Lamezia Terme, 11 settembre – Le ritorsioni contro la famiglia di Giuseppe Angotti e Rosanna Notarianni hanno origini dal loro pentimento. Dalle carte dell’operazione Medusa emerge la storia dei due coniugi e il percorso personale che li ha condotti a divenire collaboratori di giustizia. Il primo dei due a pentirsi è stato Giuseppe Angotti, alias “Peppone”. Nell’ordinanza dell’operazione Medusa si legge che Angotti “ha convissuto con la famiglia acquisita a seguito del matrimonio, per circa venti anni ed ha deciso di intraprendere il percorso collaborativo allorquando percepiva con certezza che i cognati avevano sentenziato la sua "morte" (ciò accadeva nel mese di novembre del 2008)”.
Il pentimento di Giuseppe Angotti
I fatti che hanno portato alla collaborazione di Giuseppe Angotti risalgono al 21 novembre 2008 “circa una settimana dopo l'omicidio di Roberto Amendola, per il quale attualmente sono tratti a giudizio dinnanzi alla Corte d'Assise di Catanzaro Aldo Notarianni, Aurelio Notarianni e Domenico Giampà, anche grazie al riconoscimento vocale effettuato da Angotti nei confronti dei propri cognati Aldo e Aurelio in ordine alle voci registrate nella traccia ambientale relativa all'intercettazione in corso all'interno dell'autovettura di Roberto Amendola, in cui, la sera del 13/11/08, dalle 19:34 alle 19:48 circa, rimase indelebilmente impressa la voce dei suoi carnefici”. Nei documenti, gli organi inquirenti spiegano poi come appaia “opportuno riportare in questa sede le primissime dichiarazioni dell'Angotti, in cui lo stesso manifesta la sua volontà di collaborare con la giustizia, in cui fornisce le prime informazioni rilevanti in ordine al ruolo dei Notarianni all'interno della cosca Giampà, distinguendo le singole posizioni e iniziando a delineare la composizione soggettiva del gruppo. Sin dalle prime battute Angotti ha posto in risalto le figure del 'Professore, di Giampà Pasquale `millelire', di Bonaddio Vincenzo e di Aldo Notarianni, ma anche di Giampà Giuseppe e Cappello Rosario così come degli altri fratelli Notarianni, tra cui spiccano Giuseppe, Rosario, Gianluca, Antonio, Aurelio”.
Giuseppe Angotti si presenta alle forze dell’ordine il 21 novembre 2008 rendendo dichiarazione spontanea “Mi sono presentato qui questa mattina perché temo per l'incolumità mia e dei miei figli in considerazioni di pressioni subite dalla famiglia Notarianni alla quale mia moglie risulta appartenere. Voglio collaborare con la giustizia e riferire tutto quanto è a mia conoscenza su fatti criminosi verificatisi sul territorio lametino. Sono successi degli episodi familiari che mi hanno portato a comprendere di potere essere in pericolo. Mia moglie si chiama Notarianni Rosanna. Conviviamo dal 1987, all'esito di una fuga amorosa. Mia moglie, per come ho detto, fa parte della famiglia dei Notarianni, soprannominati "Pilosci", residenti in ctd Lagani di questo centro. [Omississ] I rapporti tra la famiglia Giampà/Notarianni sono molto stretti. Se qualcuno di loro è in carcere le donne fanno da tramite nel senso che fungono da elemento di collegamento e comunicazione con l'esterno. [Omississ]. Il gruppo al quale faccio riferimento è capeggiato, come ho già detto, da Giampà Francesco "il professore". Subito dopo viene tale Giampà Pasquale detto "mille lire , Bonaddio Vincenzo (il cognato di Pasquale) e mio cognato Aldo Notarianni. Ognuno di loro ha dei titoli all'interno dell'organizzazione. Per esempio so per certo che Gianluca, Rosario, Antonio, Carmine, Luigi (mio suocero) sono "camorristi". Aldo si vanta di avere la "Santa", così come Pasquale e Bonaddio. Giuseppe riveste il titolo di Mamma Santissima. Sono a conoscenza di questi elementi perché loro stessi se ne vantavano. [omississ]. Dopo le dichiarazioni rese da Angotti, gli organi inquirenti stilano alcune considerazioni relative al grado di attendibilità dello stesso confermando “l'attendibilità intrinseca di Angotti Giuseppe è evidente: la sua stretta vicinanza alla famiglia Notarianni