Lamezia: Ciao Don Pasquà

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Lamezia Terme - “Don Pasquà, come va? Come state?”. Per chiunque gli rivolgesse questa domanda, in ogni circostanza, anche tra mille difficoltà e problemi, la risposta era una sola: “Ottimo”. Un superlativo assoluto che era diventato il suo motto anche durante la malattia che negli ultimi tre anni lo ha divorato, giorno dopo giorno, fino ad annientare il suo fisico, fino a far cessare di battere il suo cuore per sempre. Un male che non gli ha lasciato tregua, con una sofferenza accettata con grande fede e stoica sopportazione; un dolore che, tuttavia, non ha spento il suo sorriso, il suo ottimismo innato, la sua dedizione al suo ministero e al prossimo.

Questo l’ultimo ritratto di mons. Pasquale Luzzo, vicario generale della diocesi di Lamezia Terme e parroco della chiesa del Carmine da oltre quarant’anni, venuto a mancare ieri mattina tra la commozione e il cordoglio di tutta la città. A piangere il sacerdote che amava lo sport e lo scoutismo, è soprattutto la comunità di Sambiase di cui è stato una figura guida e illuminata per quasi mezzo secolo. Don Pasquale era nato a Nicastro il 9 gennaio del 1939; era stato ordinato sacerdote il 28 giugno del 1965, negli anni in cui la comunità locale viveva la grande esperienza di fede e di spiritualità ad opera di due ministri di Dio che hanno lasciato un segno nella storia recente della Chiesa lametina, ovvero il vescovo  mons. Vittorio Moietta e il sacerdote don Saverio Gatti.

Una scuola di fede e di vita, a cui il giovane prete don Pasquale ha attinto in tutta la sua esistenza di presbitero e di uomo. Ha sempre abitato nel centro storico di Nicastro, in via Conforti, nella casa paterna insieme alle sorelle che lo hanno sempre affiancato con deferenza e discrezione, e che lo hanno amorevolmente assistito in questi ultimi anni. Territorialmente, quindi, faceva parte della parrocchia di Santa Maria Maggiore (San Francesco al carcere) a cui era molto legato affettivamente con i parroci che l’hanno guidata e con i parrocchiani che lo hanno sempre considerato “uno di famiglia”. Ma la sua vera, unica e grande famiglia è stata la comunità della Beata Vergine del Carmine con cui, in quasi cinquant’anni, ha condiviso i momenti più belli e sicuramente anche quelli più complessi e difficili di tutta la sua vita. Tante famiglie, tanti giovani di ieri e di oggi, che ora lo piangono, che vogliono ricordare al mondo l’onestà e l’integrità morale di don Pasquale, uomo di Dio. Un prete che ha testimoniato l’essenzialità del messaggio evangelico con semplicità e umiltà; un sacerdote che non si è mai lasciato tentare dal luccichio della ricchezza materiale, nè dall’ebbrezza del carrierismo.

Due anni fa, in occasione della visita di Papa Ratzinger a Lamezia, mons. Luzzo ebbe il privilegio di vivere in prima persona, prima i preparativi e poi lo svolgimento di tutta la visita. Un evento storico e memorabile per tutta la comunità, di cui don Pasquale fece tesoro in ogni suo aspetto perché la visita papale era un dono, un evento di grazia, da vivere intensamente e in maniera incondizionata, senza lasciare che sterili polemiche o la fatica della preparazione ne rovinassero il profondo significato, il valore intrinseco e indiscusso. La Chiesa diocesana, la comunità del Carmine e tutta la città di Lamezia, oggi porgono l’ultimo saluto a don Pasquale, uomo fedele e coerente al suo voto di povertà, castità e obbedienza. Chi gli ha già spalancato le porte della vita eterna, scorrendo un po’ il film della sua esistenza terrena, lo avrà sicuramente accolto e salutato così: “Don Pasquà… ottimo!”.

Maria Scaramuzzino

 

 

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