Lamezia: Vittorio Paola eletto segretario cittadino del Pd, Gregorio Gallello nuova guida provinciale - Reazioni

paolagallello_23883.jpg

Lamezia Terme – “Si è concluso con successo il Congresso Provinciale e Cittadino a Lamezia Terme. Con una partecipazione ampia e un confronto costruttivo, si è concluso il Congresso Provinciale e Cittadino svoltosi a Lamezia Terme, segnando un momento importante di democrazia e rinnovamento” è quanto si legge in un post del Pd Lamezia sui propri canali social

“Per il Congresso Cittadino è stato eletto Vittorio Paola come nuovo Segretario Cittadino, con una percentuale di voto pari 96,3%. Per il Congresso Provinciale, l’assemblea degli iscritti di Lamezia Terme, ha scelto Gregorio Gallello come nuovo Segretario Provinciale, con una percentuale del 96,4 %.  A entrambi rivolgiamo i nostri migliori auguri di buon lavoro, con l’auspicio che possano guidare con competenza, passione e visione il percorso politico nei rispettivi territori. Un sentito grazie a tutte le iscritte e gli iscritti che, con la loro presenza e il loro impegno, hanno dato valore a questo importante momento di partecipazione e responsabilità collettiva”.

Il neo eletto Segretario Cittadino del Pd Vittorio Paola commenta così il risultato: "Da lunedì si incomincia a lavorare per costruire il nuovo percorso del partito democratico cittadino con l'energia dei tanti che hanno sostenuto la tesi congressuale "Rinnovamento democratico" e la mia candidatura a segretario Cittadino, ma aperto al contributo di tutta la comunità democratica e principalmente a quella parte che ha deciso di non partecipare alla fase congressuale. C'è bisogno di rasserenare gli animi e abbassare i toni, Il mio percorso sarà quello di cercare soluzioni condivise pur nella diversità di vedute,gli spazi di partecipazione e rappesanza sono tuti aperti affinché ci sia pari dignità per tutti, il congresso non chiude niente, apre una nuova fase, chi si sente responsabile, ma sopratutto chi ha responsabilità aiuti questo percorso, l'unico valore aggiungo è l'unità Sono dispiaciuto per il fatto che l'avvocato Pandolfo abbia ritirato la canditura , bisogna avere sempre fiducia degli organi statuari del partito ai quali si ricorre quando si ritiene che ci siano irregolarità, non si abbandona il campo della competizione in via preventiva..poiché se le ragioni non vengono riconosciute vuol dire che ci si è sottratti alla competizione per altre motivi che stanno più nei numeri che nel mancato dibattito. Ringrazio i 186 iscritti al pd per il loro sostegno, la commissione di garanzia e il garante del congresso che hanno vigialito con assolta solerzia sul regolare svolgimento del congresso".

Il Comitato “INSIEME – L’Unità" che ha appoggiato Gregorio Gallello afferma che: "La verità sul congresso provinciale del Partito Democratico sta nei numeri. E i numeri sono la risposta più netta all’indecorosa campagna condotta dal candidato Francesco Pitaro. Gregorio Gallello: 79,54% – Francesco Pitaro: 13,91% - Bianche/Nulle 6,55%. Oggi si vota negli ultimi quattro circoli, ma la vittoria è già matematicamente definita: Gregorio Gallello è il nuovo Segretario della Federazione del Partito Democratico di Catanzaro. Tutto il resto è una narrazione distorta e strumentale, costruita da chi ha subito una sconfitta bruciante e ora tenta di offuscare l’esito limpido e democratico del congresso. Accuse infondate, vittimismo di comodo e mistificazione della realtà: un copione che si è concluso con un epilogo indecoroso, lontano anni luce da qualsiasi senso della dignità politica: la fuga".

