Lamezia, donne e spiritualità nella storia della musica nell’evento “Note musicali al femminile” dell’associazione 'Felice Mastroianni'

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Lamezia Terme - Musica, storia, spiritualità, ma anche una grande attenzione alla tematica sociale dell’emancipazione femminile, nell’evento “Note musicali al femminile” che chiude la rassegna “Nel nome delle donne”, voluta dall’Associazione Culturale “Felice Mastroianni” per celebrare la centralità della figura femminile nell’arte, troppo spesso relegata a mero oggetto d’ispirazione, e invece soggetto protagonista e mente creativa, fautrice di opere straordinarie, spesso dimenticate. Lo dimostra la relazione della professoressa Maria Teresa Pizzulli, pianista, compositrice e ricercatrice, docente al Conservatorio “Giuseppe Verdi” di Torino, laureata alla Facoltà Valdese di Scienze Bibliche e Teologiche e autrice, fra le sue pubblicazioni, del saggio “Compositrici, tra vita, arte e spiritualità. Musica Sacra ritrovata”, edizioni Magister, presentato presso il Chiostro San Domenico in un incontro moderato e introdotto dalla giornalista Antonia Butera, preceduto dai saluti del presidente dell’associazione Umberto Caruso, il quale ha ringraziato fortemente tutti coloro che hanno contribuito agli eventi della rassegna e le autorità intervenute.

“Ѐ stato scientificamente dimostrato - chiarisce la relatrice a monte, - che non esistono differenze neurobiologiche che segnino una differenza fra compositori e compositrici: il funzionamento del cervello, e di conseguenza lo schema compositivo sono uguali, tanto che all’ascolto non è possibile distinguere”. Eppure molto diversa è la storia delle donne che compongono musica, dalle origini cristiane, con le magnifiche partiture vocali create attorno all’anno 1000 da Ildegard von Bingen, al ‘900 della sfavillante Rosetta Tharpe, dimenticata pioniera del rock, che univa blues e sonorità afroamericane, passando per Claudia Francesca Rusca, Elizabeth Cruciger, Maddalena Lombardini Sirmen, Maria Teresa Agnesi Pinottini, Barbara Heller e Ursula Caporali, e naturalmente dalle grandi amiche Fanny Mendelssohn e Clara Shumann. Donne che hanno fatto la storia della musica, ma che solo ultimamente vengono portate all’attenzione del pubblico e agli onori della stampa: relegate nel passato nei conventi – presidi ultimi di cultura al femminile – dove, come spiega Pizzulli, “in cella avevano a disposizione una spinetta, strumento antenato del pianoforte, potevano comporre unicamente musica vocale e non strumentale – pena severi ammonimenti – ma colte e talentuose, pure talvolta disobbedivano”. Ciò nonostante, quello che resta di loro, pur essendo preziosissimo, è una piccola parte obliata del patrimonio musicale complessivo, poiché la pubblicazione delle loro opere venne a lungo ostacolata o apertamente vietata.

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Monache a parte, “la storia della composizione al femminile, è costellata di fulgide carriere interrotte con il matrimonio, o proseguite in età già matura, nella vedovanza. Una situazione che per un lungo arco temporale sembra rimanere immutata, e che ha favorito donne con mariti o padri o fratelli compositori che potessero avviarle, o quelle che disponevano di risorse finanziarie tali da permettere loro di avviarsi da sole. Ciò dimostra quanto ancora sia lunga la strada da percorrere per l’emancipazione”. Lo spiega Antonia Butera, nell’introduzione al concerto che ha concluso la serata nella splendida Chiesa di San Domenico. La navata barocca, grazie alla disponibilità del parroco don Antonio Brando, ha ospitato una serie di performance eseguite dal Duo Pizzulli, formato dalle sorelle Maria Teresa Pizzulli (al pianoforte) e Carmela Pizzulli (violino e voce soprano), che hanno deliziato l’uditorio con una serie di brani di grandi compositrici, densi di spiritualità, bellezza e perizia tecnica: da Florence B. Price, a Fanny Mendelssohn, da Clara Shumann a Ingeborg Stark Bronsart, a Cecile Chaminade, con un cammeo di brani autografi, in un viaggio musicale narrato che ripercorre storie di talenti segnati spesso dall’incomprensione delle famiglie, le quali ritenevano “indecorosa” per una figlia la carriera musicale – ma certo non per i figli maschi. Tuttavia il dono straordinario di queste donne, nonostante gli ostacoli, è riuscito ad esprimersi e ad attraversare i secoli, fiorendo in magnifiche e storiche opere d’arte oggi riscoperte.

Giulia De Sensi

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