Lamezia, il regista teatrale e scrittore Francesco Pileggi incontra studenti liceo scientifico

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Lamezia Terme - Al Liceo Scientifico “Galileo Galilei” ha preso il via l’ottava edizione del Festival della Scienza. Dopo il discorso inaugurale della Dirigente, Teresa Goffredo, il primo appuntamento è stato l’incontro con l’autore Francesco Pileggi che nella Sala Leone del Liceo ha presentato il suo romanzo “Quando mia madre indossò la maglietta di Franz Beckenbauer” ed ha dialogato con la Professoressa Borrello, docente del Liceo, e i moltissimi alunni. “A giusto titolo - evidenziano in una nota - l’incontro è inserito nel Festival dal momento che il Liceo Galilei, da sempre terreno d’azione di iniziative didattiche e formative, promuove incessantemente e in ogni occasione la lettura, intesa come spazio di documentazione, punto di riferimento, momento di incontro, scambio e discussione non solo per gli specialisti ma per chiunque sia animato dalla curiosità della scoperta”.

Francesco Pileggi è regista teatrale e scrittore lametino, attento e dinamico, che decide di lasciare la Calabria per trasferirsi a Stoccarda. Ma il richiamo della sua terra è così forte da riportarlo dopo alcuni anni nuovamente qui, a Lamezia Terme, dove attualmente vive e lavora. La sua esperienza di emigrante in Germania ha stimolato tantissime domande da parte degli studenti del Liceo, che hanno riconosciuto in Franz, il protagonista e l’io narrante del romanzo, proprio lui, l’autore Pileggi. La trama del romanzo si dipana in numerosi itinerari narrativi, ci sono tante storie in una storia. Storie di emigrazione da una Calabria degli anni 70, quando un sistema economico corrompeva l’istituto della famiglia e i padri erano costretti a partire, a vivere lontani, e i bambini crescevano senza un padre. Madri e mogli vivevano nell’attesa di un ritorno e non si arrendevano, non si rassegnavano a non attendere più: donne sole, con pochi soldi e figli da crescere.  E nella figura di queste madri gli alunni hanno individuato la potenza del racconto, il motore di tutte le storie. Madri di tutto il mondo si affacciano nel romanzo, ciascuna con una propria storia e un proprio dolore e che in comune hanno la forza, la dignità e la fierezza.

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“Un romanzo di ampio respiro – prosegue la nota - che comprende destini individuali e collettivi, che contiene documenti storici e qualche passaggio autobiografico e che attraverso la memoria dell’emigrazione invita a riflettere sulla nuova realtà sociale.  Gli otto ragazzini protagonisti del romanzo, tutti senza padre, vivono storie di abbandono, di odio e di violenza ma non rinunciano a credere nei sentimenti: la mano sul cuore di Beckhenbauer è tutto quello in cui crede Franz, dieci anni, capace già di riconoscere le cose serie e importanti della vita. Otto ragazzi quindi e la loro potente semplicità ci fanno fare i conti con la storia, con la memoria, con le idee, con la testimonianza e con tantissime cose che parlano ancora al nostro presente”.

“È un romanzo che ci ha risucchiati tutti - raccontano ancora dalla scuola - trasferendoci negli anni ‘70, in un periodo ricco di avvenimenti tragici ma anche di cose belle. Un romanzo che ha il merito di essere sfruttabile in sede didattica e che ha offerto tanti spuntidettati dal contenuto del racconto, a partire da quell’albero di limoni in mezzo al campo di calcio, che gli studenti hanno interpretato come la metafora della vita, per il suo portamento che è vigoroso, fiero e produttivo ma che a volte ha anche le spine, un albero frondoso e dai frutti aspri e profumati esattamente come la vita; è un albero affollatissimo perché assieme ai ragazzi c’è Picasso, Michelangelo e la Pietà, c’è Allende, Pinochet, Videla, ci sono i Pink Floyd, c’è Martin Cooper e il suo primo telefono cellulare, le madri e le nonne dei Desaparecidos: gli otto ragazzini sono in Calabria ma attraverso la radiolina di Pepe si ritrovano in Cile, in Argentina, in Texas, a New York e a Roma. Copiosissime sono affiorate le domande degli alunni all’autore, che si è commosso e ha ringraziato i ragazzi per il garbo, l’attenzione e la puntualità delle osservazioni. Un confronto avvincente quello con Pileggi, orientato alla ricerca di senso e all’esplorazione del proprio mondo: trasformare le difficoltà e le cocenti delusioni in un valore aggiunto è quello che hanno saputo dimostrarci i protagonisti del libro e allora il consiglio per gli studenti è che vale sempre la pena di provarci.

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