Al teatro Costabile il film “Francesca e Giovanni” con il lametino Leòn Muraca: “Una storia che merita memoria”

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Lamezia Terme - Sarà fra i protagonisti del film “Francesca e Giovanni”, in programmazione da martedì 3 giugno al Teatro Costabile di Sambiase, il giovane attore lametino Leòn Muraca, attualmente residente a Roma, che a soli ventidue anni si è da poco aggiudicato un Nastro d’Argento, e racconta in un’intervista esclusiva il suo personaggio, Dino, un ragazzo difficile proveniente da un contesto di mafia, ma anche la sua carriera e i suoi progetti per il futuro. Il tutto a partire da questo suo ultimo lavoro, che ripercorre la storia di Giovanni Falcone e Francesca Morvillo con focus particolare sulla figura della moglie del magistrato siciliano, la quale con lui morì nel tragico attentato del ’92, di cui è stato da poco celebrato l’anniversario.

Cosa ha rappresentato per te, dal punto di vista professionale ma anche umano, l’esperienza del film “Francesca e Giovanni”?

"Per quanto mi riguarda, ho avuto a che fare con un evento storico davvero importante. La storia di Francesca Morvillo troppo spesso non viene ricordata, ma parliamo di una fra le prime donne italiana a iscriversi a Legge, laureata con il massimo dei voti, una delle prime a diventare Magistrato e Sostituto Procuratore, e sfortunatamente anche una delle prime donne uccise dalla mafia. Lavorare su questo film è stata una sfida, non essendo siciliano: sicuramente dal punto di vista lessicale, ma anche proprio sul piano del background storico della vicenda. Per la costruzione del personaggio ho ascoltato canti siciliani, ho guardato film, e ho cercato di trovare una parte grezza per Dino: alla fine è un ragazzo di 15 anni che ancora non sa chi e cos’è, lo sta scoprendo, e anche io l’ho scoperto piano piano; senza mai sovrastrutturare il tutto. Ha rappresentato una crescita artistica e personale: senza tutta la ricerca dietro, non ci sarebbe Dino".     

Tu sei molto giovane ma la tua carriera ti ha già regalato molte soddisfazioni – una per tutte il Nastro d’Argento. Qual è stato, come attore, il tuo percorso? Ha comportato dei sacrifici? Consiglieresti questa strada ad altri giovani come te?

"Il percorso non finisce mai, non smetti mai di studiare, di migliorarti, c’è sempre da imparare qualcosa e a volte assimili di più in un’azione che può sembrare insignificante che fermandoti all’idea iniziale: il punto di vista può cambiare tutto. Ho cominciato a fare teatro alla fine delle elementari e da lì non ho mai smesso, ho lavorato con il “teatro delle albe” di Ravenna per poi trasferirmi a Roma dove ho frequentato un'accademia e diversi workshop attoriali, i più belli con Michael Margotta e Danny Lemmo, membri onorari dell’Actor Studio e persone sognanti in un mondo ormai troppo grigio. I sacrifici fanno parte di questo mestiere, sono fondamentali a farti crescere, la carriera è un sali e scendi e sacrificarti ti fa apprezzare di più le cose che fai dopo. A nessuno fa piacere, certo, ma anch’io sto pian piano riconoscendone l’importanza. Non mi prendo la responsabilità di consigliare questa strada (ci sto da troppo poco per fare il saggio). Ѐ una strada tortuosa, piena di gente che sgomita, piena di contraddizioni, ma è anche una strada di meraviglia, che ti può dare la possibilità di vivere in qualsiasi luogo e epoca, di metterti nei panni degli altri – per citare Elio Germano, ‘’Se riuscissimo a metterci nei panni degli altri non avremmo bisogno di regole". Ѐ un mestiere che insegna l’empatia, che fa riscoprire l'importanza della parola e come usarla: se pure la consiglio, bisogna sapere che è una strada che richiede tenacia e convinzione".

Qual è il tuo rapporto con la terra delle tue origini? Torni volentieri in Calabria? Cosa provi quando pensi che la tua carriera ti porterà stabilmente lontano da qui?

Quando penso alla Calabria mi amareggio un po’: è una terra che ha veramente tanto da offrire, ma a volte non riusciamo a far fruttare ciò che abbiamo. Io sono un po’ strano, quando torno mi manca il frastuono, la vita veloce che ho a Roma, e quando sto a Roma rimpiango i silenzi magici che mi regala la mia terra, la natura, l’arte della lentezza. Purtroppo sapevo già che la mia scelta mi avrebbe portato fuori, a 18 anni mi sono trasferito senza sapere ancora bene cosa e come farlo, ma sapevo che il fermento era giusto: a volte l’ambiente che ti circonda ti cambia inconsciamente, ma so che ci sono belle realtà già nate e che stanno nascendo anche in Calabria, e questo mi fa un enorme piacere. Inoltre la Calabria Film Commission si sta muovendo veramente bene.

Dopo questo film, quali sono i tuoi progetti per il futuro? Come attore hai anche dei sogni nel cassetto?

"Ho un film in uscita a giugno della regia di Fabrizio Maria Cortese, ‘’Poveri noi’’, e sono in lavorazione su un'opera prima di Cristiana Ducci. Delle altre cose non ne parlo, gli attori sono inspiegabilmente e universalmente scaramantici. Sogni nel cassetto: vorrei poter dire di vivere della mia arte, spaziare fra commedia e dramma, ma anche fra canto, disegno, fotografia – tutto quello che si può definire arte mi affascina. Poi, ovviamente, i grandi sogni non si possono dire". 

Giulia De Sensi

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