Comitato Pro Ospedale del Reventino lancia allarme: “Presidio rischia declassamento, servono servizi reali per il territorio”

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Soveria Mannelli - "Si è riunito ieri il direttivo del Comitato Pro Ospedale del Reventino. Tutto per discutere alcune scelte avviate dall’Asp che da quanto trapela riguarderebbero l’implementazione di alcuni servizi presso l’ospedale montano. Si tratta della Riabilitazione Cardiologica; dei Disturbi Alimentari e dulcis in fundo l’attivazione di un Ospedale di Comunità fisicamente correlato unitamente nell’attuale di Ospedale di montagna, una simbiosi pericolosa, tra l’altro non consentita nel DM 70 e che a nostro giudizio finirebbe per esautorare l’ospedale per come attualmente viene percepito lasciando spazio a un “cronicario”. Un disastro secondo il comitato, il cui primo tentativo risalirebbe a circa tre anni fa quando la regione attraverso un cronoprogramma aveva individuato stabili non in uso ove destinare queste strutture, dove tra queste l’unico ospedale era quello del Reventino" è quanto si legge in una nota del Comitato Pro Ospedale del Reventino. 

"Come comitato - sottolineano - stiamo informando la popolazione di quanto accade, e stiamo formando un nuovo sodalizio convogliando elementi di tutti i paesi dell’area, anche quelli del cosentino. Per noi l’ospedale ha ragione di esistere tuttalpiù per come configurato nel Dca 64, se non addirittura nella forma “generale” con servizi diagnostici quali il laboratorio analisi (non a mezzo servizio) con almeno 50 prelievi giornalieri per esterni, la Radiologia con presenza del radiologo due volte a settimana, poi ambulatori quali: Ortopedia, Oncologia, Pediatria, Diabetologia, Oculistica, Otorino, Fisioterapia, endocrinologia, chirurgia, e quanti potrebbero essere necessari. Oltre che riattivare il day surgery e non toccare il Pronto Soccorso con OBI, declassandolo a un punto di primo intervento che in questa forma in genere viene inserito con l’ospedale di comunità. L’ospedale sta raggiungendo il suo punto più basso della sua recente storia, e le valutazioni su di esso infine andrebbero a cozzare con quelle di natura economica, del gettito di produttività". 

"Questo non sarebbe possibile senza attività chirurgiche e ambulatoriali, dove le prime, secondo i DRG veleggiano sui 5/6 mila euro, mentre un ricovero in forma per non acuzie resta impantanato sui 300/400 euro al giorno. Non indietreggeremo di fronte a nulla, perché quest’areale rischia di perdere ogni servizio e quello sanitario rimane l’ultimo avamposto. L’ospedale è inutile dirlo, allo stato viene percepito distante dai bisogni dei cittadini, poiché con la sua lenta spoliazione li sta allontanando. Non riesce difficile comprendere come se a un supermercato ogni giorno manca un prodotto alla fine non ci andrà più nessuno. Bisogna evitare tutto ciò nominando in primis un direttore sanitario. Poi evitare in modo assoluto l’istituzione del cosi detto “Ospedale di Comunità”. Mentre possono essere un’opportunità la riabilitazione cardiologica e i disturbi alimentari, che comunque non avrebbero una loro logica strategica, in quanto la Calabria non è un tavolo da biliardo, dove solo il 9% è pianura. Qui serve un ospedale Generale, o comunque “di Montagna” che risolva i problemi primari dei circa 30mila abitanti dell’area, non trasmigrare persone in modo disomogeneo". 

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