Lamezia Terme – Sono presenti in questi giorni a Lamezia ragazzi e ragazze della prima missione di Padre Paolino Tomaino, missionario che ha a lungo operato in Uganda, e scomparso lo scorso anno. La sua opera continua attraverso la sorella Maria Luisa, Don Pasquale, i volontari e i tanti benefattori che non fanno mancare il loro sostegno. In questi giorni i giovani della missione stanno visitando i posti dove Padre Paolino è nato e cresciuto ossia nella ridente cittadina di San Pietro Apostolo. I giovani hanno avuto modo di fare diverse esperienze e incontri a Lamezia grazie al generoso contributo anche di un imprenditore che li ha ospitati nella propria azienda, ove i ragazzi ugandesi hanno omaggiato lo stesso e i volontari con prodotti tipici del loro territorio e il cappellino del loro villaggio.
Alcuni figli spirituali di padre Paolino Tomaino giunti dall'Uganda alla festa della madonna di Fatima nel Santuario San Giovanni Paolo II
Ogni anno, il 13 di Maggio, mese Mariano per eccellenza, periodo fecondo durante il quale i fedeli si rivolgono con devozione sentita alla Madre di Dio, la Chiesa pellegrina sulla Terra rinforza il germogliare della vita spirituale, in accordo alla primavera dirompente. La Festa commemorante la prima apparizione della Vergine Maria ai tre pastorelli di Fatima, nel lontano 1917, continua a suscitare nella comunità dei fedeli il desiderio di avvicinarsi ancor di più al mistero della conversione e della penitenza. Nel Santuario dedicato a San Giovanni Paolo II, nel comune di Feroleto Antico, la storia di Lucia, Francesco e Giacinta, con l’umiltà del loro essere docili alla voce della consolatrice degli afflitti, è motivo di grande gioia e speranza. Ricolmi di gratitudine e fiducia, i fedeli della Parrocchia “Santa Maria Immacolata” di Accaria, lo scorso 13 Maggio, hanno vissuto un pomeriggio all’insegna della preghiera, del ricordo vivo di un messaggio carico di significato, arricchito ulteriormente dalla condivisione di storie e valori di fede provenienti da un Paese del mondo, sempre piagato dalla fame e dall’indigenza.
È nota a molti l’opera encomiabile che padre Paolino, missionario comboniano, ha portato avanti in Uganda, forte della consapevolezza che, accanto alla libertà dei popoli che scaturisce dalla pace e dalla solidarietà, sia proprio la cultura, derivante dall’istruzione, il perno attorno cui si costruisce una vita dignitosa e saggia. Il suo impegno e la sua dedizione, come quelli di molti uomini e donne che si adoperano per realizzare i desideri in fieri di una fetta di umanità che anela alla felicità, nella quale spicca l’esempio dello zelo meritorio della sorella di padre Paolino, fanno sperare in un futuro sereno per quanti hanno subito le conseguenze della crudeltà del potere.
Alcuni giovani, i primi figli di padre Paolino, provenienti dalla prima scuola che egli fondò in Uganda, si sono recati a fare visita al Santuario di Cardolo, partecipando alla Santa Messa, durante la quale don Francesco Benvenuto, sacerdote che guida la parrocchia di Accaria, ha sottolineato a più riprese la gratitudine dei fedeli per la loro presenza preziosa e arricchente. La celebrazione eucaristica è stata accompagnata da alcuni canti tradizionali africani, che hanno evidenziato la bellezza che risiede nel significato profondo dell’essere cattolici. Il termine, difatti, deriva dal greco καθολικός (katholikós), che significa "universale", e riflette l’idea di una Chiesa all’interno della quale ciascuno, con le proprie unicità, sia parte di un unico Corpo che vive per tutte le sue membra. I canti suddetti, assai lontani dallo stile latino, sono caratterizzati da una forte accentuazione ritmica, da un’espressività che va oltre le semplici note musicali e creano un legame tra passato e presente, rafforzando il senso di appartenenza alla comunità. Valori vivi anche nella nostra tradizione, ma che ciascuno dovrebbe riscoprire, ripartendo dal desiderio più profondo di esprimere, con melodie sempre nuove, la gioia dell’essere cristiani. Il canto, che si fa preghiera, diviene un inno alla fratellanza e all’uguaglianza, nonché alla pace che Giovanni Paolo II, durante il suo pellegrinaggio a Fatima, nel 2000, ha ribadito essere una delle conquiste più nobili e, al contempo, apparentemente irraggiungibili nella società odierna. Dopo essersi presentati, nella loro lingua madre, i ragazzi ugandesi hanno dimostrato tutto il loro affetto nei confronti di quanti offrono i loro sacrifici per il bene della loro terra natale, tutta la loro gratitudine per l’accoglienza e la cura che sono state dimostrate loro dalla Diocesi calabrese. La serata si è conclusa in un momento di convivialità, durante il quale la condivisione, che parla un’unica lingua, quella dell’amore, ha allietato gli animi di tutti.
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