Reggio Calabria, 24 aprile - I Carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria, il Ros e lo squadrone eliportato Cacciatori di Calabria, hanno catturato a Casignana, piccolo comune della locride, il latitante Rocco Trimboli detto "Piseia", 45 anni di Platì, inserito nell'elenco dei latitanti pericolosi e ricercato dal maggio 2010. A suo carico due ordini di carcerazione emessi dal Tribunale di Torino. Il primo si riferisce ad un'ordine di carcerazione emesso dalla Procura Generale di Torino nel 2010, che fa riferimento all'operazione 'Riace', per la quale Trimboli deve scontare un residuo di pena di 11 anni, un mese e 8 giorni di reclusione, in quanto condannato in via definitiva per associazione finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti. Il secondo provvedimento è una ordinanza di custodia cautelare in carcereemessa dal gip del Tribunale di Torino nel maggio 2011, in quanto ritenuto responsabile di associazione di tipo mafioso. Il riferimento, in questo caso, è all' operazione 'Minotauro' condotta dal Comando Provinciale Carabinieri di Torino.
Secondo gli investigatori, Trimboli, dopo un primo arresto nel 2001 insieme ad un altro latitante, Pasquale Barbaro, e dopo essere stato scarcerato per scadenza dei termini di carcerazione, insieme ai fratelli Saverio e Natale (quest'ultimo é ancora latitante), ha continuato a svolgere un ruolo rilevante nella 'ndrangheta di Platì. Il suo inserimento nelle attività della 'ndrangheta in Piemonte e' stato dimostrato dall'operazione Minotauro, condotta dalla Dda di Torino, che nel giugno del 2011 portò all'arresto di 150 persone. In Piemonte Trimboli, in virtù del suo ruolo apicale all'interno della 'ndrangheta e come capo della cosca Marando-Trimboli, continuava a recarsi per partecipare a riti di affiliazione di nuovi associati organizzati al nord ma decisi dai vertici di Plati' dell'organizzazione criminale. Tra il 2009 ed il 2010 i carabinieri, con il coordinamento della Dda di Reggio Calabria, hanno individuato 10 bunker utilizzati come rifugio per latitanti e qualcuno dei quali sarebbe stato utilizzato dallo stesso Rocco Trimboli. Un fratello di Trimboli, Antonio, è stato vittima di lupara bianca alla fine degli anni '90.
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