Crotone - Oggi, nelle province di Crotone, di Taranto e di Bologna, nonché presso le Case Circondariali di Agrigento, Prato, Secondigliano e Ancona, di Reclusione di San Gimignano (SI) e Saluzzo (CN), i Carabinieri del Comando Provinciale di Crotone, hanno dato esecuzione a un’Ordinanza di Custodia Cautelare. I militari crotonesi sono stati coadiuvati nella fase esecutiva da quelli dei Comandi Provinciali di Cosenza, Catanzaro, Vibo Valentia, Reggio Calabria, Taranto e Bologna, del Nucleo Cinofili, dell’8° Nucleo Elicotteri e dello Squadrone Eliportato “Cacciatori” di Vibo Valentia. Hanno dato, quindi, esecuzione a un’Ordinanza di Custodia Cautelare, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Catanzaro, su richiesta della Procura della Repubblica - Direzione Distrettuale Antimafia di quest’ultimo Capoluogo, nei confronti di 21 persone (per 18 dei quali è stata adottata la custodia cautelare in carcere e 3 quella dell’Obbligo di Dimora nel Comune di Residenza), gravemente indiziate, a vario titolo, per i reati di “associazione a delinquere del tipo mafioso”, “omicidio”, “estorsione”, “turbata libertà degli incanti”, “danneggiamento”, “ricettazione” e per dei “reati nella materia delle armi”, questi ultimi, aggravati dal cosiddetto “metodo” o dalle “finalità mafiose”. Il procedimento per le fattispecie di reato ipotizzate è attualmente nella fase delle indagini preliminari.
Tre sono accusati di omicidio
Tre delle 18 persone arrestate nell'operazione condotta stamattina dai carabinieri di Crotone sono accusate di omicidio dell'imprenditore Francesco Migrone, avvenuto il 9 aprile del 2003. Il movente sarebbe legato ad una vendetta per le molestie che l'imprenditore avrebbe messo in atto nei confronti di uno degli arrestati. Le altre 15 persone coinvolte nell'operazione sono accusate di associazione per delinquere di tipo mafioso. Per altri tre indagati é stato disposto l'obbligo di dimora. L'inchiesta condotta dalla Dda di Catanzaro che ha portato agli arresti rappresenta la prosecuzione delle operazioni "Stige" e "Ultimo Atto", che negli anni scorsi avevano inferto duri colpi alle cosche di 'ndrangheta del territorio. La consorteria mafiosa coinvolta nelle due operazioni, nota come "Locale" di Cirò, avrebbe mostrato, malgrado gli arresti, riferisce una nota stampa, una sorprendente capacità di riorganizzazione, sostenuta da veterani e nuove leve, con l'appoggio di familiari di affiliati già detenuti. L'inchiesta si è sviluppata sulla base delle dichiarazioni di tre collaboratori di giustizia, oltre che su attività tecniche, intercettazioni e pedinamenti, consentendo di ricostruire una rete criminale ancora attiva tra i comuni di Crotone, Cirò, Strongoli e Cariati. Gli investigatori hanno documentato una lunga serie di estorsioni, sia tentate che consumate, ai danni di imprese impegnate in lavori pubblici, incluse opere finanziate con i fondi del Pnrr. Nel mirino degli arrestati anche esercizi commerciali, stabilimenti balneari e ristoranti, i cui titolari sarebbero stati costretti, secondo l'accusa, a pagare il "pizzo" per lavorare in tranquillità. Dall'indagine sono emersi inoltre tentativi di controllo sulle aste giudiziarie per impedire la partecipazione di imprenditori non graditi, che, per la loro opposizione ai condizionamenti messi in atto, avrebbero subito danneggiamenti e intimidazioni.
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