
Lamezia Terme - “Ciò che dà la speranza - grazie anche al lavoro di tutte le Forze dell’ordine, della magistratura ma anche delle associazioni - è quell’aria che si respira, che è quella di una reazione e quando il corpo reagisce vuol dire che c’è una vitalità che non vuole perdere”. Così il vescovo, monsignor Serafino Parisi, nel concludere il suo intervento al Consiglio comunale aperto sulla legalità, tenutosi oggi a Lamezia Terme, dopo le intimidazioni che si sono registrate in città a danno di alcuni commercianti.
“Questa – ha aggiunto monsignor Parisi, che ha anche detto di aver voluto essere presente “per ascoltare e, per quello che possiamo fare, per dare un contributo di crescita” - è una grande speranza per il futuro e su questa reazione dobbiamo lavorare perché il nostro operato sia consapevole, responsabile, emblematico, esemplare. Su questo dobbiamo investire noi stessi ed anche gli altri”. Il Vescovo, ha poi evidenziato che “la Chiesa c’è e c’è in riferimento, non solo per l’occasione data dagli episodi che ci sono stati in quest’ultimo periodo che generano preoccupazione, ma c’è anche perchè intende inserirsi, dalla sua parte, in un discorso generale sulla giustizia, sulla legalità e sul modo di essere cittadini all’interno della storia. Questo noi lo diciamo da credenti, a partire dalla forza che il Vangelo dà alle nostre scelte. Ecco perché - ha proseguito monsignor Parisi - come Chiesa lametina, tra l’altro continuando una tradizione, perché io sono un segmento di una linea che mi precede e ci sarà certamente dopo di me, ci stiamo adoperando per dare un’immagine diversa del modo di stare in relazione tra noi e con gli altri. Le scelte possono essere tante, però credo che sia importante un lavoro di formazione delle coscienze, cioè far giungere la gente alla consapevolezza di come ci si relaziona con gli altri, degli obiettivi che uno legittimamente intende raggiungere e di come questi obiettivi devono essere messi insieme alla collettività tutta. Le nostre scelte non possono che essere per il bene comune. Ed ecco perché dentro questo processo di formazione delle coscienze noi stiamo cercando di dare contenuto lavorando con tutte le fasce di età: con quelle dei più piccoli, partendo da una catechesi e da una formazione dell’uomo all’ascolto, al perdono e, dunque, alla costruzione di una comunità coesa e solidale. Ed anche con gli adolescenti, i giovani e le persone mature. Proprio ieri sera, nell’ambito di una serie di incontri formativi che stiamo facendo già dall’anno scorso con i giovani, abbiamo parlato di ‘parole per la vita’, che sono parole impegnative come, ad esempio, la libertà, la responsabilità, il perdono, la costruzione di una società giusta e partecipativa. Stiamo lavorando su questo ed i riscontri sono positivi e danno speranza a questa nostra città, a questa nostra terra”.
Il Vescovo ha poi rimarcato l’importanza della presenza sul territorio delle parrocchie che “sono realtà vicine, comunità di uomini, di cittadini credenti che non cessano di essere cittadini e non cessano di essere credenti, anzi fanno della forza del Vangelo, nonostante tutte le nostre fragilità che condividiamo tra di noi, l’occasione per fare scelte significative nella vita. Anche a livello parrocchiale e diocesano, per esempio, la formazione affronta il tema della liberazione e della presenza dei credenti nella storia. Ed il processo di liberazione è un processo di affrancamento da tutte le forme di schiavitù, da quelle che ci hanno portato, per esempio, anche in riferimento alla politica, a chiedere i nostri diritti come se fossero favori e dall’altra parte c’è il compiacimento di far passare come favori quelli che sono dei diritti”.
Per monsignor Parisi, bisogna “spezzare questa forma clientelare e di subalternità, di schiavismo, perché genera il linguaggio perverso della prepotenza che fa immaginare ad alcuni di poter ottenere le cose prevaricando, imponendo la loro logica criminale. Questo va spezzato. Tutte queste forme di schiavitù che riguardano l’individuo che deve evolversi a diventare persona, ma anche la collettività, hanno bisogno di liberazione. Riflettere su questo, significa contribuire a creare quella coscienza pubblica, aperta all’altro, generosa che, anziché prevaricare e pretendere a tutti i costi, riesce anche e soprattutto ad incominciare a dare il contributo positivo alla collettività. In continuità con questo tema della liberazione e della presenza dei credenti nella storia, che costituisce la linea guida di tutte le comunità parrocchiali, abbiamo detto quest’anno di riflettere sull’umano, sull’uomo perché dietro tutti questi atti criminali, come tutte le altre manifestazioni di delitti contro la persona di cui noi sentiamo ogni giorno, c’è l’immagine deteriorata dell’uomo. A quale immagine dell’uomo ci stiamo formando? Qual è la visione dell’uomo per costruire il bene comune e non il particolare del singolo? Su questo tema ci stiamo interrogando perché in questo momento siamo responsabili, certamente del nostro presente, ma anche del nostro futuro. Da credenti, è questo il nostro più grande investimento che avrà ricadute sul piano sociale, politico e culturale”.
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