che occupa, con alcuni dei suoi esponenti, un ruolo di primo piano all'interno della cosca per cui si procede, garantisce la conoscenza diretta delle informazioni fornite in sede di collaborazione. La scelta di collaborare, poi, è frutto della consapevolezza di essere diventato un obiettivo da eliminare da parte dei suoi stessi cognati e ciò, proprio perché dichiarato apertamente, conforta in punto di genuinità e spontaneità delle dichiarazioni rese. Nessun intento calunniatorio è poi rilevabile dagli atti, mentre la circostanza che sulla scorta delle sue dichiarazioni sia sostenuta in giudizio l'accusa contro gli autori dell'omicidio Amendola (oggetto, per una residua posizione, del capo 6) conforta nel giudizio di credibilità soggettiva che può esprimersi con riguardo ad Angotti. Le sue dichiarazioni, inoltre, sono caratterizzate dalla costanza e precisione, oltre che dall'approfondimento successivo e per gradi, sulla base di corrette compulsazioni da parte degli investigatori. Quanto ai rapporti con gli altri collaboratori e, in particolare, con Notarianni Rosanna (moglie dello stesso, che ha iniziato la collaborazione con la giustizia in un momento successivo), deve rilevarsi come dalla documentazione trasmessa all'Ufficio GIP in data 17/4/2012, risulta che Angotti Giuseppe e Notarianni Rosanna, dopo che i percorsi collaborativi che si sono snodati in maniera separata ed autonoma, si sono ricongiunti dopo il dicembre 2010.”
Il pentimento di Rosanna Notarianni
Discorso più articolato, drammatico e complesso, è il percorso che ha portato a collaborare con la giustizia Rosanna Notarianni. La collaboratrice “è sorella di Aldo e degli altri fratelli Notarianni ed ha vissuto a stretto contatto con la famiglia di origine anche successivamente al matrimonio contratto con Giuseppe Angotti. Per tale ragione – si legge sempre nell’ordinanza dell’operazione Medusa che ne traccia il profilo e ne giudica il grado di attendibilità - è a conoscenza delle dinamiche e vicende che hanno caratterizzato la sua famiglia d'origine, nonché dei rapporti dei Notarianni con i Giampà e di vari fatti di natura illecita commessi al suo interno. Ella è pervenuta alla decisione di collaborare con la giustizia in quanto la situazione venutasi a creare nella sua famiglia di origine, all'indomani dell'analoga precedente decisione del marito, e ancor di più dopo gli arresti dei fratelli Aldo e Aurelio per l'omicidio di Amendola Roberto, era divenuta per lei insostenibile; in particolare, i suoi familiari addossavano la responsabilità di quegli arresti al marito Angotti Giuseppe e, in ragione di ciò, avanzavano propositi minacciosi anche nei confronti dei suoi figli”. La Notarianni si presenta agli organi inquirenti il 25/10/2010 ribandendo la sua volontà a collaborare con la giustizia così come aveva fatto mesi prima, ovvero il 26/06/2010. Le dichiarazioni rese dalla Notarianni dipingono un quadro tragico e drammatico, già noto alle cronache recenti per quel che riguarda le donne di ‘ndrangheta che osano ribellarsi alla famiglia di origine. “Notarianni R: Si, intendo collaborare. Intendo rispondere e continuare. Organi inquirenti: Allora signora, giusto per avere un quadro complessivo, noi adesso le diamo lettura dei verbali sia delle sommarie informazioni che ha reso il 26 di maggio del 2010 e anche il 2 lo aggiungiamo qui, e il 2 luglio del 2010. Notarianni R: Si. Organi inquirenti: E anche i verbali riassuntivi dell'interrogatorio che ha reso 18 luglio 2010 e il 19 luglio 2010. Notarianni R: Si. Organi inquirenti 1: Questo è quello del ventisei maggio. Organi inquirenti 2: Si. addirittura quello del ventisei, comincio io, poi ci scambiamo... un po' di cose da leggere. Quindi comincio con il verbale, con la lettura del verbale del 26 maggio del 2010, appunto nella parte relativa alle sue dichiarazioni:
Il pentimento del marito, il clima ostile e le minacce di morte ai figli
