Lamezia Terme - "Congrua e non illogica - come tale, incensurabile - è la disamina svolta dai giudici di appello in merito all'individuazione e all'identificazione di Gallo quale autore dell'omicidio". scriverlo sono i giudici della prima sezione della Corte di Cassazione (presidente Monica Boni, giudice relatore Vincenzo Siani) nelle trenta pagine che racchiudono le motivazioni alla sentenza di condanna definitiva per Marco Gallo ritenuto colpevole dell'omicidio di Gregorio Mezzatesta, avvenuto a Catanzaro il 24 giugno del 2017. I magistrati della Suprema corte, che hanno dunque confermato la condanna all'ergastolo emessa in secondo grado dalla corte d'appello di Catanzaro, ripercorrono le varie fasi processuali che ha visto imputato Gallo, soffermandosi sui motivi che hanno spinto i legali Francesco Siclari e Antonello Mancuso a presentare ricorso di Cassazione contro la condanna all'ergastolo; spiegano i motivi per cui le richieste dei difensori devono considerarsi "irricevibili e perché - al contrario - va confermata in toto la sentenza di secondo grado emessa a Catanzaro". Lunghi tratti delle motivazioni sono dedicati all'uso di alcuni elementi probatori, dalle immagini della videosorveglianza all'accesso all'account mail del condannato, per poi arrivare alla conclusione del rigetto del ricorso. Per Gallo si tratta della terza condanna all'ergastolo, dopo quella relativa all'omicidio del fruttivendolo Francesco Berlingieri, ucciso davanti al suo negozio in via Fiume a Lamezia il 19 gennaio 2017, e dell'avvocato Francesco Pagliuso, freddato davanti casa sua il 9 agosto del 2016. Mezzatesta era un dipendente delle Ferrovie della Calabria, ucciso in via Milano, a Catanzaro al suo arrivo sul luogo di lavoro. Era il fratello di Domenico Mezzatesta, l'uomo che nel gennaio del 2013 con il figlio Giovanni si rese responsabile del duplice omicidio nel “bar del Reventino” a Decollatura di Francesco Iannazzo e Giovanni Vescio.
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