"Il congresso avrebbe dovuto rappresentare un momento alto di partecipazione e confronto. Se si sceglie di appartenere a una comunità politica, devono prevalere il senso di responsabilità sulla logica della rivalsa, la compostezza sul rancore, il rispetto sulla pretesa. Abbiamo scelto fin qui il silenzio, per non partecipare a polemiche sterili e per sottrarci a logiche tossiche che rischiavano di danneggiare un’intera comunità. Ma ora è doveroso ristabilire la verità dei fatti. Fin dall’inizio, Francesco Pitaro ha scelto di muoversi in aperto contrasto con le più elementari regole della civiltà politica. La sua non è mai stata una candidatura animata dallo spirito di confronto o dalla volontà di arricchire il dibattito interno al Partito Democratico. Al contrario, ha impostato l’intero percorso congressuale come uno scontro personale, privo di visione e alimentato da logiche divisive e strumentali. Ha inteso ricorrere sistematicamente alla stampa per denunciare presunti vizi o “manovre oscure”, senza prove concrete, danneggiando l’immagine del partito, anziché affidarsi - come abbiamo fatto noi - con rispetto e fiducia agli organi di garanzia interne".

"Ma è bene partire dall’inizio. Quando ormai si profilava una convergenza ampia e condivisa sul nome di Gregorio Gallello — figura capace di tenere insieme sensibilità diverse all’interno del Partito — Francesco Pitaro, in cambio di un suo ritiro, ha avanzato a vari esponenti del partito richieste che non portavano che risultare irricevibili: pretendeva di indicare la presidenza del partito, un terzo della segreteria, un terzo della direzione e un terzo dell’assemblea. Al legittimo rifiuto delle sue richieste — Pitaro ha reagito a mezzo social accusando la candidatura di Gregorio Gallello di essere “calata dall’alto”, quando in realtà aveva appena tentato di mercanteggiare posti e ruoli. Nel giorno stabilito per la consegna delle candidature, la sua è stata depositata con gravi irregolarità, come certificato dalla Commissione Provinciale di Garanzia, che ha dovuto convocare il suo mandatario per sanare errori formali evidenti. Emblematico che lo stesso Pitaro comparisse come sottoscrittore della propria candidatura: un dettaglio che racconta molto della fragilità del consenso reale su cui poteva contare. Sempre in un’ottica di scontro e con un comportamento irresponsabile e irrispettoso verso il Partito, Pitaro ha diffuso un comunicato stampa che mistificava la realtà, rivendicando falsamente l’accoglimento di un suo ricorso in merito alla vicenda del circolo di Maida. In realtà, il provvedimento ufficiale della Commissione Regionale di Garanzia parla chiaro: il ricorso da lui presentato è stato dichiarato “inammissibile, oltre che infondato nel merito”. La riammissione del circolo di Maida al voto è avvenuta per motivazioni puntualmente e diligentemente esplicitate dall’organismo competente, del tutto indipendenti e slegate dall’azione di Pitaro".

"E poi è arrivato il voto. E con esso, la verità. Il primo giorno 27 giugno, in 10 circoli territoriali, Gallello ottiene l’81,79%, Pitaro si ferma al 10,71%.
A Catanzaro, la sua città, raccoglie appena 81 voti (34,03%) contro i 155 di Gallello (65,13%), con 2 schede bianche. Nel seggio di Catanzaro Centro, Francesco Pitaro ha tenuto un comportamento del tutto inaccettabile, stazionando per ore all’ingresso e interagendo con gli iscritti in modo pressante e fazioso, nel tentativo evidente di orientare il voto. Un atteggiamento che ha generato disagio e tensione, tanto da richiedere l’intervento della Commissione di Garanzia, che – a seguito di numerose segnalazioni – ha intimato, tramite il suo mandatario, l’immediato allontanamento. Il giorno successivo, 28 giugno, si è votato in altri 14 circoli, tra cui Lamezia Terme, uno dei più rilevanti della provincia. Anche lì, il risultato del secondo giorno è stato chiaro, netto, inequivocabile: Gregorio Gallello 85,44% - Francesco Pitaro 5,70% - Bianche/Nulle 8,86%. A quel punto, di fronte all’evidenza di un esito impietoso, Pitaro ha annunciato il proprio ritiro. Ma non si è trattato, come ha cercato di raccontare, di una scelta libera e consapevole, di chi “scende dalla giostra”. Al contrario: è stata una vera e propria fuga politica di fronte alla realtà dei fatti e alla volontà democratica degli iscritti. Un gesto che, anziché chiudere con dignità un confronto congressuale, ha confermato l’assenza di un autentico senso di responsabilità verso la comunità del Partito Democratico. Pitaro, insomma, ha esasperato i toni dello scontro, trasformando il congresso in una guerra personale, trascinando con sé amministratori e militanti in un clima avvelenato, guidato più da rancori e logiche estranee alla cultura democratica che da un autentico confronto politico".

