Lamezia, intervista ad Alessandro Preziosi: “Pubblico calabrese sempre caloroso”

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Lamezia Terme - Uno dei protagonisti indiscussi del cinema italiano, Alessandro Preziosi, sarà a Lamezia il 7 novembre per portare in scena al Grandinetti, nell’ambito della Stagione di AMA Calabria, un omaggio ad un grande di tutti i tempi: con lo spettacolo “Totò oltre la maschera” va in scena il lato più intimo e più umano di Antonio De Curtis, e il legame indissolubile e originale con il suo personaggio, di cui Preziosi ci svela in anteprima i significati reconditi regalandoci una preziosa chiave di lettura della sua opera e della sua vita.

Provando a offrire una summa della ricerca dietro a questo lavoro, chi era davvero Totò, oltre la maschera che tutti conosciamo, e cosa davvero sappiamo oggi di lui?

“La dicotomia tra Antonio de Curtis è un enigma quasi pirandelliano che ancora continua ad affascinarci, anche a distanza di decenni. Dietro la maschera dell’attore comico, del principe della risata, c’è un uomo ferito, colto, solitario dalla sensibilità profonda. Con “Oltre la maschera” abbiamo provato a restituire la complessità dell’uomo Antonio De Curtis oltre la maschera del suo personaggio più popolare: un’anima tragica, un poeta vero, un artista totale che ha scritto tra l’altro memorabili canzoni. Non solo il genio del corpo e del gesto, ma anche e soprattutto quello della parola. Forse oggi lo conosciamo solo in superficie, nei suoi sketch più celebri, ma se lo si ascolta davvero, nella sua scrittura e nei suoi silenzi, si scopre un uomo che ha sempre lottato per essere riconosciuto, non solo come attore, ma come protagonista di un percorso soprattutto umano”.

Lei ha fatto Cinema, Teatro, anche molta televisione. Cosa l’ha spinta a scegliere di fare, con questo spettacolo, un omaggio ad Antonio De Curtis? Cosa maggiormente la colpisce di lui, come uomo e come attore?

“Mi ha colpito l’incongruenza apparente tra la maschera e l’uomo. Totò fa ridere, ma Antonio spesso piangeva. È proprio questa crepa, questa frizione tra leggerezza e dolore, che più stimola come interprete. Ho sentito il bisogno di restituire, con pudore e rispetto, il peso di quella solitudine, la profondità del suo sguardo sull’umanità. Così il recital non omaggia Totò con l’imitazione, ma cercando di far vibrare la sua verità interiore. Gli attori scrivono sulla sabbia e l’omaggio ad un grande interprete e poeta è per me un atto di sana responsabilità e incredibile gratitudine”.

Lavorando a questo soggetto, che idea ha maturato rispetto alle radici dell’invenzione geniale della maschera di Totò, da parte di De Curtis? Esiste fra le due figure una somiglianza o sono due entità totalmente diverse?

“Totò è la creatura, De Curtis il creatore. Ma come spesso accade nei grandi artisti, le due entità si sono contaminate fino a fondersi. De Curtis ha generato Totò per sopravvivere, per trasformare la sua fragilità in forza, la sua malinconia in sorriso. Eppure, non ha mai smesso di convivere con la sua creatura come con un fratello scomodo, più amato dagli altri. Totò nasce dalla fame, dalla strada, ma anche da una raffinata intelligenza emotiva e da un rapporto viscerale con la poesia e il dolore. È una convivenza apparentemente impossibile, ma necessaria”.

Lei sarà al Grandinetti di Lamezia Terme il 7 novembre prossimo. Era già stato a recitare nella nostra città? Che immagine ne ha, e cosa si aspetta dal pubblico e dal soggiorno?

“Si. Ho un bellissimo ricordo dell’accoglienza calabrese e del pubblico sempre calorosamente partecipe”.

Giulia De Sensi

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