Lamezia: "I ragazzi sono in giro", tribute band ispirata a Ligabue

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Lamezia Terme - "I ragazzi sono in giro" è una tribute band lametina nata nel 2005 che ripropone i brani più famosi del noto cantante Luciano Ligabue. Il gruppo vanta esibizioni in diversi locali della regione e partecipazioni ad alcuni importanti festival come il  Martirano rock on, il Rock live village e il Winter rock live. Attualmente, la formazione è composta da: Andrea Cuda  (Chitarra elettrica e acustica), Antonio De Sando (Basso), Vincenzo Leone (Voce e chitarra acustica), Cristina Migliazza (Batteria), Diego Tripodi (Tastiere e chitarre elettriche) e Marco Cuda (Tecnico audio e video). Ecco l’ intervista a Diego Tripodi e Marco Cuda.

Perché la scelta del nome I ragazzi sono in giro?

Marco: “All’ inizio pensavo a tanti nomi, tranne che ai titoli delle canzoni di Ligabue. Invece, alla fine, ho scelto proprio "I ragazzi sono in giro". In esso vedevo, e vedo ancora adesso, la piena descrizione di un gruppo di amici, di un gruppo di ragazzi che, in giro, per l’ appunto, vanno a far musica. Ho proposto questa mia scelta agli altri ragazzi e l’ idea è subito piaciuta”.

Chiariamo un concetto: la vostra è un tribute band. Che differenza c’è tra cover band e tribute band?

Diego: “La differenza è sostanziale. La cover band è chiamata ad eseguire a proprio piacimento gli arrangiamenti dei brani di un cantante o di un gruppo di riferimento. La tribute band, invece, li esegue così come vengono eseguiti dal cantante o dal gruppo. Il discorso si allarga anche alle versioni live che, in genere, tendono a mutare rispetto a quelle degli album”.

A cosa è dovuta, secondo voi, in Italia l’esplosione del fenomeno tribute band e cover band?

Marco: “Fare musica propria è molto difficile, oltre che costoso. Per quanto riguarda una tribute band, oppure una cover band, si seguono, invece, delle linee guida. Se un determinato gruppo o un determinato cantante piace, in automatico piaci anche tu, specie se riesci a fare qualcosa di interessante e molto simile all’ originale”.

Credete che il vostro modo di fare musica possa eclissare chi, invece, fa musica indipendente?

Diego: “No, sono due cose completamente diverse. Parlare di morte della musica e dare la colpa alle tribute band, è assolutamente sbagliato. Anzi, ritengo che le tribute band facciano elevare e facciano spiccare ancora di più chi fa musica propria. Sono due direzioni completamente diverse. Chi ha voglia di ascoltare musica diversa, sa dove andare. Chi ha voglia di ascoltare il suo cantante preferito attraverso l’ interfaccia di una tribute band, sa fare altrettanto. Quindi, non sono in competizione le due cose.

Perché proprio Ligabue?

Marco: “L’ idea è partita in un modo un po’ strano, in quanto all’ inizio si era proiettati verso un altro cantante e non facciamo il nome (ride). Poi si è presa, invece, una via secondaria che alla fine si è dimostrata quella più adatta a noi, seppur anche questa non fosse semplice. C’è molta tecnica nelle canzoni di Ligabue. Sembrano poco complicate, ma, in realtà, se si vuole eseguirle in un determinato un modo, nella maniera più fedele possibile all’ originale, c’è dietro parecchio lavoro da fare”.

Quali sono i pezzi più apprezzati dal pubblico?

Diego: “Per fortuna sono tanti e questo rende Ligabue e le tribute band abbastanza seguite. E’ utile distinguere due fasi in Ligabue. Bisogna parlare di pezzi preferiti riguardo una prima fase e di pezzi preferiti riguardo una seconda fase. Io penso che tra i pezzi preferiti della prima possano figurare Certe notti, Urlando contro il cielo, Piccola stella senza cielo, Tra palco e realtà, I duri hanno due cuori, Balliamo sul mondo, I ragazzi sono in giro, Bambolina & barracuda.  Tra i pezzi più apprezzati della seconda fase metterei, invece, Il giorno dei giorni, Ti sento, L ‘amore conta, Questa è la mia vita, ed anche Ci sei sempre stata e Il peso della valigia, tratte dall’ ultimissimo album.

E, invece, quali brani preferite suonare?

Diego: “I ragazzi sono in giro, che non hanno mai avuto prima un tastierista, hanno fatto leva sulla sonorità delle chitarre e, quindi, la loro scaletta ha sempre richiamato le canzoni più vecchie, dove, per l' appunto, c’è tanta chitarra. Nelle nuove canzoni, ci sono, invece, un sacco di effetti e di programmazioni che prima non c’ erano e che possono essere eseguite solo con la presenza di un tastierista. Quindi, avendo adesso a disposizione una tastiera, il gruppo può permettersi di eseguire anche canzoni più recenti e di farlo in maniera fedele, così come dovrebbe fare una tribute band. La scaletta, però, ripercorre ancora il vecchio Ligabue in quanto io sono appena entrato. Pensiamo, comunque, di fare presto nuovi pezzi, come accennavo, e di farlo con i nuovi effetti e programmazioni che ha introdotto Ligabue nel suo repertorio”.

Dove suonate di solito?

Marco: “Noi suoniamo principalmente in tutta la provincia di Catanzaro e di Vibo. Queste le copriamo per intero. Ultimamente ci siamo spostati un po’ verso Cosenza. Per quanto riguarda Reggio e Crotone, abbiamo iniziato a prendere qualche contatto”.

Pensate che Lamezia abbia o meno spazi adatti per la musica dal vivo?

Marco: “Lamezia è particolare da questo punto di vista. I locali e gli spazi ci sono, però bisogna conquistarseli e non è semplice. In ogni caso, per quanto ci riguarda, stanno nascendo bei progetti con dei locali nuovi e anche con locali che stanno riaprendo dopo un periodo di chiusura. I locali, però, sono dei privati. L’ amministrazione comunale, invece, non ha offerto più di tanto ai gruppi del lametino”.

Avete delle serate in programma?

Marco: “Ce ne sarà una il 7 Giugno a Soverato, una l’ 8 Giugno a Pizzo e altre tre o quattro a Soverato tra Luglio, Agosto e Settembre. Ci saranno inoltre molte serate a Lamezia e Vibo”.

Come è possibile contattarvi?

Marco: “Su Facebook ci siamo con tre account. Facebook è uno dei maggiori mezzi che utilizziamo per farci pubblicità e per permettere a chi fosse interessato di rintracciarci. C’è anche la nostra e-mail che è Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.”.

A cura di Simona Barba Castagnaro

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