"Ha promosso il tesseramento di persone del tutto estranee alla vita del Partito — alcune delle quali da lui stesso assistite legalmente — al punto che, in sede di voto, c’è stato persino chi ha chiesto candidamente “per cosa si stesse votando”, dimostrando di trovarsi nella sede cittadina del secondo partito d’Italia senza averne piena contezza. Un episodio emblematico, che parla da sé. Tutto questo ha lasciato una ferita nel Partito Democratico. Una ferita che ci ricorda quanto possa essere pericoloso ridurre il confronto democratico a propaganda personale, disinformazione e delegittimazione sistematica dell’altro. Ma accanto a questa deriva, esiste anche un’altra verità. Ed è una verità fatta di impegno, radicamento e prospettiva. È la verità di Gregorio Gallello e della nostra mozione: una proposta credibile, che ha ottenuto un consenso larghissimo perché fondata sulla volontà di unire e su un autentico spirito di servizio alla comunità democratica. Gregorio Gallello sarà il volto e la guida di un Partito Democratico che vuole ricucire, non lacerare. Costruire, non distruggere. Unire, non dividere.
Un partito che intende tornare a essere una comunità politica vera, radicata, plurale e aperta. Capace di ascoltare ma anche di decidere; di rappresentare ma anche di guidare. Da lunedì, questa responsabilità ci chiama al lavoro. Il Partito Democratico deve tornare a essere la casa di tutte e di tutti: rispettosa delle differenze, ma unita da una visione comune e dalla volontà di servire il bene della Calabria. Chi ha scelto la via dello scontro dovrà assumersi la responsabilità delle proprie scelte. Noi, invece, continueremo a costruire. Con pazienza, determinazione e senso del dovere. Perché questo è ciò che ci chiedono le iscritte e gli iscritti. Questo è ciò che merita la nostra comunità. Questo è ciò che faremo".

Nella giornata di ieri a seguito della situazione che si era generata all’interno del congresso Antonio Pandolfo aveva precisato che: “Mi viene da più parti riferito che esponenti della mozione avversaria al congresso, dopo il ritiro della mia candidatura starebbero facendo circolare la voce, falsa, che sarebbe stato tutto un “progetto orchestrato a tavolino” per ottenere non so quale risultato e che quindi sarei andato lì stamattina a fare una specie di recita. Rimango francamente sbalordito da una simile narrazione, e dato il profondo dispiacere che mi pervade dopo i fatti di oggi, ho preferito non approfondire su chi sarebbero gli autori di simili illazioni” è quanto afferma in una nota Antonio Pandolfo.

“Devo pertanto ribadire, e nella maniera più categorica, che una simile ricostruzione non corrisponde a verità ed è destituita di qualsiasi fondamento. Questa mattina data la situazione che si era venuta a creare, con l’impossibilità di svolgere il congresso in una maniera corretta e finanche di avviare il dibattito congressuale, ho ritenuto insieme ai compagni che hanno sostenuto la mia candidatura che non sussistessero le condizioni minime per proseguire.  Sentirmi accusato del fatto che avrei preso parte ad una sorta di messa in scena aggiunge al dispiacere per i fatti di oggi e per le modalità cui si è arrivati a questo congresso (le richieste di rinvio inascoltate, la convocazione improvvisa i tempi per il dibattito ridotti al minino) un ulteriore carico di amarezza.  Non intendo perciò replicare, ulteriormente, ad affermazioni su di un fantomatico piano preordinato, semplicemente, perché le stesse non corrispondono a verità.  Sarà eventualmente compito degli organismi competenti valutare se tutto si è svolto in maniera regolare”.

