Due opere dell’artista lametino Antonio Pujia Veneziano collocate nella Chiesa di San Rocco a Cosenza

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Cosenza - Da pochi giorni le opere di Antonio Pujia Veneziano, artista lametino con un lungo curriculum e riconoscimenti artistici prestigiosi, risplendono di nuova luce nella chiesa di San Rocco a Cosenza, sede del MuDaBa - Museo di Comunità Diffuso Design Architettura.  Le due opere che compongono il dittico dal titolo “De Veritate”, di forma ovale simili alle originali, sono state collocate sulla parete in fondo alla navata sopra l’altare, ai lati del dipinto principale che raffigura San Rocco, occupando gli spazi che anticamente ospitavano altrettanti dipinti ovali inseriti in cornici in stucco, ora andati smarriti. Realizzate nel 2024 su richiesta del direttore artistico architetto Pino Scaglione sono state ammirate da un folto pubblico nell’ambito della IV Edizione del Calabria Design Festival svolto dal 12 al 14 dicembre 2025 con illustri ospiti, tra i quali: Daniele Belleri / Carlo Ratti – architetto e già Direttore della Biennale di Architettura di Venezia 2025, Elena Granata – urbanista e docente al Politecnico di Milano e Mauro Francesco Minervino – antropologo.

Il dittico, collocato in un luogo sacro assume una dimensione altamente spirituale, rimanendo fermamente fedele e coerente con il ciclo di opere precedenti che richiamano il tema della Verità e che hanno come principio ispiratore l’enciclica “Veritatis Splendor” di Giovanni Paolo II del 1993. Con i temi trattati dall’artista Antonio Pujia Veneziano l’arte contemporanea continua a svolgere la sua azione spirituale rispecchiando pienamente lo spirito del Concilio Vaticano II che ha “gettato le basi di un rinnovato rapporto fra la Chiesa e la cultura, con immediati riflessi anche per il mondo dell'arte”. 

Infatti, nella lettera agli artisti di Giovanni Paolo II, rivolta “A quanti con appassionata dedizione cercano nuove «epifanie» della bellezza per farne dono al mondo nella creazione artistica” si afferma che “anche al di là delle sue espressioni più tipicamente religiose, quando è autentica, ha un'intima affinità con il mondo della fede, sicché, persino nelle condizioni di maggior distacco della cultura dalla Chiesa, proprio l'arte continua a costituire una sorta di ponte gettato verso l'esperienza religiosa. In quanto ricerca del bello, frutto di un'immaginazione che va al di là del quotidiano, essa è, per sua natura, una sorta di appello al Mistero. Persino quando scruta le profondità più oscure dell'anima o gli aspetti più sconvolgenti del male, l'artista si fa in qualche modo voce dell'universale attesa di redenzione”.

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In particolare, le due tele fanno parte delle cosiddette Disvelature che Domenico Piraina, direttore di Palazzo Reale e dei Musei del Comune di Milano, ebbe a dire che queste opere “ci proiettano in un momento immediatamente successivo alla nascita dello spazio-tempo (…) quando si avvia, dall’unità indistinta originaria, il processo di differenziazione, di variabilità durante il quale gli elementi vanno ad impossessarsi del loro spazio pur conservando, nella loro pluralità, la medesima sostanza dell’Unum, del Principio (…) collegati tra di loro perché fanno tutti parte della stessa sostanza e hanno il medesimo destino perché sono nel mondo ma non sono del mondo e per questo sono pensati per ricongiungersi all’Unum generatore, in cui risiede la Vita e la Verità, un bagliore delle quali è in ognuno e ciascuno dei frammenti, permettendoci di vedere appunto lo splendore della Verità”.

Mentre Andrea Romoli Barberini docente di storia dell’arte moderna e contemporanea presso l’Accademia di BB. AA. di Napoli afferma: Nel ciclo delle Disvelature colpisce e seduce quella sorta di equilibrio compositivo dettato dalla casualità. Questi lavori, (…) sembrano una sorta di trasposizione pittorica della teoria del caos, se non addirittura qualcosa di molto prossimo ad una sua dimostrazione attraverso la pittura”.

È qui il caso di ricordare che l’artista Antonio Pujia Veneziano è una figura di spicco nel mondo dell’arte contemporanea nazionale.  Intraprendere il suo percorso artistico da giovanissimo, partecipando a numerose mostre e rassegne collettive e già nel 1976 esordisce con la sua prima mostra personale. Nel 1992 gli viene assegnata la Borsa di Studio per le Arti Visive, Progetto Internazionale Civitella D’Agliano, partecipando alle Residenze d’Artista riservate agli artisti europei. All’attività artistica ha sempre affiancato anche l’interesse per la didattica dell’arte e nel 2008, su invito del MIC, Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza, ha preso parte in qualità di relatore alle giornate di studio sui laboratori didattici ispirati alla metodologia di B. Munari. Nel 2015 ha curato il laboratorio di Arte Pubblica “Conterraneo, Memoria Identitaria e Poetica dei Luoghi” realizzato nel Borgo di Bova (RC) esperienza documentata nella collana del Parco Culturale della Calabria Greca (Rubbettino editore) e per la Sezione Urbana del Museo della Lingua Greco-Calabra “Gerard Rohlfs” ha eseguito diverse opere in ceramica collocate permanentemente nel centro storico. Fra queste, l’installazione “Pirgos, ceramiche parlanti”, esposta anche nella mostra “CHAGALL, la Bibbia”, curata da Domenico Piraina nel 2021, presso il Complesso Monumentale del San Giovanni di Catanzaro. Tra gli eventi e le mostre più significativi si ricordano: Premio “La Città del Sole” 2025 - XXVIII Edizione - Sezione Arte, assegnato dal Rotary Interclub della Calabria; Primo Premio ChiaravalleArte 2024; Natura (Mostra personale - Galleria Nazionale di Cosenza, 2024) a cura di: A. R. Barberini e D. Piraina; ATELIER #1 - Progetto Macro Asilo (MACRO – Museo d’Arte Contemporanea di Roma, 2019) con la direzione artistica di G. de Finis; Contributi al Novecento, da Boccioni ai contemporanei. La collezione del MAON (Fondazione Stelline, Milano - 2018) a cura di T. Sicoli e B. Corà; Purezza dei Segni (Mostra personale – MAON (Museo d’Arte dell’Otto e Novecento, Rende - 2016) a cura di T. Sicoli e A. Romoli Barberini; Segni Tempo Spazio (Mostra personale antologica – Castello Ducale di Corigliano Calabro - 2015) a cura di A. Masi; 54ª Biennale di Venezia – Padiglione Italia, curata da V. Sgarbi (Villa Zerbi, Reggio Calabria - 2011); 13 x 17- Padiglione Italia, rassegna itinerante a cura di P. Daverio – 2007.

 

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