Nocera Terinese - Sono circa 100 i “vattienti” che anche quest'anno a Nocera Terinese hanno replicato il rito della 'flagellazione' durante il Sabato Santo a partire dalle 8:30 di mattina fino al rientro della Madonna della Pietà alle 17 nella Chiesa dell'Annunziata.
"Un rito in aumento - raccontano alcuni giovani del paese - che continua a presentare ostilità da parte della Chiesa, una chiusura che Nocera Terinese ha iniziato a riscontrare fin dagli anni 50". Un evento spesso strumentalizzato per la forte spettacolarizzazione che vede protagonista il sangue. Così, il sangue diventa il motivo principale dell'unione e del senso d'identità del paese. Sangue sulla pelle, sangue sulle strade, sangue sulle porte e sui negozi. Un rito che nel ‘68 venne anche inserito tra tante mostruosità all'interno del documentario “Mondo cane”. Un rito che tuttavia resiste e si tramanda di generazione in generazione. "Il rito dei vattienti non é una congregazione ma una forza, un unicum, motivo di accoglienza e di grande comunicazione umana" continua poi una giovane ragazza di Nocera.
Una settimana santa caratterizzata da grande coralità e partecipazione. Osservanti e osservati i Noceresi sono protagonisti del senso più forte dell'identità del paese. Una tradizione, quella che prepara alla Pasqua, che - attraverso il sangue - racchiude il dolore del mondo, una tradizione in continuo movimento e sempre attuale e in chiave di rielaborazione antropologica. "Molti vattienti giungono a Nocera solo per questo evento e da più parti d'Italia, alcuni anche dall'Argentina e dall'australia" - spiega un vattiente. Emigrati che ritornano per un incontro spirituale dal quale non possono prescindere. La preparazione é una predisposizione fisica alla flagellazione (stimolazione della circolazione sanguigna). Da quel momento in poi il vattiente inizia a muoversi negli spazi, con varie tappe, nella quali si batte con cardo (pezzo di sughero con 13 lanze di vetro) e la rosa (una specie di spugna) passando da amici e familiari, dai recenti lutti, attività commerciali, chiese e sepolcri. Il vattiente vestito di nero indossa una corona di spine, legato da una corda rossa dall'ecce homo, (eta' minima 10 anni) mentre poco più distante è presente un amico del vattiente pronto a servire il vino da plasmare di tanto in tante sulle ferite. Infine il lavaggio con acqua e rosmarino per lenire la circolazione del sangue. Oltre a giornalisti e fotografi provenienti da tutta Italia, presenti anche numerosi gruppi di Verbicaro.
Paradossalmente questo è un rito che porta a pensare alla morte e alla vita insieme, che lascia emozioni e riflessioni profonde a proposito delle sofferenze degli ultimi giorni. A Nocera Terinese il paese reagisce bene ed é grazie ad un evento simile che continua a resistere. Niente di cruento, laddove anche nei bambini si destano stupore ed entusiasmo, dove le case a pian terreno sono sempre aperte a tutte le ore del giorno e pronte ad invitare chiunque si avvicini, dove le donne preparano la sera dolci e cibi tradizionali da offrire, dove la fede è qualche cosa di più. Dove l'uomo incontra l'uomo. Dove il sangue diventa forza rigeneratrice.
Valeria D'Agostino
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