Mentre per Francesco Grandinetti già presidente Partito Democratico Lamezia Terme “La situazione che si è venuta a creare nei vari congressi del Partito Democratico in Calabria è ormai insostenibile e dimostra in modo inequivocabile l’inadeguatezza dell’attuale segretario regionale, Nicola Irto. L’assenza di confronto, la gestione verticistica e autoreferenziale, l’indifferenza verso i territori e i circoli locali – considerati solo in chiave elettoralistica – hanno progressivamente allontanato il partito dalla sua base e dai cittadini. Irto ha autorizzato la convocazione dei congressi regionali, comunali e provinciali nel pieno della campagna elettorale, come avvenuto a Lamezia Terme e Rende, dove si è persino candidato da solo alla segreteria regionale, raccogliendo le firme per sé stesso. Ha imposto la celebrazione del congresso comunale di Lamezia Terme a pochi giorni dal ballottaggio, ignorando le richieste di rinvio e dimostrando così una totale disconnessione rispetto alle esigenze del territorio e della comunità democratica”.

“Eppure, nonostante tutto, il Partito Democratico è risultato il primo partito alle elezioni comunali, grazie all’impegno di questi anni di molti. Ma invece di valorizzare questo risultato e avviare un percorso condiviso, si è preferito calare dall’alto un congresso già definito a tavolino con spartizioni tra cariche provinciali e comunali, escludendo nuovamente tutte le anime del partito. Questa gestione, evidentemente finalizzata a garantire posizioni personali – e di pochi amici e amiche – in Regione o in Parlamento, ha di fatto spento ogni spazio di dialogo e partecipazione. Anche chi, come me, ha più volte tentato un confronto diretto – in qualità di presidente di uno dei  circoli più grandi della Calabria  commissariato da Irto stesso – si è trovato di fronte a un silenzio assordante. Un atteggiamento che suona come un “chi sei tu?”, rivolto a chi vive e lavora quotidianamente sul territorio”.

“Caro Irto, forse lo pensi anche oggi che mi rivolgo alla segretaria nazionale per chiedere formalmente il commissariamento della segreteria regionale. Ma è bene ricordarti che io faccio politica gratuitamente, senza incarichi garantiti da alcun partito, e che ho raccolto migliaia di consensi con l’impegno e la presenza sul territorio. In questi anni abbiamo tenuto in piedi il partito a Lamezia senza ricevere alcun sostegno economico, nonostante le centinaia di tessere regolarmente sottoscritte. La politica deve tornare in mano ai cittadini, non restare appannaggio di logiche di potere autoreferenziali. Il PD non può diventare il partito delle tessere gonfiate. Se fosse solo una questione di numeri, potremmo anche noi produrne a migliaia. Ma abbiamo scelto di non farlo, e soprattutto non abbiamo avuto segretari provinciali compiacenti – come il segretario Giampà – pronti a sfornare tessere cartacee per ribaltare maggioranze legittimamente costituite da iscritti online, come previsto dal regolamento. Di fronte a questo scenario, serve un atto forte e risolutivo. Chiediamo alla segretaria nazionale Elly Schlein di intervenire immediatamente, azzerando la segreteria regionale e avviando un commissariamento serio, che apra una nuova fase per il PD calabrese. Una fase davvero partecipata, fondata sul confronto, sulla trasparenza e sul protagonismo dei territori, dei giovani, dei militanti”.

“Chi ha a cuore il Partito Democratico ha il dovere di dire la verità: Nicola Irto non è più il garante di un partito aperto e democratico. Tessere fantasma, congressi pilotati, accordi sottobanco per garantirsi future candidature regionali e nazionali: questo è il quadro. Serve un azzeramento immediato e la riorganizzazione dei congressi, con regole chiare, che escludano la possibilità per chi guida una segreteria regionale di candidarsi alle elezioni contemporanee elezioni. È tempo di voltare pagina, per il bene del PD e della Calabria. Non ho lasciato il mio movimento civico per subire ingiustizie, per accettare ordini calati dall’alto o per assistere in silenzio all’occupazione contemporanea di ruoli istituzionali e partitici da parte delle stesse persone. Rivolgo un appello a tutti i militanti e simpatizzanti del Partito Democratico: abbiate coraggio. Non abbiate paura di chiedere giustizia, verità, partecipazione. Cambiare si può. Cambiare si deve”.

© RIPRODUZIONE RISERVATA