Lamezia Terme - “Il coraggio di resistere”. Rocco Mangiardi ha raccontato la sua storia nella puntata andata in onda sabato 29 febbraio nel programma 'A Sua immagine' con Lorena Bianchetti. L’imprenditore lametino ha parlato dell'importanza di denunciare e dire no al pizzo. Grazie alla formazione maturata negli anni, Rocco ha vinto le sue paure e si è ribellato, collaborando con le forze dell’ordine. La sua testimonianza fa condannare diversi esponenti della ‘ndrangheta lametina, ancora oggi dietro le sbarre.
Rocco Mangiardi ha trovato il coraggio di denunciare per non lasciare che la criminalità spegnesse la sua attività creata con tanti sacrifici. Ha avuto nuovamente il coraggio di ribadire il suo no alla 'ndrangheta in tribunale. In aula, alla domanda del giudice di riconoscere uno dei suoi estorsori (presente anch’esso in aula) non ha esitato a puntare il dito e rispondere: “è lui”. “Non pensano mai che una persona paurosa e onesta possa andare nell’aula del tribunale e dire: sei stato tu”, ha detto Mangiardi su Rai 1.
In una breve clip, la storia di Dodò, un ragazzino di appena 11 anni che fu colpito da un proiettile vagante mentre giocava a calcetto in un campetto di Crotone nel 2009. “Si uccide anche non denunciando” ha detto il papà di Domenico Gabriele, amico di Mangiardi. Insieme incontrano nelle scuole gli studenti lasciando la loro testimonianza di speranza e coraggio. Si è parlato infatti anche dell’importanza di fare rete.
Nel corso della puntata è stato posto l’accento sui tanti giovani che si avvicinano alla criminalità: “importante salvare anche le loro vite”, sottolinea Mangiardi ricordando come uno di loro di fronte alla sua testimonianza si sia poi pentito. Tutto ciò si può affrontare solo denunciando. Per Mangiardi “i miracoli non accadono perché non sappiamo più pregare come fanno i bambini”. “Mi sento sereno dentro” ha concluso salutato da un caloroso applauso del pubblico.
R.V.
© RIPRODUZIONE RISERVATA