Corruzione nella sanità nel Reggino, indagati anche medici, pubblici ufficiali e avvocati - Nomi

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Reggio Calabria - Militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Reggio Calabria, con il coordinamento della Procura della Repubblica di Locri, diretta dal dottor Giuseppe Casciaro, stanno dando esecuzione ad un provvedimento emesso dal G.I.P. del Tribunale di Locri che dispone l’applicazione di misure cautelari personali nei confronti di 11 soggetti. In particolare, con il provvedimento in parola la citata Autorità Giudiziaria ha disposto la custodia cautelare in carcere nei confronti di un dirigente medico in servizio presso l’ospedale di Locri, la detenzione domiciliare nei confronti di un primario, l’obbligo di firma nei confronti di 3 indagati – tra cui due avvocati – e l’interdizione dall’esercizio della professione nei confronti di 5 medici e 1 avvocato, per 12 mesi.

È Filippo Lascala, medico psichiatra, il dirigente medico dell'ospedale di Locri portato in carcere nell'ambito dell'inchiesta coordinata dalla Procura di Locri e condotta dalla Guardia di finanza su un articolato sistema illecito finalizzato al rilascio di falsi certificati per giustificare la mancata partecipazione ad udienze da parte di imputati di gravi reati e ad accedere a benefici assistenziali non dovuti o ad ottenere rimborsi assicurativi non spettanti. Nei suoi confronti, il gip Federico Casciola, su richiesta della Procura, ha emesso un'ordinanza di custodia cautelare in carcere con le accuse di corruzione per atto contrario ai doveri d'ufficio e falsità ideologica del pubblico ufficiale in atti pubblici. È stato posto ai domiciliari, invece, Antonio Bombara, di 64 anni, primario del reparto di psichiatria. Secondo le indagini, entrambi hanno reimpiegato la professione medica "a vantaggio dei privati per conseguire pensioni miracolose, agendo come veri deus ex machina, ognuno dei due trattando la sanità locrese come fosse cosa sua".

L'obbligo di firma è stato disposto per altri 3 indagati: Marco Zucco (34), Francesco Surace (55) e Paola Larone (57). Quest'ultima è la moglie di Lascala e secondo gli inquirenti ha svolto il ruolo di concorrente materiale e agevolatore della condotta del marito. Sempre su richiesta della Procura sono stati interdetti per 12 mesi dall'esercizio della professione medica il responsabile del reparto di medicina fisica e riabilitazione dell'ospedale di Locri Raffaele Antonio Argirò (56), la dipendente del laboratorio analisi del nosocomio Patrizia Panetta (59), il responsabile del reparto di Ortopedia Guido Zavettieri (63), il medico del reparto di medicina generale Santo Gratteri (62), e lo psicologo Maria Erminia Pasquale (63). L'interdizione dalla professione forense, infine, è stata disposta per l'avvocato Antonio Sotira, di 43 anni. Anche lui è accusato di essere stato istigatore e determinatore per un certificato falso preparato da Lascala per un suo cliente.

Perquisizioni presso l’ospedale di Locri

Sono, inoltre, in corso numerose perquisizioni personali e locali, anche presso l’ospedale di Locri. Nell’ambito del procedimento, che attualmente verte nella fase delle indagini preliminari e gli indagati sono da ritenersi innocenti fino a sentenza definitiva, risultano indagati, a vario titolo e fatte salve successive valutazioni in merito all’effettivo e definitivo accertamento della responsabilità, complessivamente 90 soggetti – tra i quali medici, avvocati, tecnici di laboratorio e altri pubblici ufficiali – per i reati di corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio e falsità ideologica del pubblico ufficiale in atti pubblici, commessi in Locri e in altri comuni della provincia di Reggio Calabria nel periodo compreso tra il 2021 ed il 2022. Il provvedimento cautelare in rassegna scaturisce da complesse indagini che hanno consentito di disvelare l’esistenza di un articolato sistema illecito volto al rilascio di falsi certificati medici finalizzati, tra l’altro, a giustificare la mancata partecipazione ad udienze da parte di imputati di gravi reati, ad accedere a benefici assistenziali non dovuti o ad ottenere rimborsi assicurativi non spettanti, inabilità temporanee al servizio ovvero indebiti trasferimenti per motivi di studio e lavoro.

In particolare, da quanto emerso dalle indagini svolte dai Finanzieri del Gruppo di Locri, il rilascio da parte di alcuni indagati di certificazioni sanitarie attestanti diagnosi non corrispondenti alla realtà sarebbe avvenuto dietro la pattuizione di somme di denaro o di altre utilità. L’operazione in rassegna costituisce una chiara testimonianza del costante impegno profuso dalla Procura della Repubblica di Locri e dai Finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Reggio Calabria nel contrasto dei fenomeni corruttivi e degli illeciti a danno del Servizio sanitario nazionale a tutela della collettività e, in particolar modo, delle fasce più deboli della popolazione.

Medico: "Ho pensionato pure le galline"

"Un'immagine desolante di alcuni reparti dell'ospedale di Locri i cui medici e responsabili hanno abdicato ad un corretto esercizio dei poteri autoritativi e certificativi loro attribuiti dall'ordinamento a vantaggio dell'interesse di alcuni privati, oltre che di un proprio tornaconto in termini di dazioni di denaro, o altre utilità, quali controprestazioni per uno o più atti contrari ai doveri d'ufficio". Lo scrive il gip di Locri Federico Casciola nell'ordinanza di custodia cautelare emessa oggi nell'ambito dell'inchiesta "Sua sanità" condotta dalla guardia di finanza con il coordinamento della Procura di Locri.

Al centro dell'indagine, che ha portato a 11 misure cautelari, c'è il reparto di psichiatria del nosocomio locrese. Se ai domiciliari è finito il primario Antonio Bombarda, l'indagato principale è lo psichiatra Filippo Lascala nei confronti del quale il giudice per le indagini preliminari ha disposto il carcere. Nelle intercettazioni registrate dalle fiamme gialle, Lascala si autodefiniva il "dio dell'inganno", sosteneva di fare "opere di bene" e si vantava di aver "pensionato pure le galline, ma con una disinvoltura che fa paura". Parlando di se stesso, inoltre, diceva: "Il dottore Lascala ti dà un assegno di 31.000 euro... è più forte il dottore qua che ti da 31.000 euro o quello con un'ecografia di 50 euro?... oppure quello che ti dice a 'ricettella'?... hai un problema all'ospedale?... dal dottore Lascala... dottore abbiate la bontà potete". Per il gip, però, non era solo "spirito di carità". Piuttosto, "emergeva l'esistenza di una consolidata pratica della tangente, ossia la tendenza ad un diffuso mercanteggiamento della funzione pubblica, nota ai privati che sapevano di poter conseguire certificazioni compiacenti rivolgendosi tanto a Filippo Lascala quanto ad Antonio Bombara, medici del reparto di psichiatria".

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