Droghe, anche a Lamezia scende l’età del consumo: “Coinvolti sempre più giovanissimi, importante la prevenzione”

droga-ragazzi.09.58_851c9.jpg

Lamezia Terme - Un problema sempre più cogente quello delle dipendenze, che si amplia come spettro toccando fasce della popolazione più estese. Secondo i dati nazionali del Report 2024 sulle dipendenze, l’età media dei ragazzi che fanno uso di sostanze stupefacenti sta pericolosamente scendendo, e sale contemporaneamente la percentuale di quelli che ne fanno uso – il 39% della popolazione studentesca. Nei giorni 7 e 8 novembre si è tenuta a Roma la VII Conferenza nazionale sul tema delle dipendenze, cui ha partecipato da Lamezia anche Comunità Progetto Sud con il responsabile dell’area dipendenze Roberto Gatto, che ci parla di tutte le novità emerse, e dei risvolti più recenti di questa grave problematica.

professorgatto17.02.21_2c67c.jpg

I dati attuali, a livello territoriale, confermano il trend del report 2024? Che età hanno oggi i ragazzi che avete in carico, e come è cambiata la situazione rispetto agli anni precedenti?

Tutte le ricerche, e la relazione al Parlamento, mettono in evidenza che l'età media dei ragazzi che fanno uso di sostanze stupefacenti è in continua diminuzione: in Calabria ormai da molti anni ed anche nel nostro territorio questo trend è purtroppo presente. Ma c'è un altro dato che rende ancora più drammatico questo dato: la media di accesso ai servizi, sia pubblici che privati, avviene dopo 8/10 anni dalla prima assunzione. Abbiamo casi isolati di giovani che chiedono un trattamento presso i nostri servizi ma sono ancora troppo pochi. Occorre organizzare una rete di servizi che cerchi di affrontare questo problema non aspettando gli utenti ma andando a cercarli. Inoltre bisogna intervenire nella prevenzione. Occorre incentivare e non di poco i canali di corretta informazione e rendere stabili progetti e piani strutturati di prevenzione. Noi cerchiamo di fare la nostra parte con molti interventi nelle scuole – il 13 si conclude un progetto con un evento finale presso il polo liceale Tommaso Campanella. Il progetto ci ha visto impegnati tutto l'anno con interventi di informazione e prevenzione in varie scuole del territorio; ma soprattutto abbiamo cercato di rendere protagonisti i ragazzi e le ragazze, siamo intervenuti sul rafforzare la loro capacità critica rispetto al mondo delle dipendenze da sostanze, ma anche di renderli più consapevoli rispetto alle dipendenze senza sostanze tipo il gioco d'azzardo ed il Gambling.

Quali sono le nuove droghe, e quelle oggi più in uso? Sono diverse rispetto al passato? Esiste davvero in Italia il rischio Fentanyl, la sostanza mortale proveniente dagli Stati Uniti?

Attualmente in Italia il rischio legato al Fentanyl e ad altri oppioidi sintetici è molto monitorato, ma non si può parlare di vera emergenza come negli Stati Uniti. Negli ultimi anni sono stati registrati casi isolati di intossicazione e alcuni decessi, ma la diffusione su vasta scala rimane limitata. Tuttavia, negli ultimi mesi sono aumentate le allerte e i sequestri, ed anche nei nostri servizi arrivano utenti che ne sono entrati in contatto, ma ancora non è diventata la sostanza primaria. Adesso è molto presente il crack, che non è una nuova sostanza, ma la poliassunzione è diventato ormai la regola per quasi tutti gli utenti che si rivolgono ai nostri servizi.

Anche l’impatto delle nuove dipendenze – gioco d’azzardo, smartphone – sta crescendo fra i giovani? In questo senso qual è il quadro attuale della situazione, a livello territoriale?

Anche in questo settore i numeri sono drammatici con circa un milione e cinquecento mila persone a rischio dipendenza da gioco d'azzardo. Considerando che i SerD hanno complessivamente circa 235.000 utenti in carico, il numero di persone con disturbo da gioco d’azzardo registrate nei servizi è stimabile intorno a 15.000 unità. Il problema principale del gioco d'azzardo – abbiamo un progetto attivo da 4 anni – è che non c'è consapevolezza che è un problema grave se non quando ormai la situazione è gravemente compromessa, il secondo tipo di problema è che non considerano il SerD, e il servizio dove affrontare la loro dipendenza. Questa è la realtà e bisogna riorganizzare il sistema adattandolo a questa situazione ed organizzare interventi distribuiti sui territori e cercare le persone che vivono questo dramma senza aspettare che vengano loro. Il gioco d'azzardo e le altre dipendenze comportamentali creano disgregazione sociale e familiare, disturbi psichiatrici importanti e danni economici significativi.

Lei ha appena partecipato alla VII Conferenza Nazionale sulle dipendenze a Roma. Cosa principalmente è emerso quest’anno, e quali sono i dati più significativi emersi rispetto al meridione d’Italia?

Io ho partecipato alla Conferenza sia come esperto sia nella preparazione, e ho fatto parte del gruppo Carcere e continuità assistenziale. Sono responsabile dell'area dipendenze della Comunità Progetto Sud presente a Lamezia Terme da 50 anni, e in presenza il 7 e 8 novembre a Roma. I risultati della Conferenza sono stati importanti e molteplici. Il primo è politico: il governo sta intervenendo sul tema dipendenza mettendo in campo risorse e un coordinamento nazionale, coinvolgendo le maggiori reti nazionali. Le risorse dovrebbero servire sia a potenziare il servizio pubblico sia a migliorare le risposte delle comunità terapeutiche. Una criticità è stata non aver coinvolto una parte importante della società civile che infatti ha organizzato una contro conferenza negli stessi giorni. Un altro importante risultato è stato aver inserito le dipendenze comportamentali, gioco d'azzardo, da internet, eccetera, tra i temi della conferenza: ci sono stati due gruppi di lavoro sugli otto complessivi. La situazione meridionale risente della situazione complessiva della sanità con 21 sistemi diversi in Italia, con una rete dei servizi alle dipendenze che non è assolutamente adeguata a rispondere ai bisogni degli utenti. Per esempio sul tema della doppia diagnosi tossicodipendenza-problemi psichiatrici, che è stato uno dei gruppi importanti della conferenza, in Calabria non ci sono servizi accreditati e quindi gli utenti con questa diagnosi sono costretti ad andare fuori regione.

Giulia De Sensi

© RIPRODUZIONE RISERVATA