
Lamezia Terme – “Dopo un impegno, anche di natura ‘personale’ e con scarsi risultati, a favore di un diffuso e non limitato utilizzo in Calabria dell’innovativo pace maker cordless bicamerale (senza fili) mi soffermo ora sulla operatività della cardiologia nell’ospedale di Lamezia , senza riproporre le note considerazioni critiche sulle carenze globali dell’assistenza sanitaria calabrese” è quanto di legge in una nota del medico lametino Cesare Perri.
“Ebbene, nel ‘nostro’ ospedale - spiega - vengono impiantati circa 100 pacemaker ‘tradizionali’ all’anno che, in ogni caso, a scanso di equivoci, vanno ritenuti indispensabili ed efficaci. Va dato atto al primario Ceravolo e alla sua equipe per l’impegno profuso e certamente sarebbero in grado di adeguarsi celermente alla nuova tecnologia. Aggiungo che il Direttore Generale Battistini ha già predisposto l’acquisto della strumentazione idonea”.
“Dunque – continua - sollecitiamo insieme i responsabili della sanità calabrese sui media affinché il nuovo pacemaker sia programmato e disponibile ordinariamente per tutti i calabresi, che rientrano, secondo le indicazioni dell’intera comunità scientifica tra questi ‘parametri’ clinici: pazienti giovani (risolvendo i problemi di immagine corporea essendo invisibile all’esterno), per pazienti anziani fragili, diabetici, in dialisi, o che devono sottoporsi a terapie oncologiche. Con numeri per ora ridotti sono stati impiantati quelli già superati di tipo 'unicamerale’ (Cosenza, Castrovillari, Rossano, Catanzaro, Polistena e forse altrove) mentre da giugno 2024 si sta procedendo all'utilizzo di quello particolarmente risolutivo di tipo bicamerale (atri e ventricoli in bluetooth)”.
“Questa selezione – aggiunge - è dovuta principalmente a una questione di maggiori costi, tuttavia ampiamente giustificati dai vantaggi. I pazienti possono svolgere attività fisiche come la corsa o il nuoto senza limitazioni adattando la frequenza cardiaca in modo simile a un cuore sano. Non v'è bisogno di una tasca sottocutanea per il dispositivo. L’impianto avviene attraverso una procedura mininvasiva dalla vena femorale.. Questa tecnica di agevole fattibilità non solo riduce i tempi di recupero, ma minimizza anche i rischi di complicanze. Maggiore è la durata della batteria e più semplice ne è la rimozione per l’assenza di fili”. “Credo che molti cittadini, a cui il pacemaker viene prescritto, non siano ancora adeguatamente informati e non siano quindi costretti per le nostre liste di attesa a rivolgersi fuori regione”.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
