Lamezia, statua Sant’Antonio in processione per le vie della città

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Lamezia Terme - Si è conclusa, con la tradizionale processione che ha accompagnato in un lungo giro per le vie della città l’effigie e la reliquia del Santo dei Gigli, la Festa di Sant'Antonio. L’effigie e la reliquia sono state precedute dagli stendardi dell’Ordine Francescano Secolare, degli Statuari di S. Antonio, del gruppo di preghiera S. Maria degli Angeli e immediatamente seguite da un lungo corteo con a capo il Sindaco e vari membri della giunta. Alle dieci la processione ha fatto tappa presso la Cattedrale, dove il Vescovo Cantafora e il Capitolo della Cattedrale si sono uniti al corteo che ha proseguito in preghiera fino al Santuario, entrando accompagnato dalla banda. Durante la processione sono stati allestiti, come di consueto, diversi altarini per onorare il Santo insieme ad alcuni punti di ristoro in località Piedichiusa disposto dagli abitanti della zona per rifocillare i partantini e i fedeli.

Dopo la tradizionale invocazione al Santo recitata da Padre Bruno Macrì, il Vescovo ha parlato alla cittadinanza toccando il tema della “conversione del cuore”, predicata dal Protettore, come “miracolo da chiedere al Signore nell’Anno Santo della Misericordia” . Forte il richiamo ai poveri e agli ultimi, amati dal Santo, e la condanna nei confronti di chi approfitta dei più fragili e dei tanti giovani “assoldati nella lotta fra le cosche”. “Quando la mafia mette le mani sui giovani – ha detto Cantafora – occorre reagire”.

Proprio durante il discorso conclusivo nel piazzale del Santuario una fedele ha accusato un malore, sembrerebbe lieve, ed è stata prontamente soccorsa da un medico presente sul posto e dai volontari della croce rossa, che non hanno ritenuto necessario il trasporto in ospedale. Secondo quanto dichiarato dagli operatori non si sono verificati durante la processione altri incidenti di questo tipo. La festa si è conclusa con la benedizione impartita alla folla da Cantafora e con lo spettacolo dei fuochi pirotecnici.

Giulia De Sensi 

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Il Vescovo alla città: “Davanti a Sant'Antonio non c’è posto per chi sfrutta i poveri e i giovani”

“Davanti a S. Antonio non possono trovare posto coloro che sono indifferenti verso gli ultimi, che approfittano dei poveri, che li sfruttano, che abusano della loro situazione di indigenza – ha ammonito il Presule - Gli approfittatori sono tanti. Soprattutto c’è chi si approfitta delle fragilità dei giovani, dei loro sogni e progetti. C’è chi sfrutta il loro desiderio di futuro! C’è chi sfrutta il loro lavoro, negando loro perfino i diritti più elementari. C’è chi sfrutta i loro bisogni impellenti, li ricatta e annebbia la loro onestà, assoldandoli nella lotta tra le cosche e contro ogni legittima autorità. C’è chi sfrutta il loro bisogno di lavoro e di giustizia per condurli su vie ingannevolmente facili, ma corrotte e violente, senza pace e senza cuore, devastatrici di sé stessi e degli altri. Quando la mafia mette le sue mani sui giovani, dobbiamo reagire”Monsignor Cantafora, parlando di Sant’ Antonio come “il patrono di chi non ha patrono, il protettore di chi non ha protezione”, ha evidenziato che la devozione al Santo di Padova come quella del popolo lametino è “una devozione esigente”  che “desidera il vero pentimento dei propri peccati, il perdono delle offese, la riparazione delle ingiustizie. Che ci interroga: cosa stiamo facendo, noi, per coloro che non hanno voce?”.

E’ forte, per il Vescovo lametino, anche nella città di Lamezia “l’esigenza della giustizia. Noi rischiamo troppo spesso di essere accomodanti, troppo coinvolti nelle questioni clientelari, in inverosimili amicizie colme di compromessi. Nelle relazioni sociali è invece necessario stabilire una straordinaria ed evangelica dimensione, quella del “darsi senza misura” sino in fondo, quindi del “dare la vita”, perché gli altri vivano e affinché la nostra vita sia piena. Solo così crescerà anche la nostra città”. Un richiamo, da parte di Cantafora alla città, ad essere unità e a ricercare il bene comune “che non ha colori ideologici, ma un solo colore: il colore dell’bene dell’uomo”.  Da qui l’invito “a impegnarci insieme ad accrescere questo bene, vincendo le pretese individuali. Questo è necessario perché, mentre inseguiamo gli interessi di parte, rischiamo di perdere le fasce più deboli ed esposte della nostra città: in particolare i giovani. Ciascuno di noi pensi a cosa può fare, nel suo piccolo, per migliorare la nostra città. Sono certo, ciascuno può fare qualcosa”.“Se la fede non ci fa vedere i poveri e non fa nascere in noi l’indignazione verso l’ingiustizia non è la fede cristiana, è una  leggerezza consolatoria per la quale rischiamo davvero di isolarci in un “salotto teologico” nel senso di “parolaio”, per creduloni devoti, cogli occhi spenti sulla realtà umana e storica – ha evidenziato ancora Cantafora invitando a guardare a S. Antonio come “un testimone di quanto la vera vicinanza a Dio diventi vicinanza agli uomini.”La preghiera di Cantafora al Santo perché “per sua intercessione il Signore benedica la città di Lamezia, i suoi poveri, chi soffre per la solitudine e per la nostra indifferenza e ci renda amici dei poveri per vivere la certezza di essere anche noi amici di Dio”.

processione_SantAntonio_2016_1.jpgL'uscita del Santo dal Santuario

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processione_SantAntonio_2016_9.jpgL'arrivo del Santo su corso Numistrano

processione_SantAntonio_2016_11.jpgL'arrivo di Sant'Antonio in Cattedrale

7.jpgAltarini in onore del Santo

processione_SantAntonio_2016_13.jpgAltarino e punto ristoro al rione Torre

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processione_SantAntonio_2016_12.jpgAltarino e punto ristoro in località Pedichiusa

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