Catanzaro - “Fu vittima consacrata del truce nazista. E’ ancor più grande, perché oscuro samaritano dell’ultima plebe”: questi quattro versi presentano in modo lapidario ma efficace la figura di don Pietro Pappagallo, il prete condannato a morte e giustiziato il 24 marzo 1944 alle Fosse Ardeatine, quando per folle ordine di Hitler vennero massacrati 335 italiani senza colpe. Tra questi, nei quali figuravano anche quattro calabresi, era presente anche costui, uomo mite e generoso, che dedicò l’intera esistenza al servizio per il prossimo, fino al gesto estremo di morire per gli altri. Don Pappagallo, pugliese di nascita, era divenuto nel 1924 vice-rettore del Seminario Regionale “S. Pio X”, proprio il luogo in cui si è tenuto mercoledì pomeriggio l’incontro commemorativo, all’interno dell’aula polifunzionale, organizzato dall’Istituto Teologico Calabro, diretto dal prof. Don Vincenzo Lopasso, dall’Arcidiocesi metropolitana di Catanzaro-Squillace e dal Seminario medesimo.
Il numeroso pubblico, religioso e civile, tra cui erano presenti anche S.E. mons. Antonio Cantisani, S.E. mons. Domenico Graziani dell’Arcidiocesi di Crotone-Santa Severina, e la dr.ssa Celestino, vicesindaco di Catanzaro, si è riunito in questa circostanza al fine di celebrare la sua persona e ricordarne le gesta. “Perché ricordare è anche un sentimento di gratitudine”, come ha affermato il rettore del Seminario, mons. Vincenzo Scaturchio, affiancato al tavolo dei relatori da don Antonio Bonvenuto, direttore dell’Istituto di Scienze Religiose, e dal prof. Pietro Emidio Commodaro, docente emerito di Storia della Chiesa, il quale ha narrato dettagliatamente una delle vicende più amare del ‘900 italiano, nella quale si è inserito anche don Pappagallo, che ebbe un importante ruolo nel salvare la vita del suo prossimo, come il buon Samaritano dell’omonima parabola. Insomma, come è scaturito dall’incontro e dalle parole, ricche di commozione, dei presenti, “noi viviamo in un tempo lontano e diverso dalle Fosse Ardeatine, con altri problemi e preoccupazioni, ma ciò che conta è che l’attenzione all’humanum deve rimanere sempre altissima, incentrata sui veri valori della nostra umanità”.
M.L.
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