Lamezia, riflessione della docente Sirianni sull’autonomia differenziata: “Avremo bisogno di molta fortuna per continuare a vivere al sud”

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Lamezia Terme – Breve riflessione sull'autonomia regionale differenziata dalla professoressa di lettere, ora in pensione, Enza Sirianni. “Finalmente la Lega - scrive - è riuscita a portare a compimento il suo progetto più caro, la ragione per cui è nata: separare il nord dal sud, dividere il paese, dare un calcio alla zavorra meridionale, tenersi “il malloppo" e porre seriamente le basi per chiedere pedaggio e lasciapassare per entrare nelle terre di suo dominio. Non è un'esagerazione ma con l'approvazione alla camera del DDL sull'Autonomia Regionale Differenziata, si è creata una crepa, una faglia profondissima nel paese, smembrato per legge, di cui pagheranno gravissime conseguenze i nostri figli, i nostri discendenti e noi, attoniti testimoni di tanta scelleratezza. Non c'è bisogno che si ripercorrano le tappe di questo disegno malvagio. Molto si è scritto, detto. Tanti eminenti giuristi, studiosi, costituzionalisti, hanno messo in guardia dai pericoli reali, non immaginari, della separazione o, come dice il professor Gianfranco Viesti, della secessione dei ricchi. Inutile ripetere ciò che è stato evidenziato in modo egregio da firme illustri, da accademici, politici, economisti, uomini e donne semplicemente attenti al nostro destino, pensosi veramente del benessere ed equità di tutti gli italiani, nati in Calabria o in Veneto. Doveroso sottolineare che la Lega (il sogno della devolution, ribadisco, è del Carroccio) mai avrebbe potuto dividere l'Italia se non avesse avuto l'aiuto del governo Amato con la legge costituzionale n°3 che comprendeva la riforma del titolo V della Carta. Con suddetta legge, si sono ampliate enormemente le competenze regionali e degli enti locali minori, con il risultato che nessun miglioramento effettivo si è avuto dal decentramento. I cittadini anzi, hanno visto andare le cose di male in peggio, specialmente al sud, riguardo a tasse, burocrazia, servizi, qualità della vita, salari, stato sociale. Quando si parla di quest'ultimo, il discorso diventa arduo, complesso, ma senza fare giri di parole, basti guardare alla sanità pubblica che, mi stanca anche scriverlo, qui da noi è in forte sofferenza per ragioni varie. Chi si ammala lo sa bene, pagandone lo scotto in termini economici e di assistenza. Che la sanità sia presa d'assalto dai privati, è un dato incontrovertibile. E ciò accade anche al nord. Del resto, il neoliberismo adottato come credo assoluto sia dai governi di sinistra che di destra, ha tra i suoi fini la ricchezza concentrata nelle mani di pochi. Ma qui, al sud, siamo allo sbando totale. Si provi a prenotare una colonscopia. Prego, cimentatevi. Impossibile o quasi nelle strutture pubbliche. Aprite il portafogli e vi si spalancheranno d'incanto le porte di poliambulatori, centri, studi associati e quant'altro, per ogni esame diagnostico che vogliate fare. Rigorosamente a pagamento. Banalità. Certo, ma assuefarsi a questo iniquo stato di cose, significa rassegnarsi ad accettare qualsiasi sopruso venga dall'alto, ritenere che nulla possa cambiare, restare a casa quando è il momento di votare, non avere a cuore il futuro dei nostri giovani”.   

“Ora, per farla breve, la mia riflessione - conclude la docente - vuole piuttosto soffermarsi sulla memoria di quello che ci sta accadendo. Quando un domani, questa legge, impatterà pesantemente sulle nostre vite, occorrerà ricordarsi di tutti coloro che ci hanno spinto nel baratro. Con nome e cognome. Non si facciano frettolose amnistie e superficiali assoluzioni. Remember! Ricordatevi di chi ha votato questa legge, di chi l'ha favorita, di chi ha taciuto, di chi ha mentito, di chi si è nascosto dietro ambiguità compresi i partiti che oggi fanno opposizione, di chi si è astenuto pilatescamente. Solo con un ricordo nitido del male ricevuto, si potrà azzerare una classe politica che ancora, oggi, dopo la fuga e i sacrifici di milioni di meridionali dal 1861 in poi, per le proprie ambizioni personali e per meschini baratti politici, ci consegna in pasto ai leoni. Ecco, se dovessi riassumere con una favoletta lo spirito egoista e primatista di chi ha voluto tenacemente l'Autonomia Regionale Differenziata, penserei alla favola di Fedro, sulla legge del più forte con quel famoso "quia sum leo". Infine, prima di chiudere, soldi nel piatto non ce ne sono. Tanto per dire, per i famosi Lep (livelli essenziali di prestazione) di cui si riempiono la bocca i governatori di destra, servirebbero intorno ai 100 miliardi di euro. Non ci sono vie di uscita: o si tagliano servizi o si aumentano le tasse locali. Entrambe assai probabili. Buona fortuna tutti noi. Ne avremo molto bisogno per continuare a vivere al sud”.

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