Lamezia Terme - “Una ragazza assetata di vita. Di ogni conoscenza come forma di vita. Si innamora di un ragazzo calabrese e da qui si dipana una storia d'amore più drammatica e potente in cui mi sia imbattuto e che è ambientata negli anni Ottanta. Ho impiegato tre anni per scrivere questo libro, cinque anni di ricerca per raccontare la storia di Rossella Casini, vittima di 'ndrangheta”. Roberto Saviano torna dopo anni al festival Trame con un libro che racconta la vicenda di Rossella Casini, universitaria toscana che si innamora di un ragazzo calabrese, Francesco Frisina. Una ragazza libera, che pagherà questo suo essere con la vita. “Viene stuprata e finisce per essere vittima di una faida dove è coinvolto il ragazzo. Chi non conosce le faide? - evidenzia Saviano - sembrano conflitti tra gruppi dove però se qualcuno si sottrae al conflitto ha la vita salva e le proprietà garantite. Non è così. Non puoi essere neutrale. Se sei neutrale devi essere così militarmente forte da poterti proteggere da altre fazioni”.
L’occasione della storia del libro consente di comprendere che “l’amore non muore; è esattamente l'unica regola che sopravvive perché è quello che poi Rossella sentiva, ma come sente chiunque di noi che l'atto di amare ci trasforma e quindi quello nessuno ce lo può sottrarre”. Saviano, nel corso dell’incontro, sollecitato da Giovanni Tizian, ha poi accennato al caso Siani all'intuizione che "aveva avuto quel ragazzino sulla vicenda Gionta". Un omicidio "che per dieci anni è stato etichettato come una vicenda personale che non centrava nulla con la camorra, fino a quando due pentiti si sono autoaccusati". Saviano, senza svelare più di tanto il finale del libro, non si è sottratto a parlare dell'attualità che riguarda il lavoro dei giornalisti e il potere delle forme di comunicazione; del governo e della libertà di pensiero che corre seri rischi.
"Sta succedendo innanzitutto che l'autonomia dei giornali, con giornali intendo dire anche le declinazioni web ovviamente, non c'è più perché non ci sono più soldi. Non ci sono editori puri. Mi spiego – ha evidenziato lo scrittore di Gomorra - quando un editore investiva in un giornale voleva guadagnare. Guadagnare cosa significava? Rendere quel giornale credibile. E questo cosa significava? Che se anche tu avevi una linea politica, tu imprenditore volevi che fosse tradotta nel giornale, non dovevi rendere il tuo giornale un giornale scadente o troppo ideologico perché perdevi lettori, quindi, la qualità del giornale era condizione necessaria per la vendita. Per cui tu avevi un imprenditore che faceva soldi con la benzina? Con il cemento? Che comprava un giornale per venderlo, perché voleva guadagnare e quindi sapeva che se bloccava le notizie, se manipolava i giornalisti, il suo giornale perdeva pubblico e diventava magari di nicchia. Ora cosa succede? Siccome non si vendono più, il rischio qual è? Che chi ha in mano un giornale non ce l'ha per vendere, quindi, non gli dà l'autonomia e la libertà, condizione per avere profitto. Lo tiene già come una direzione fatta nella maggior parte dei casi, per fare estorsione su altri cioè. Io mi tengo un giornale che poi mi dà informazioni sui miei nemici e li ricatta o li delegittima". Anche la figura del giornalista, per Saviano oggi è molto delicata e non sempre finisce per essere credibile, anche quando sembra che lo sia.
"Se tu vuoi sapere in questo istante cosa davvero è successo lì - ha sottolineato - e vuoi avere subito una risposta, andrai da giornalisti, da fonti che consideri magari anche validi. Ma spesso non è così. Si è superficiali, veloci. Se vuoi capire davvero devi darti tempo. E darti tempo significa leggere di più, andare da quella firma che conosci e che sai che non è che parla un secondo dopo. E il rischio grande è la richiesta che viene fatta anche a me continuamente. Siccome hai molti follower o parli in un certo modo, allora puoi parlare di tutto. E anzi, se non ne parli sei reticente. Ma parlare di tutto non ti rende competente. Vedete, il giornalista di gossip può parlare della crisi di Gaza, può intervistare il calciatore, può parlare del Covid, può parlare dell'omicidio di mafia. Ma com’è possibile? Devi avere uno specifico, perché devi studiare costantemente. È chiaro che una persona può non parlare, anzi per carità, gli intellettuali sono questi, non è che devi parlare solo di una cosa, ma prima di accettare di poter discutere su qualcosa, devi dimostrarmi anche che conosci, hai fatto delle pubblicazioni, hai approfondito". Un ritorno, quello di Saviano coinvolgente per uno degli appuntamenti di Trame tra i più seguiti.
A. C.
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