"Non riesco più a sostenere la situazione che si è venuta a creare in conseguenza alla decisione di mio marito Angotti Giuseppe di collaborare con la giustizia, devo infatti dire che dopo che sono stata dimessa dall'ospedale di Lamezia Terme dove ero stata ricoverata per aver assunto delle gocce in quanto mi trovavo in uno stato di stanchezza psicologica purché la mia famiglia di origine non aveva condiviso il percorso religioso che all'epoca avevo iniziato anche con mio marito, ho appreso che mio marito si era allontanato in quanto era diventato collaboratore di giustizia. All'epoca non avevo chiara la situazione proprio per il mio stato psicologico, i miei familiari di origine, mia mamma e in particolare mio fratello Aldo, mi hanno imposto di troncare la relazione con mio marito e i miei figli, due dei quali erano con mio marito e gli altri due erano rimasti con me. I miei familiari, in particolare mio padre e i miei fratelli Aldo, Aurelio e Antonio, mi dicevano di dare tutti i figli a mio marito perché erano destinati a finire in un tombino. I miei familiari mi hanno obbligato a proporre la domanda di separazione sebbene in cuor mio io volevo mantenere il legame con la mia famiglia, sia con mio marito e con i miei figli. Il mio stato di confusione mentale e la mia debolezza, non mi hanno permesso di resistere a questa imposizione dei miei familiari. I miei familiari mi hanno fatto capire che effettuata la domanda di separazione io non avevo alcun legame con mio marito e dovevo per forza vivere li con loro anche perché non avevo alcuna autonomia economica. Io sono stata dal mese di novembre del 2008 fino al 29 aprile del 2009 a casa dei miei genitori, poi sono ritornata presso la mia abitazione, d'allora abbiamo vissuto con il sostegno del lavoro di mio figlio, e dopo essermi ripresa, verso il mese di agosto 2009 ho ripreso a lavorare anch'io svolgendo le mansioni di pulizie presso una famiglia. Con il tempo ho compreso la situazione ed ho capito che io e i miei figli eravamo esposti a pericolo per il rischio che i miei familiari di origine ci facessero del male, sia a me che soprattutto ai miei figli. [omississ] Tali pressioni mi venivano esercitate in particolare da entrambi i miei genitori, da mio fratello Notarianni Antonio e da mia sorella Notarianni Giovanna. Dopo questo incontro, io un giorno mi sono accorta che erano stati danneggiati i vestiti di mio figlio che avevo lasciato stesi fuori ad asciugare. In un'altra occasione ho rinvenuto dei proiettili sul balcone della mia stanza da letto e su quella di mia figlia, quando andavo a fare visita a mia sorella Giovanna lei indossava una maglia nera, e mi diceva che la mia strada non era quella insieme a mio marito, altrimenti mi diceva avrei perso mio figlio e mi sarei vestita anche io a lutto. […] Io ho sempre vissuto con mio marito e i miei figli di una vita normale, senza molte pretese ma onestamente, sapevo in passato che i miei familiari vivevano di proventi illeciti, commercio di stupefacenti, chiedevano i soldi ai negozianti e sia io che mio marito da questa vita ci siamo tenuti sempre lontano. Ora mi voglio definitivamente allontanare dall'ambiente della mia famiglia d'origine non volendo condividere con loro più nulla. È da sabato scorso che evito ogni contatto con i miei familiari di origine, mi sono chiusa in casa insieme ai miei figli e nonostante i miei familiari vengono io non li apro. […] dopo l'arresto dei miei fratelli i miei familiari hanno maltrattato sia me che i miei figli, una parte dei miei familiari mi ha tolto il saluto e una parte no ed attribuivano la colpa dell'arresto dei miei fratelli a mio marito. lo con il tempo ho capito che la colpa non era di mio marito perché se i miei fratelli hanno sbagliato, è giusto che paghino ed io l'ho sempre pensata così. Adesso che io so come sono loro, io temo sia per me che per i miei figli, io adesso intendo collaborare per quello che so e voglio esternare tutto quello che ho dentro e che ho mantenuto dentro fin da quando ero piccola".
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