Lamezia: presentato movimento “La Nuova Frontiera dei Liberi e Forti”

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Lamezia Terme - Si ispira alle parole di Don Luigi Sturzo il nome del movimento “La Nuove Frontiera dei Liberi e Forti”, nato a Lamezia in seno alla Scuola della dottrina sociale della Chiesa e già da diversi anni operante ma che oggi scende in campo con un incontro pubblico presso la sala del Seminario Vescovile, ponendosi come strumento di interazione con la politica e le istituzioni in ambito territoriale e regionale. Al tavolo dei lavori il presidente del movimento, Pino Campisi, che citando Paolo VI definisce la politica come “una delle forme più alte della Carità, perché ricerca il bene comune”.

Ed è proprio il bene comune, nella sua accezione più ampia, lo scopo del movimento, anche nel sentire del vescovo Cantafora e del sindaco Mascaro, i cui interventi hanno introdotto l’evento: un bene declinato nei campi del lavoro, della giustizia sociale, della tutela dell’ambiente e dello sviluppo sostenibile, dell’urbanistica, dell’innovazione industriale e dell’impresa, attraverso un riformismo evoluto e in un’ottica cattolica votata al cambiamento. Un cambiamento necessario, specie in Calabria, dove secondo Campisi è necessario “l’abbattimento delle cause strutturali della povertà, abbandonando politiche strettamente assistenziali”. Dunque investendo sull’inclusione lavorativa, in particolare dei giovani, con la volontà, rimarcata dal vicepresidente Salvatore Panetta, di “mettere al centro l’uomo, al di là di ogni divisione, a partire dalla libertà e dalla responsabilità”, da cui scaturiscono coscienza civile e cittadinanza attiva.

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“Desiderio, dunque – sottolinea ancora il componente del direttivo Vincenzo Massara - di riportare la gente verso un impegno e una passione anche politica, all’interno di un circuito di persone che hanno a cuore il destino dell’essere umano.” A tirare le conclusioni il rettore dell’Università Cattolica di Milano Lorenzo Ornaghi, che visualizza nel movimento “una nuova frontiera che va cercata però a partire dal territorio in cui si è”, in un periodo storico di disorientamento che non risparmia fra l’altro il mondo cattolico. Quindi, l’importanza di creare “un laboratorio di idee per la ricostruzione di un nuovo linguaggio” e “uno strumento che serva non solo ad elaborare concetti ma a procedere all’azione”, ponendo l’attenzione sulle nuove generazioni con l’intento di creare la classe dirigente del domani.

Giulia De Sensi

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