Lamezia Terme - Anche quest'anno l'Associazione Archeologica ha proposto alla cittadinanza lametina una serie di incontri di spessore culturale e scientifico. Si è tenuto, infatti, nelle scorse settimane al Museo Archeologico, un'interessante conversazione che aveva come tema “Un'ora con AION”. Nel 1987, nel corso di una perlustrazione dell'Associazione nella zona di Capo Suvero, fu rinvenuta parte di un corredo tombale, tra cui due chiodi bronzei, risalenti al IV- III sec. dopo Cristo. In fase di restauro, nel 1997, alla vigilia dell'apertura del Museo Archeologico, si scoprì che uno dei due chiodi portava l'iscrizione “AIONOS”, “di Aiòn”. Si comprese subito l'importanza della scoperta, unica nel suo genere, di questo reperto, che fu messo in relazione con riti orfici diffusi anche nel territorio dell'antica Terina. Dopo la presentazione dell’ingegnere Rocco Purri, è intervenuta la Presidente dell'Associazione la professoressa Vincenzina Siviglia Purri che ha raccontato le modalità del ritrovamento. Il tema è stato poi affrontato dal professore Lucio Leone che ha spiegato il personaggio di Aiòn, originariamente divinità solare, poi dio del Tempo immutabile e, quindi, dell'eternità e una sua rappresentazione si trova nella “Patera di Parabiago”, che si conserva nel Museo Archeologico diMilano. Figlio di Cronos e di Core- Persefone, fu un'importante divinità della cosmologia classica. La sua figura, ha precisato il relatore, è identificata dagli antichi scrittori con quelle di Mitra, Dioniso, Fanes, Zagreo e Attis- Adone, quindi è da collegare con alcuni tra i più importanti culti misterici del mondo antico. Il chiodo di Aiòn può essere associato alle laminette orfiche, ritrovate negli antichi siti di Crotone e di Hipponion, in cui sono elencate alcune “raccomandazioni” affinché l'adepto sappia orientarsi nell'oltretomba.
Il secondo incontro ha poi visto come protagonisti, Maria Letizia Lazzarini, già professore ordinario di Epigrafia Greca all'Università La Sapienza di Roma, e a Roberto Spadea, già funzionario archeologo di zona per la Soprintendenza per i Beni archeologici della Calabria, intrattenere i soci e gli amici dell'associazione su un altro affascinante quanto inedito tema: “Una famiglia emergente nell'antica Petelia: i Megoni”. Mentre il dottor Spadea si è soffermato sulle caratteristiche storico-archeologiche dell'antico territorio di Petelia, oggi Strongoli, la prof.ssa Lazzarini ha curato la lettura di importanti iscrizioni latine poste sulle basi marmoree ritrovate, insieme a frammenti di statue bronzee, nel 1886 in contrada Pianette di Strongoli; i reperti sono oggi conservati nel Duomo di Strongoli e nel Museo Provinciale di Catanzaro.
Le iscrizioni consentono di ricostruire l'eminenza della locale famiglia dei Megoni, possessori di latifondi con vigneti e terreni agricoli nell'area della stessa Petelia. Il personaggio più importante ricordato nelle iscrizioni è Manlio Megonio Leone, vissuto durante il regno dell'imperatore Antonino Pio ( 138- 161 d. C. ), che rivestì importanti cariche pubbliche, acquisendo diverse benemerenze da parte della municipalità locale per la sua munificenza verso i cittadini. A Megonio, a sua moglie Lucilia Isaurica e a sua madre Caedicia Iride la città dedicò un gruppo di statue onorarie, di cui una equestre, dedicata a Megonio. Oltre all'iscrizione onoraria, su due delle basi si possono leggere alcune prescrizioni testamentarie relative d ingenti lasciti destinati dallo stesso Megonio alla comunità petelina per organizzare manifestazioni pubbliche in sua memoria. Particolare importanza riveste la dedica della statua equestre, che rappresentava il personaggio in una dimensione leggermente maggiore del vero. Nei municipi di età imperiale è frequente la dedica di gruppi familiari. Questi monumenti avevano lo scopo di celebrare le famiglie più importanti ma erano anche l'occasione per arricchire l'arredo urbano. Entrambi i convegni sono stati seguiti da un pubblico numeroso e attento. Per il 2017 l'Associazione ha in programma nuovi incontri, che vedranno impegnati diversi studiosi.
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