“Amuri Luci”, la Sicilia di Carmen Consoli incanta il “Rendano” di Cosenza

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Cosenza - “La vita è un giorno da ricordare, un anno in più nel bene e nel male”. Giorni e anni che non sembrano affatto passati da quando Carmen Consoli debuttò con “Quello che sento”, primo singolo presentato anche a Sanremo Giovani nel 1995, passe-partout per l’exploit, tra le Nuove Proposte dell’edizione successiva, di “Amore di Plastica”, scritta a quattro mani con Mario Venuti, autentico spartiacque della sua carriera. Eppure, da allora, di anni ne sono trascorsi ben trenta, periodo che ha visto la “Cantantessa” catanese affermarsi come punto di riferimento assoluto per tutto il cantautorato femminile italiano, guadagnando anche prestigiosi traguardi internazionali. Merito di un approccio mai convenzionale, a partire da una timbrica riconoscibilissima, che nel tempo l’ha portata a misurarsi con successo con molteplici stili, fino a tributare, nel 2024, un doveroso omaggio alla sua amata terra con “Terra ca nun senti”, progetto di valorizzazione degli strumenti e del patrimonio musicale siciliano.

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Un’operazione replicata, in modo del tutto inedito, nel successivo album in studio, “Amuri Luci”, ultima fatica discografica presentata, ieri sera, anche al Teatro Rendano di Cosenza, evento di apertura della stagione 2025/206 della rassegna “L’Altro Teatro”, curata da Gianluigi Fabiano. La performance, strutturata in due atti fedeli all’impostazione prettamente teatrale del tour, si è rivelata un’esperienza in grado di trascendere il semplice concetto di live, trasportando gli spettatori in un viaggio visivo e metaforico tra miti, leggende e tutto ciò che concerne il folklore di una realtà legata a doppio filo all’identità dell’artista. È quanto accade soprattutto nel primo set, incentrato sull’esecuzione integrale dell’album, impreziosita da visual dal forte impatto a corredo di brani ricchi di simbolismo e magia, raccontati con piglio da cantora, rigorosamente in dialetto, da una Consoli quanto mai ipnotica. L’album è anche frutto di una minuziosa ricerca filologica mirata a scandagliare ogni aspetto della tradizione sicula, anzitutto sonora, proiettata in una dimensione più moderna dalla contaminazione con una squillante Rickenbacker 12 corde, emblema di un altro tipo di folk, quello americano di stampo Byrds, e featuring contemporanei (Mahmood per “La Terra di Hamdis” e Jovanotti per l’inno alla ribellione di “Parru cu tia”) riproposti virtualmente da proiezioni quasi astratte.

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Nonostante la veste insolita e ambiziosa, la prima parte del concerto è stata comunque accolta con calore da un pubblico ben consapevole di trovarsi di fronte a un’artista fuori dagli schemi, sempre più immersa nei retaggi culturali della sua terra. “Amuri Luci” rappresenta però anche il primo capitolo di una trilogia con cui esplorare le tre principali anime che hanno definito la sua idea di musica: le radici mediterranee e linguistiche, per l’appunto, il rock e il cantautorato. E proprio a questi ultimi due volti di Carmen Consoli è dedicato il secondo atto, caratterizzato, dopo un breve intervallo, da un repentino cambio di abiti, scenografia e, soprattutto, sonorità.

Tanti i classici della sua discografia ripescati nel corso del set, alcuni, per sua stessa ammissione, suonati anche poco negli ultimi anni: da “Ottobre” a “Qualcosa di me che non ti aspetti”, da “Orfeo” ad “Amore di plastica”, passando per l’acclamato encore “Blunotte” e “A’ Finestra”, gioiosa baraonda finale a chiudere un segmento piuttosto generoso nel ripercorrere gli highlights della sua carriera. Molto sentita, in particolare, la mini sezione acustica affidata a “L’ultimo bacio”, “Parole di burro” e “In bianco e nero”, eseguite senza soluzione di continuità in solitaria: soltanto lei, la sua voce, la sua chitarra e il suo pubblico, per un momento intimo destinato a rimanere scolpito nel cuore e nei ricordi di chi ha avuto la fortuna di assistere a un live semplicemente magico. Perché, poco da fare, la tappa calabrese dell’ “Amuri Luci Tour” non ha fatto altro che confermare lo status di una delle cantautrici più interessanti e apprezzate della sua generazione: un viaggio ancestrale nella carriera di un’artista “per niente stanca” di reinventarsi costantemente, senza mai perdere la propria identità e il legame con le sue radici. Una “piccola magia” firmata Carmen Consoli. 

Francesco Sacco

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