"Ricordando Livatino": a Lamezia incontro su fede, diritto e il coraggio della verità

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Lamezia Terme - In una sala gremita e di fronte ad un pubblico molto interessato, il 14 novembre, nella Parrocchia della Pietà di Lamezia Terme, si è svolto l’incontro dal titolo “Livatino il Giudice Santo”. A fare gli onori di casa il parroco Don Emanuele Gigliotti, che ha introdotto il relatore il Dott. Domenico Airoma, Procuratore della Repubblica di Avellino, reggente vicario dell’associazione Alleanza Cattolica. Don Emanuele Gigliotti ha voluto richiamare l’attenzione su due aspetti dell’argomento “le due fonti di luce a cui si riferiva il Beato Livatino una fonte di luce maggiore e una minore: la Rivelazione e la Costituzione. Egli ebbe fame e sete di giustizia, come ci ricorda la beatitudine evangelica. Definito “il santocchio” dalla “stidda”, l’efferata associazione mafiosa operante in Sicilia, Livatino resta sconosciuto fino al momento della sua uccisione. Ma la sua figura diventerà emblema di luce posta sul candelabro per fare luce alla società e al mondo della magistratura”.

Il Dott. Domenico Airoma ha esordito richiamando proprio l’importanza della “beatitudine evangelica attraverso la quale dobbiamo avvicinarci alla figura di Livatino e ai suoi scritti: “La figura del Giudice nella società che cambia” e “Fede e Diritto”. Livatino ha preso sul serio la sua missione, rendere giustizia come risposta ad una vocazione e per questo non poteva tradirla. E’ di fronte alle difficoltà che si misura la cifra di un uomo, commenta il Dott. Airoma. L’insegnamento di Livatino è quello di un grande rispetto ed umanità per le persone su cui indagava anche fosse il più incallito criminale perché convinto di una possibile conversione. Egli ha pagato con il sangue le sue scelte”.

Allora il Dott. Airoma si chiede perché Livatino è Beato e Borsellino e Falcone no? Rendere giustizia come risposta ad una chiamata, l’assassinio perché giudice giusto e cristiano, “in odium fidei”, è questa la differenza. L’operato di Livatino, il rendere giustizia guardando alla dimensione trascendente, verticale, non si esauriva solo nel chiudersi in ufficio, ma presentarsi alla società imparziale ed equilibrato. E’ la sua vita che parla di lui senza aspetti schizofrenici come oggi spesso accade.

Un altro aspetto fondamentale del carattere di Livatino è stato quello di interrogarsi sul rapporto tra Diritto e Verità, la libertà e la vita, l’obiezione di coscienza e il fine vita. Si chiedeva se una libertà senza limiti potesse sopprimere una vita anziché tutelarla. Il Dott. Airoma giunge alla conclusione del suo intervento facendo riferimento “alla luce che emana la figura di Livatino il cui esempio prova ad illuminare l’oscurità in un momento difficile per la società. Dunque l’atteggiamento corretto è quello di anziché maledire l’oscurità occorre accendere una luce”. L’incontro si è concluso con le domande del pubblico alla presenza del Presidente del Tribunale di Lamezia Terme Dott. Giovanni Garofalo, il Procuratore della Repubblica di Cosenza Dott. Capomolla e del Giudice Dott.ssa Adele Foresta

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