Lamezia Terme – Nascondere la cocaina all’interno di una stiva di un aereo dal Sudamerica e farla arrivare direttamente all’aeroporto di Lamezia Terme. Era questo il piano delle cosche che, insieme ai narcos sudamericani, avevano creato un vero e proprio cartello, per fare in modo che la droga potesse giungere facilmente sulle piazze italiane dello spaccio e non solo, visto che i collegamenti della ‘ndrangheta si estendono anche in Europa.
Per farlo avevano sondato il terreno, “agganciando” il lametino Pasquale Feroleto tramite il cognato Enzo Messina, che aveva assicurato di avere un familiare che avrebbe potuto aiutarli perché lavorava all’interno dello scalo come dipendente di una società di vigilanza e, per questo, avrebbe potuto prelevare lo stupefacente dalla stiva dell’aereo proveniente dal Sudamerica. In realtà, il coinvolgimento di questo suo familiare non c’è mai stato, a parte un contatto telefonico da parte di Pasquale Feroleto per accertarsi della sua disponibilità che, però, non ha portato ad alcun frutto.
Il loro piano non andò in porto perché proprio quando la cocaina stava per essere spedita, dopo l’acquisto, fu sequestrata al porto di Genova. In generale, secondo alcuni dei fermati nella maxi operazione lo scalo lametino era controllabile. Proprio Mercuri, parlando con un emissario colombiano chiedeva che lui “[…] arrivasse presso l’aeroporto di Lamezia Terme, in quanto ritenuto dallo stesso assai più “gestibile” e, nel garantire che l’organizzazione avrebbe provveduto ad assicurarne la permanenza, ribadiva la necessità che fosse inviato lo stupefacente “...Se puoi farlo arrivare qua in Calabria, qui siamo a casa e non ci sono problemi...a Lamezia Terme, lo andiamo a prendere e lo teniamo qua...digli di fare come vuole, basta che arriva la merce qui, fallo arrivare a Lamezia, quando arriva mi chiama ed io lo vado a prendere...[…]”.
Diverse le intercettazioni tra Enzo Messina e Pasquale Feroleto: in una di queste, risalente al 23 giugno del 2015, Messina chiedeva a Feroleto quali fossero i voli internazionali in arrivo all’aeroporto di Lamezia. “[…] devo sapere gli uccellini da dove volano?... cioè quelli che arrivano lì da voi da...cioè i voli lunghi quali sono?”, ”...ma da dove...qual è un posto lontano da dove partono?....non sò se mi sono spiegato?...”, “...qualsiasi posto fuori può andar bene...non hanno problemi di là...solo che io ho bisogno quali sono quelli che arrivano a Lamezia in modo che glielo dico e loro si organizzano di conseguenza...”.
“In questo modo – si legge nell’ordinanza - appariva evidente che Messina Enzo, in relazione alla suddetta informazione, avrebbe incaricato i sodali colombiani per occultare lo stupefacente sul volo indicato”. Una volta capito che i contatti telefonici non erano sicuri, Messina e Feroleto cominciarono a parlarne di persona o via mail. In una di queste mail, Feroleto “[…] lasciava intendere al cognato che per evitare qualsiasi tipo di controllo da parte delle forze dell'ordine, occorreva che l'aereo proveniente dall'estero doveva obbligatoriamente seguire un tragitto diretto fino all'aeroporto di Lamezia Terme. Gli riferiva, altresì, che nel caso in cui l’aereo avesse effettuato un volo con scali presso aeroporti in transito, sarebbe emersa l’anomalia presso l’aeroporto di destinazione che avrebbe consentito di scoprile lo stupefacente”.
L’idea di puntare sullo scalo lametino si monta e si smonta in pochi giorni. Pasquale Feroleto si mette in contatto con il suo familiare, che si occupava principalmente di controllare i bagagli in stiva ma le risposte non sono positive per il contatto lametino: il piano non può funzionare perché non ci sono voli diretti dal Sudamerica e, quindi, perché sarebbe rischioso utilizzare aerei con scali, perché, come gli aveva riferito il suo familiare, “presso il luogo di destinazione finale, i controlli delle FF.OO. erano molto serrati e qualsiasi anomalia avrebbe potuto far scoprire lo stupefacente occultato”.
Viene abbandonata così l’idea di trasportare la droga via aerea, e Messina ne è rammaricato perché, come è lui stesso ad affermare, sarebbe stato estromesso dai sodali:
“[…] E: senti...vedi quel discorso là?
P: là stò girando... sto voltando...però là è molto difficile...
E: ci devi andare solo a parlare...là da chi è che sopra tutti quanti?
P: ma tu parli del discorso Air-O*e?
E: esatto
P: no...ho parlato già con uno... all’interno è molto difficile...dice che i controlli sono serrati
E: va bene...da qua hanno trovato...solo che a me e a quell’altro ci tengono fuori perché si sono rivolti ad un altro canale... se riuscivamo a fare noi guadagnavamo un sacco di soldi
P:e lo sò...lo sò....e lo sò....ci sto pensando....con chi ho potuto parlare mi ha fatto la negativa....dice che è troppo rischioso....”.
A Pasquale Feroleto, nell’ambito dei sequestri preventivi messi in atto nel corso dell’operazione, oltre ad alcuni conti correnti intestati a lui e alla moglie, è stato sequestrato anche un minimarket.
C.S.
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