico - reddituali.

I beni sequestrati alla consorteria mafiosa sono costituti, in particolare, da: 4 lussuose ville ubicate nel comune di Amantea; un fabbricato sito nel centro storico del comune di Belmonte Calabro; una motonave (la Benedetta II); sei attività commerciali; quote societarie; due autovetture; conti correnti bancari.

Le indagini del Gico di Catanzaro, scaturite nell’ambito della suddetta operazione “Nepetia”, culminata, nel dicembre del 2007, con l’arresto di 39 persone, avevano portato alla luce l’esistenza nel territorio di Amantea di un’associazione mafiosa, con a capo Gentile Tommaso, coadiuvato da alcuni fidi sodali quali Guido Giacomino (alias “Gianni Pantera”) ed i fratelli Guido e Massimo Africano, operante con metodo mafioso e dedita alla perpetrazione di delitti di varia natura, contro la persona, il patrimonio ed in materia di armi e sostanze stupefacenti, attraverso la quale, peraltro, i relativi affiliati, al fine di vendicare rancori pregressi, erano soliti ricorrere alla violenza ed alla soppressione fisica degli avversari.

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