Lamezia: avvisi di garanzia e conclusione indagini sia per dirigente che soci Sifo Hospital

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Lamezia Terme - La Guardia di Finanza di Lamezia Terme ha notificato nei giorni scorsi un avviso di garanzia ed avviso di conclusione delle indagini, emesso dal sostituto procuratore Luigi Maffia nei confronti di Gianlugi Morelli, Fabio Morelli e Raffaele Calidonna, ritenuti responsabili, in concorso tra loro  del reato di bancarotta fraudolenta patrimoniale e documentale,   in quanto Gianluigi Morelli, amministratore unico della società SIFO Hospital srl (dichiarata fallita dal Tribunale di Lamezia Terme nel novembre del 2010), Fabio Morelli socio della SIFO e Raffaele Calidonna, dipendente e presunto socio occulto, allo scopo di non dare ai loro creditori avrebbero distratto, dissipato o comunque occultato i beni facenti parte del patrimonio sociale. Secondo le indagini della Guardia di Finanza del Gruppo di Lamezia Terme, comandato dal tenente colonnello Fabio Bianco, sarebbe emerso come gli indagati   si sarebbero appropriati di proventi di finanziamenti pubblici  per un ammontare complessivo di  2.815.105 euro.

In sostanza, gli indagati, a mezzo della SIFO Hospital sarebbero riusciti ad ottenere diversi contributi per progetti di fatto mai realizzati,  distraendo in tutto o in parte le somme, in quanto non impiegate nell'azienda secondo la destinazione funzionale dei relativi finanziamenti:  Contributo concesso ai sensi delle legge 44 sull’imprenditoria giovanile, ovvero in conto capitale 549.625.83 euro totalmente erogato; agevolazione in conto mutuo per 287.202.88 euro totalmente erogato; in conto gestione per euro 317.171.68 euro ed erogato fino ad euro 208.059,49  euro; il progetto come sopra finanziato prevedeva la costruzione di apparecchi medicali (aspiratori chirurgici). Sarebbe poi stato erogato il contributo concesso nell’ambito dei patti territoriali del lametino con un contributo  in conto capitale per 320.203,57 euro di cui è stata erogata sola l'anticipazione, il 1° saldo ed il 90% del saldo, per un totale di 288.192,25 euro; il progetto per cui si chiedeva il contributo ottenuto riguardava l’ampliamento delle stabilimento e l'assunzione di personale. C’è stato poi il contributo inerente la legge 488, settore industria e formazione. In particolare, per il settore “industria” sarebbe stato erogato un contributo in conto capitale per 809.577 euro di cui erogati anticipazione e 1° saldo per un totale di 539.718 euro; per il settore “Pia Formazione” un contributo in conto capitale concesso per 112.500 euro di cui sono stati erogati 90.000 euro; anche in questo caso il finanziamento riguardava l'ampliamento dell’attività e l'aumento dell’occupazione: la società avrebbe dovuto impiegare nell'esercizio 42 dipendenti, con un aumento di 30 unità (si accerterà che nel 2004, dopo la presentazione del progetto, risultavano essere assunte solo 9 persone). Altri rilievi avanzati riguarderebbero anche gli oggetti da produrre, che si sovrappongono a quelli già indicati in altri progetti finanziati: si rileva infine con tale contributo sia sottoposto a revoca per violazione delle condizioni ed in particolare di quella di aver beneficiato di altri investimenti agevolati; Altro contributo, infine, è stato quello concesso nell’abito sempre della 488 ma nel settore “ambiente”, ossia un contributo in conto capitale per 1.704.614 euro di cui è stata erogata solo l'anticipazione per 852.307 euro; il programma riguarderebbe un ammodernamento dell'azienda per ottenere un risparmio energetico; anche in questo caso, gli apporti di capitale da parte dei soci, i fratelli Morelli, si caratterizzerebbero per la loro fittizietà. La SIFO, quindi, non risulta aver prodotto i beni per cui ha richiesto i finanziamenti, con alcune marginali eccezioni. Infatti, nel corso delle indagini è emerso che la produzione di elettrobisturi non risulta avvenuta, avendo la SIFO solo proceduto alla commercializzazione di tali strumenti. Non vi è stata alcuna formazione di personale prevista dai progetti ed alcune società indicate come fornitrici non esisterebbero. Attraverso le condotte fraudolente, sarebbe stato creato un passivo fallimentare corrispondente ai debiti per finanziamento non seguiti da impieghi sociali, rimasto a carico della stessa società, determinando così il fallimento della stessa.

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