Lamezia, Corteo Pro Palestina: “Lottiamo per rompere un muro d’indifferenza e per l’interruzione della vendita di armi a Israele”

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Lamezia Terme - Bandiere della pace, striscioni scritti a mano, cartelli di protesta contro il governo e slogan urlati a squarciagola: avanza così il corteo organizzato dal Comitato Lamezia per la Palestina, cui hanno aderito una moltitudine di associazioni, movimenti e singoli cittadini, che in gruppo hanno marciato da piazza Mazzini a via Carducci, fino alla Madonnina e poi alla Cattedrale, per gridare il proprio dissenso contro l’occupazione israeliana di Gaza, il blocco della Global Sumud Flotilla e il genocidio in atto.

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“Si tratta di un corteo simbolico, a causa dei comizi elettorali in atto”, spiega Santino Piccoli del collettivo Addunati, uno degli organizzatori che insieme ai rappresentanti del sindacato Usb, è riuscito a portare in piazza diverse centinaia di persone. “Per noi è un segno importante” continua Piccoli, “che si lega alla mobilitazione generale in atto nel nostro paese, la quale ha coinvolto ad oggi in totale circa un milione di persone scese a manifestare per Gaza, con la partecipazione di tutti i comparti lavorativi. Anche in Calabria c’è stata un’ottima risposta, sia a Cosenza che a Reggio, e pure in piccoli centri come Soveria Mannelli, dove c’è stato un presidio di sanitari davanti l’ospedale. Chiudiamo con oggi una settimana di proteste pacifiche, e stasera si parte per Roma per partecipare alla manifestazione nazionale”. “Siamo qui per esprimere solidarietà e per sentire che c’è ancora un po’ di umanità nella gente”, dice un gruppo di giovani manifestanti, “Oltretutto crediamo che questa terribile situazione, oltre a rompere un muro d’indifferenza, stia risvegliando un senso di coscienza di classe e di coscienza politica”.

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“In realtà, è vero che dopo tutto questo la percezione dello Stato d’Israele a livello mondiale è cambiata”, dice Piccoli a questo proposito, “soprattutto a livello di opinione pubblica. Ci sono state manifestazioni a Ginevra, a Parigi, in Turchia, a Città del Messico. Ci auguriamo che la forte attenzione mediatica sulla Flotilla e sul blocco navale, che ha messo in pericolo attivisti provenienti da oltre 40 paesi, a livello di conseguenze sul piano internazionale, serva spingere i governi a rompere gli accordi commerciali, militari, politici con Israele, a bloccare la vendita di armi, e a riconoscere lo Stato di Palestina. Speriamo questo possa accadere presto anche in Italia”

Giulia De Sensi

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