Lamezia Terme, 20 luglio - "Bloccare sul nascere il tentativo di estorsione e, al tempo stesso, intervenire con rapidità su un territorio funestato, nell'ultimo mese, da tre omicidi togliendo dalla strada i capi cosca" Queste le motivazioni che hanno spinto la Dda di Catanzaro a muoversi celermente e ad emettere quattro provvedimenti di fermo per tentata estorsione aggravata dalle modalità mafiose a carico del presunto boss della cosca Giampà di Lamezia Terme, Giuseppe, e di altre tre persone ritenute ai vertici della medesima organizzazione. Queste ed altre spiegazioni sono state date dal procuratore aggiunto di Catanzaro, Giuseppe Borrelli, che ha indetto una conferenza stampa insieme al questore Vincenzo Roca ed al capo della squadra mobile Rodolfo Ruperti. Un'indagine rapidissima, dunque, che in tre giorni avrebbe permesso di acquisire diversi elementi a supporto dell'accusa, confermati successivamente dai due imprenditori vittime delle tentate estorsioni, nei confronti, oltre che di Giuseppe Giampà, figlio del boss Francesco, "il professore", anche di Angelo Torcasio (28 anni), Battista Cosentino (47 anni) e Domenico Chirico (29 anni). Dalla Dda fanno sapere che il Torcasio arrestato non appartiene alla famiglia omonima avversaria dei Giampà, e che tra l'altro il giovane si trovava già ai domiciliari dopo essere stato arrestato, sempre per estorsione, in una precedente operazione.
Borrelli:"Omicidi imponevano intervento su cosca dominante"
"Gli omicidi - ha detto Borrelli - imponevano un intervento su quella che è una cosca dominante, allontanando dal territorio quelli che sono gli esponenti apicali. A Lamezia c'é una criminalità dominante che condiziona tutti gli strati sociali e l'economica della città. Ormai tutte le principali attività sono in mano alle cosche. I fermi di oggi potranno essere utili per le indagini future coordinate dalla Dda che ha uno dei punti centrali del proprio lavoro proprio nel controllo della zona di Lamezia". "I Giampà - ha ricordato Borrelli - insieme agli Iannazzo sono la cosca dominante sul territorio lametino ed il fatto che le tre vittime di agguati registrate in un mese fossero tutti legati ai Torcasio, che è la cosca soccombente, può significare che questi ultimi volevano rialzare la testa o che ci sia una resa dei conti definitiva anche per fatti del passato".
A casa Giampà ritrovato giubbotto antiproiettile
Nel corso della conferenza stampa è emerso, a supporto di una possibile resa dei conti, il fatto che a casa dell'arrestato Giampà, gli investigatori abbiano trovato un giubbotto antiproiettile. I quattro fermati di stamani, comunque, non rispondono dei delitti ma solo delle tentate estorsioni. Ad indirizzare le indagini della mobile verso i quattro sono state le modalità delle richieste.
Appetiti in ambito edile
In entrambi i casi, agli imprenditori, uno impegnato in lavori di ristrutturazione di un palazzo in piazza della Repubblica e l'altro nella costruzione di alcuni immobili, sono state fatte pervenire lettere contenenti proiettili e sono stati compiuti danneggiamenti. Dalle intercettazioni telefoniche ed ambientali, gli investigatori sono risaliti ai fermati. Giampà, Torcasio e Cosentino, sarebbero stati gli autori di una tentata estorsione da 50 mila euro, 5.000 dei quali come prima tranche, mentre l'altra, non quantificata, sarebbe stata compiuta da Chirico a favore "di quelli della Montagna". Un'espressione che secondo gli investigatori potrebbe indicare le famiglie dei Cappello o degli Arcieri, che gravitano nell'ambito della criminalità lametina e abitanti nella zona conosciuta da tutti come "la montagna".
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