Reggio Calabria - Cinque ordinanze di custodia cautelare sono state eseguite dalla Squadra mobile di Reggio nei confronti di persone facenti parte, a vario titolo, della cosca di 'ndrangheta degli Zindato-Borghetto-Caridi. Gli arresti giungono a conclusione di una complessa attività investigativa coordinata dalla Dda di Reggio Calabria. Le persone coinvolte nell'operazione sono accusate di associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsione aggravata ai danni di operatori economici, favoreggiamento e ricettazione. Le indagini, ha riferito la Squadra mobile di Reggio Calabria, supportate da numerose attività tecniche, hanno consentito di individuare e delineare i meccanismi operativi della cosca che, attraverso nuove affiliazioni, ha proseguito nella gestione delle attività illecite, con particolare riferimento alle estorsioni ai danni di imprenditori e commercianti messe in atto per il reperimento delle risorse economiche indispensabili per il mantenimento del sodalizio.
Boss indicavano prezzi "ragionevoli" sull'estorsioni per la crisi
Dovevano essere "ragionevoli" le estorsioni perchè quando "c'è crisi non bisogna andare da chi non può pagare nemmeno le bollette". Erano queste le indicazioni date dal carcere dal presunto boss, Francesco Zindato, agli uomini dell'omonima cosca della 'ndrangheta di Reggio Calabria. Il particolare è emerso dalle indagini della squadra mobile di Reggio Calabria che stamane ha arrestato cinque persone. I provvedimenti cautelari sono stati emessi dal giudice per le indagini preliminari che ha accolto la richiesta del procuratore della Dda di Reggio Calabria, Federico Cafiero de Raho, e del sostituto Stefano Musolino. Durante le indagini gli agenti della squadra mobile, attraverso intercettazioni ambientali, hanno individuato le attività illecite della cosca, in particolare le estorsioni ai danni di imprenditori e commercianti. Gli agenti hanno rintracciato i pizzini che Francesco Zindato inviata dal carcere, tramite sua moglie, al presunto reggente della cosca, Domenico Sonsogno.
"Un'operazione - ha detto il questore - che conferma il triste fenomeno delle estorsioni. Nel mirino della banda erano finiti un imprenditore edile ed il titolare di un negozio di abbigliamento, che non hanno inteso collaborare con lo Stato. Ai cittadini tutti chiediamo ancora una volta di collaborare con le forze di polizia, di avere fiducia nello Stato". Secondo quanto reso noto dal dirigente della squadra mobile, Gennaro Semeraro, "gli arrestati evitavano di usare metodi bruschi, persino dilazionando, in un caso, una tangente da ottomila euro in sedici mensilità da cinquecento euro".
Gli arrestati
Francesco Zindato, 36 anni, già detenuto, Demetrio Sonsogno, 44 anni, ritenuto dagli inquirenti il reggente della cosca, Antonino e Santo Labate, di 36 e 33 anni, e la moglie di Zindato, Tchorzewska Malgorzata, detta Margherita, polacca.
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