Lamezia, Alessio Boni porta al Teatro Grandinetti la vita di Molière: “Come diventare grandi partendo dal nulla”

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Lamezia Terme - Sarà in scena il 17 settembre per la Stagione Teatrale di AMA Calabria la pièce “L’uomo che oscurò il Re Sole. Vita di Moliere” con la voce recitante di Alessio Boni e le musiche di Alessandro Quarta, che lo accompagnerà al violino, pianoforte e tastiera. Lo spettacolo, creato in occasione dei 350 anni dalla morte del grande drammaturgo francese, avvenuta nel 1673, racconta la sua vita straordinaria, e la sua celebre amicizia con Luigi XIV, di cui Alessio Boni anticipa i retroscena, spiegando il suo indissolubile legame con Molière.

Come nasce l’idea di una pièce sulla vita di Molière, e cosa la lega alla figura di questo grande uomo di Teatro?

“Il rapporto con questo personaggio inizia da una mia agnizione personale con Giorgio Strehler, che mi chiamò ad interpretare Cleante, quando avevo solo 28 anni, ne “L’ Avaro” di Molière, con un parterre di attori straordinari. Da allora il genio di Molière mi è entrato nel sangue e non è più uscito, come una specie di malaria. C’è da dire che nel ‘600 il mestiere di drammaturgo, come altri, si tramandava di padre di in figlio, ma Molière non era figlio di un borghese istruito: era figlio di un tappezziere. Ciò nondimeno voleva fare teatro tragico, diventare il nuovo Eschilo o il nuovo Sofocle, e andò incontro per otto anni ad una serie di terribili insuccessi. Poi la fortuna: quella di incontrare il comico Piperio Fiorilli, che gli insegna la Commedia. A quel punto Molière inventa la sua maschera, e diventa insuperabile. Viene chiamato alla corte di Luigi XIV e i due diventano amici: grazie alla protezione del re, Molière ha carta bianca per prendersela con chiunque: dai potenti di corte ai preti, in un tempo in cui chiunque altro sarebbe stato censurato. Ma lui, il figlio del tappezziere, può permetterselo. La cosa che mi colpisce di più è che lui parte dal niente, e arriva ad essere il più grande di tutti i tempi. Per la messa in scena fa di tutto: è drammaturgo, capocomico, primo attore, costumista, prepara le luci, il palco, guida il carro. Tanti sono stati grandi, ma pochi versatili come lui”.  

Qual è per lei l’attualità più grande della parabola terrena di questo personaggio?

“Molière è un esempio per tutti, un invito a non arrendersi, anche in questo periodo postpandemico. Lui, nato prematuro, fragile, balbuziente, con poche risorse e otto anni di insuccessi e mele marce prese in faccia, lui che ha continuato ad inseguire il suo obiettivo con caparbietà. Questo è il messaggio che dovrebbe passare. Molti altri personaggi geniali, da Steve Jobs a Van Gogh a Ligabue, sono stati presi per matti per aver inseguito il proprio sogno. Ma se dentro hai qualcosa, che sia arte oppure no, devi tirarlo fuori, e crederci, al di là della società che ti circonda e delle maldicenze: devi seguire la tua vocazione”.

Durante lo spettacolo lei sarà solo sul palcoscenico, accompagnato solo dalla musica di Alessandro Quarta. Questa impostazione ha reso più impegnativa la preparazione della performance?

“Qualsiasi scelta teatrale comporta le sue difficoltà. In questo caso io devo immedesimarmi in tutti i personaggi della storia, senza parrucche o cambi d’abito, e lo farò solo con la voce e con l’aiuto della musica, dello scorrere più o meno veloce delle note, dell’atmosfera che ne verrà fuori. Alessandro Quarta mi accompagnerà come musicista, e si metterà anche ad improvvisare, perché è l’autore dei brani e lo spartito ce l’ha in testa. Sarà come un’esibizione di jazz a due, e andremo insieme a sviscerare questa storia. Una storia molto divertente, anche sottile e ironica, ma non mancheranno note tragiche, e retroscena inquietanti”.  

Ѐ la prima volta che viene a recitare in Calabria e a Lamezia Terme? Cosa si aspetta dal soggiorno?

“La Calabria la conosco benissimo, ho là degli amici, sono venuto a ricevere dei premi. Ѐ una terra d’accoglienza, e come dicevano i Greci, l’accoglienza è la più alta delle attitudini di un popolo. Sono sicuro che questa storia le apparterrà, perché è la storia di un uomo che partendo dal nulla è diventato grande. E poi, diciamo la verità: in Calabria si mangia da dio”.  

Giulia De Sensi

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