A Soveria Mannelli Enzo Ciconte presenta libro su religione e mafia

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Soveria Mannelli - Mercoledì 24 settembre, alle 21, il salone del Santuario della Madonna di Fatima a Soveria Mannelli ospiterà l’incontro “San Michele è il patrono dei mafiosi? Devozione dei cattolici e mafia. Il perché di un grande inganno”, con la partecipazione di Enzo Ciconte, tra i massimi esperti italiani di criminalità organizzata. L’iniziativa, promossa dall’arcipretura di Soveria Mannelli in collaborazione con la casa editrice Rubbettino, rientra nelle celebrazioni dedicate a San Michele Arcangelo.

Il cuore dell’incontro è un tema tanto delicato quanto attuale: "la strumentalizzazione della religione da parte della ’ndrangheta". Ciconte, che ha dedicato decenni di studi ai riti e ai codici mafiosi, mostra come "la falsa devozione degli affiliati – fatta di santini bruciati, giuramenti su immagini sacre ed evocazioni di San Michele come protettore – sia in realtà un inganno. Un linguaggio simbolico, non semplice folklore, costruito per cercare prestigio e legittimazione sociale. Generazioni di giovani vi si sono lasciate attrarre, convinte di entrare in un’élite rispettata, salvo ritrovarsi imprigionate in una spirale criminale".

Originario di Soriano Calabro, docente di Storia delle mafie italiane all’Università di Pavia e già consulente della Commissione parlamentare antimafia, Enzo Ciconte ha contribuito in modo decisivo alla conoscenza delle mafie italiane. A partire da ’Ndrangheta dall’Unità a oggi, primo studio storico complessivo sulla criminalità calabrese, ha firmato numerosi volumi di riferimento. Con Rubbettino ha pubblicato titoli fondamentali come Storia criminale. La resistibile ascesa di Mafia, ’Ndrangheta e Camorra dall’Ottocento ai giorni nostri, ‘Ndrangheta, ‘Ndrangheta padana, Politici e malandrini, Riti criminali e molti altri.

Le sue ricerche dimostrano come "la ’ndrangheta sia riuscita a coniugare arcaico e moderno, mantenendo in vita rituali ottocenteschi perfino nelle capitali europee. Dai giuramenti di Duisburg, con i santini rinvenuti nelle tasche degli assassinati, alle affiliazioni filmate in Lombardia, emerge una mafia che continua a usare simboli religiosi per rinsaldare appartenenza e disciplina interna. È su questo inganno – il travestimento della fede come strumento di potere – che Ciconte invita a riflettere, in un tempo in cui la devozione a San Michele Arcangelo si rinnova con forza nella comunità". L’appuntamento di Soveria Mannelli sarà dunque "un’occasione preziosa non solo per smontare i falsi miti della cultura mafiosa, ma anche per riscoprire il senso autentico di una fede che nulla ha a che vedere con l’onorata società".

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