Lamezia Terme - "Si è chiusa con un bilancio estremamente positivo la XXII edizione delle Giornate Internistiche Calabresi, che si sono svolte al T Hotel di Lamezia Terme il 30 e 31 maggio". Un appuntamento che, anno dopo anno, evidenziano "continua a rappresentare un punto di riferimento per la medicina interna in Calabria, offrendo ai professionisti del settore un’importante occasione di aggiornamento, confronto e crescita". L’evento, promosso dalla Unità Operativa Complessa di Medicina Interna di Lamezia e dalla rete Internistica Calabrese, ha visto la partecipazione di 180 iscritti e un parterre di relatori di alto profilo provenienti da diversi centri di eccellenza del panorama medico nazionale ed internazionale. Ricercatori di valore internazionale si sono cimentati in relazioni sulle più importanti tematiche della Medicina. La partecipazione del prof. Nicola Montano Presidente della Società Italiana di Medicina Interna ha sancito l’importanza Scientifica del Congresso e della attenzione verso la Calabria del mondo accademico nazionale. In Italia, ma anche in Calabria, la mortalità per malattie cardiovascolari e legate agli stili di vita hanno avuto un incremento per il cattivo controllo dei fattori di rischio come la Iiercolesterolemia, l’obesità, la ipertensione arteriosa. In Calabria si registra un aumento importante di queste patologie nel sesso femminile.
Presieduto dal dottor Gerardo Mancuso e dal professor Francesco Andreozzi, con la responsabilità scientifica del professor Francesco Violi, il congresso di quest’anno ha concentrato l’attenzione sulle sfide crescenti poste dall’aumento delle patologie croniche complesse e dalla gestione clinica dei pazienti fragili e polipatologici, in un contesto caratterizzato dall’invecchiamento progressivo della popolazione e da criticità organizzative che ancora oggi incidono sulla continuità assistenziale, soprattutto dopo il ricovero ospedaliero.
"Siamo arrivati alla ventiduesima edizione e possiamo tracciare un bilancio decisamente soddisfacente — ha sottolineato il dottor Mancuso —. La formula che abbiamo adottato negli anni continua a rivelarsi efficace: relatori di grande valore scientifico, argomenti di estrema attualità e una forte partecipazione dei giovani medici, che rappresentano il futuro della nostra professione. La presenza di 180 iscritti, che hanno animato tutte le sessioni con domande, riflessioni e approfondimenti, è la testimonianza concreta di quanto la medicina interna riesca ancora ad attrarre e stimolare l’interesse di chi vuole aggiornarsi e formarsi". Il dottor Mancuso ha poi evidenziato l’importanza di mantenere sempre al centro dell’attenzione il paziente nella sua globalità: "Negli ultimi anni è cresciuta la consapevolezza che la medicina interna non può essere semplicemente la somma di singole specialità, ma deve offrire una sintesi complessiva dei vari aspetti che riguardano la persona malata. Spesso i pazienti si trovano costretti a percorrere una serie di consulenze specialistiche — dal cardiologo al dietologo, dal reumatologo all’oncologo — senza una visione d’insieme che li accompagni nel percorso di cura. L’internista ha proprio questo compito: leggere la complessità e offrire una guida unitaria. In questo senso, la medicina interna ha un ruolo anche strategico per la sostenibilità del sistema sanitario, perché evita eccessivi frazionamenti diagnostici e il ricorso a esami eccessivamente costosi. Una visione olistica consente infatti non solo di curare meglio, ma anche di razionalizzare le risorse disponibili".
I lavori congressuali si sono articolati in due intense giornate suddivise per aree tematiche. Venerdì sono stati affrontati i temi di metabolismo, nefrologia, infettivologia, cardiologia, dislipidemie e diabete, con un’attenzione particolare all’obesità, alla protezione renale, all’uso delle incretine nelle persone anziane, alle infezioni da agenti multiresistenti e all'impiego degli anti-PCSK9 per i pazienti ad alto rischio cardiovascolare. La sessione infettivologica, in particolare, ha messo al centro il problema sempre più pressante dell’antibiotico-resistenza e le nuove strategie terapeutiche necessarie per contrastarla. Ampio spazio è stato poi dedicato ai farmaci antitrombotici, al ruolo del microbiota nella trombosi e all'appropriatezza d’uso dei DOAC. La giornata di sabato si è invece aperta con sessioni su gastroenterologia e immunologia, con approfondimenti sulle malattie infiammatorie croniche intestinali (MICI), l’encefalopatia portosistemica, le malattie autoimmuni e l’impiego dei più recenti farmaci biologici. Successivamente si è discusso di insufficienza cardiaca, confrontando le strategie terapeutiche nei pazienti a frazione ridotta e preservata, e si sono analizzate le problematiche respiratorie nei pazienti con BPCO e sindrome obesità-ipoventilazione (OHS).
Il professor Francesco Violi ha rimarcato l’importanza di portare questo tipo di formazione di alto livello anche in contesti meno centrali: "Il congresso rappresenta una straordinaria occasione per diffondere conoscenze avanzate anche nei territori più decentrati rispetto ai grandi poli sanitari come Roma o Milano. La medicina interna, con la sua capacità di integrare e gestire insieme diverse patologie, assume un ruolo sempre più strategico: non solo migliora la qualità della cura, ma ha anche un forte impatto sulla sostenibilità del sistema sanitario, contenendo i costi grazie a percorsi più razionali e meno frammentati. In Calabria, dove ancora troppi pazienti sono costretti a spostarsi per ricevere cure altrove, rafforzare le competenze sul territorio diventa essenziale per migliorare la qualità complessiva dei servizi sanitari e la salute dei cittadini".
A fornire un quadro più ampio sulla sanità calabrese è stato anche il professor Ludovico Abenavoli: "La Calabria conta circa un milione e seicentomila abitanti, con realtà sanitarie spesso frazionate e non sempre pienamente integrate tra loro. È urgente costruire una rete efficiente, valorizzando le eccellenze esistenti e indirizzando le risorse dove si producono reali prestazioni di qualità. Solo una piena collaborazione tra politica, amministrazione e professionisti potrà garantire una vera riorganizzazione del sistema. La nascita dell’azienda ospedaliero-universitaria Dulbecco rappresenta oggi una sfida cruciale: da essa può svilupparsi un modello di alta specializzazione integrata tra Università e Ospedale non solo per Catanzaro, ma per l’intera regione".
A chiudere il quadro, il professor Giovanbattista Desideri ha riportato l’attenzione sul valore scientifico e pratico del congresso: "Le Giornate Internistiche rappresentano un prezioso momento di scambio tra teoria e pratica clinica, aiutando i medici ad applicare nella realtà quotidiana le indicazioni delle linee guida. Oggi ci confrontiamo sempre più spesso con pazienti affetti da più patologie concomitanti: è fondamentale non concentrarsi solo sulla singola malattia, ma gestire il paziente nella sua complessità, mettendo la persona al centro del percorso di cura. In questo l’internista ha un ruolo insostituibile". Con l’entusiasmo confermato da relatori e partecipanti, gli organizzatori sono già al lavoro per la XXIII edizione, che si annuncia ancora una volta come un appuntamento irrinunciabile per la comunità scientifica calabrese e non solo.
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