Nocera Terinese – "Il romanzo 'Il Maresciallo di Mileto' ha ricevuto, l’autorevole placet del Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri, il Generale di Corpo d’Armata Salvatore Luongo. Un segnale importante che premia un’opera capace di unire ricerca storica, narrativa e memoria collettiva". A darne notizia, durante la presentazione che si è tenuta nella cornice del Villaggio del Golfo, è stato il Tenente Colonnello Antonio Strangis, presidente dell’ANC di Lamezia Terme.
Il libro, scritto dal giornalista lametino Fernando Giacomo Isabella, edito da Scatole Parlanti, fanno sapere "nasce da un documento autentico del 1947: il libretto delle perlustrazioni redatto dal comandante della stazione dei carabinieri di Mileto, un vero e proprio diario quotidiano della caserma con l’indicazione del tipo di servizio, dei nomi, del numero dei militari impiegati, degli orari, dei luoghi, del timbro e della firma del maresciallo. Dalle pagine del documento emerge che, tra ottobre e dicembre del 1947, i carabinieri di Mileto furono impegnati nella caccia a un latitante. Lo scrittore ha intrecciato alla realtà un elemento di finzione: l’uccisione di una bambina".
Per il Presidente dell’Associazione Nazionale Carabinieri di Lamezia Terme, “in questo libro c’è un po’ di fantasia, ma l’autore non ha inventato il protagonista: il maresciallo Corso ha semplicemente dato un nome diverso al vero comandante della stazione, per una forma di rispetto. Vi confesso che, alla prima lettura, mi sono emozionato: i luoghi descritti esistono davvero e mi hanno riportato indietro nel tempo, nei posti che ho conosciuto bene per ragioni di servizio. Questo è un libro che merita di essere letto a qualsiasi livello, perché non bisogna essere militari per comprendere l’importanza di questa Istituzione secolare, che dal 1814 protegge e tutela il popolo italiano”.
Vincenzo Cimellaro, studioso di storia locale, ha sottolineato che “l’opera è permeata da un’aurea di rispetto e di affetto verso l’Arma dei Carabinieri. Si concentra su un periodo ben preciso: l’autunno del 1947, un’epoca in cui Mileto faticava a riprendere una vita normale. L’antica città normanna rappresenta, comunque, un centro di straordinaria importanza per la storia calabrese: basti pensare al legame con Ruggero I d’Altavilla, che la scelse come luogo di sepoltura per sé e per la prima moglie, Giuditta d’Evreux, ed affidò l’incarico di abbellire la cattedrale all’abate Roberto di Grandmesnil, lo stesso che curò anche l’Abbazia Benedettina di Sant’Eufemia”.
Il docente di storia, Francesco Mastroianni, ha aggiunto che nel libro ”si ricordano mestieri e abitudini ormai scomparsi, che a stento la memoria collettiva conserva. I carabinieri ne sono i protagonisti principali, all’interno di una storia che si sviluppa in 38 giorni, segnata da un delitto avvenuto in un periodo particolare: quando la luna era visibile anche di giorno, fenomeno che la tradizione popolare interpreta come presagio di sventura. Il romanzo affronta anche temi di grande attualità, come l’uso distorto della stampa, ben rappresentato dal Capitano Morisi, abile nel piegare il servilismo giornalistico a proprio vantaggio”.
L’autore ha spiegato che “il protagonista e gli altri militari impegnati nelle indagini sono ispirati a persone realmente esistite, uomini che hanno servito il Paese con dedizione e sacrificio. Senza il libretto delle perlustrazioni e senza il fondamentale supporto di mio padre indispensabile per comprendere la vita, il pensiero e il senso del dovere di un carabiniere, non avrei mai scritto questo romanzo. Questa storia è nata un po’ per caso, ma spero che rimanga in chi la scoprirà per scelta, lasciando un ricordo ricco di emozioni”.
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