Lamezia Terme - In una lettera aperta al Sindaco di Lamezia e al Comandante della Stazione dei Carabinieri, Fiore Isabella rende noto di aver posto alla loro attenzione una problematica segnalata al Tribunale per i Diritti del Malato di Lamezia Terme da una concittadina.
“Sono trascorsi 47 giorni e l'unica traccia che mi rimane di quella PEC è il messaggio di consegna alla Vostra casella di destinazione; troppo poco per registrare un Vostro istituzionale interesse per una vicenda alquanto delicata che, come educatore e non solo come responsabile del Tribunale per i diritti del malato di Lamezia Terme, mi provoca, un sentimento di forte turbamento e di dolorosa impotenza. Protagonista di questa vicenda è una mamma lametina, vedova da alcuni anni, che vive dal sola col proprio figlio portatore di patologie estremamente serie tra cui "disturbi dello spettro autistico". La signora, da tempo e con sistematica frequenza, si rivolge allo scrivente, in qualità di responsabile del Tribunale per i Diritti del Malato, per lamentare continue provocazioni da parte di alcuni vicini, fatte, a suo dire, di minacce ed ingiurie finalizzate a colpire la sua dignità e la tranquillità del proprio figlio. Nell'ammettere che difficilmente la percezione del disagio ambientale di una mamma, provata da una condizione di estrema fragilità, assume carattere penalmente rilevante, resta il fatto che tale condizione incide, di fatto e pesantemente, sulla vita di una famiglia estremamente fragile con un ragazzo disabile che avrebbe bisogno di un clima familiare sereno ed anche di un vicinato più comprensivo e meno rissoso. Io credo che, in casi come questo, un sindaco debba attivare gli strumenti previsti dalla sua funzione d'istituto, come atti deliberativi e servizi sociali attenti e tempestivi; Allo stesso modo, un comandante dell'arma dei carabinieri debba utilizzare le sue risorse non solo per indagare sui veri o presunti responsabili di delitti compiuti, ma prodigarsi, in una una dimensione di responsabilità sociale, perché i conflitti si risolvano prima dell'irreparabile”.
Infine evidenzia “con questo mio intervento non vi chiedo di aggiungere qualche vostra pagina al capitolo sempre aperto del libro Cuore, né di trasformare il municipio o una caserma in accademie di Scienze dell'Educazione. Anche se tale prospettiva futuristica, destando quantomeno l'attenzione di tutti e non solo del volenteroso Tribunale per i Diritti del Malato, aiuterebbe la Signora col figlio con disturbi dello Spettro autistico a non sentirsi più sola, e alcuni vicini ad essere più solidali e meno strafottenti. Servirebbe soprattutto alle istituzioni perché si facciano più prossimi ai problemi dei cittadini fragili, senza ovviamente la pretesa di trasformare un sindaco o un carabiniere in Edmondo De Amicis o in Don Lorenzo Milani”.
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