Lamezia Terme - Sono trascorsi vent’anni dalla sua pubblicazione ma Miracolo d’Amore di Ruggero Pegna, edito da Rubbettino e rimane - evidenziano in una nota - uno dei romanzi di riferimento più letti tra quelli che raccontano la storia di una leucemia acuta, secondo la diagnosi dei medici senza scampo, dalla quale il promoter musicale calabrese è guarito. Era il 4 ottobre del 2002, mancavano 24 ore al suo matrimonio e, per un improvviso e fortissimo mal di pancia, Pegna scopre di essere stato colpito da una terribile leucemia mieloide acuta indifferenziata. “Non ci sono speranze di sopravvivenza!”, nonostante la previsione infausta degli ematologi dell’Ospedale Pugliese di Catanzaro, il matrimonio si effettuerà comunque il giorno dopo nella cappella dell’ospedale, davanti ad amici e parenti commossi e increduli. Per il promoter lametino era stato un anno professionalmente di successi, dal Ponte tra le Stelle per Rai1 al Rendano di Cosenza, alla prima di Notre Dame de Paris dell’amico David Zard a Catanzaro, fino alla seconda edizione della Sera dei Miracoli al Porto di Gioia Tauro, un altro suo progetto trasmesso dalla Rai in prima serata.
“Era stato un anno splendido, mi preparavo felice ad una grande festa!”, commenta oggi Pegna. La leucemia improvvisa, però, scombinò tutto: matrimonio da film, con l’ospedale invaso da invitati disorientati, ricovero immediato, inizio di una lunga degenza piena di complicazioni.
A dargli coraggio e fiducia arriva subito la telefonata di un’amica andata a Paravati dalla mistica Natuzza Evolo. “Natuzza mi diede il coraggio che non avevo…”, afferma Pegna. “I medici hanno detto la verità, ma se combatti e accetti le sofferenze, vedrai che ce la farai… Mi disse così, trasmettendomi coraggio e speranza nella guarigione!”. Guarigione che arriverà realmente dopo il trapianto di midollo osseo ricevuto da una ragazza americana. Quando sembrava che non esistesse alcun donatore al mondo compatibile e l’epilogo scontato, fu la stessa Natuzza a predire l’iscrizione al registro mondiale dei donatori della ventiquattrenne statunitense che, grazie alla sua unica compatibilità, avrebbe salvato il promoter. Nel romanzo, Pegna racconta dettagli ed aneddoti di quel lungo anno trascorso tra gli ospedali di Catanzaro e il San Martino di Genova per il trapianto, intervallando la storia vera con quella di un condannato a morte innocente, in cui si immedesimò. A rendere ancora più commovente il romanzo è anche l’idea di intervallare il suo racconto con alcune delle centinaia di mail originali di amici e sconosciuti che riceve nel suo pc, in quella camera sterile trasformata in Ufficio. Ogni mail diventa una iniezione di coraggio, una testimonianza di stima ed affetto, un modo letterariamente originale che trasmette al lettore emozioni uniche.
“Ho capito che fosse un bel libro quando ho visto le mie collaboratrici che, trascrivendolo, si commuovevano fino a piangere…”, l’editore Florindo Rubbettino motivò così la scelta di pubblicarlo. Ed effettivamente, Miracolo d’Amore ha commosso migliaia di lettori. A distanza di vent’anni, la forza che trasmette anche a malati e familiari che s’imbattono in quest’avventura, continua ad arrivare intatta, consentendo a questo romanzo di essere considerato perfino un aiuto psicologico, il modello di un’esperienza personale ricca di suggestioni, vissuta tra fede, affetti e la fiducia nella scienza medica.
“Devo ringraziare – dice Pegna – i medici e gli infermieri che ho incontrato al Pugliese di Catanzaro e al San Martino di Genova, esempio di umanità che va oltre la professione; in particolare i loro primari Peta e Bacicalupo, i tanti dottori, tra cui Magro e Giordano, quest’ultimo caro amico del maestro Gino Paoli, al quale lui stesso mi raccomandò… Pochi sanno - continua Pegna - che Paoli, oltre ad essere un grande artista e poeta, è presidente di un’associazione per la ricerca emato-oncologica del reparto di trapianto del San Martino, che sostiene anche personalmente.”.
Miracolo d’Amore è "una fortissima testimonianza di fede e coraggio, ma anche il modo che Pegna ha scelto per ringraziare chi gli è stato vicino e tutti coloro che hanno donato un parte di sé per aiutarlo: sangue, piastrine, fino al midollo della ragazza americana a cui ha dedicato nel libro una struggente poesia".
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