Lamezia Terme - "Praticare la differenza". Si intitola così l'ultimo libro di Assunta Signorelli. Donne, psichiatria e potere. Un lavoro a cura di Dario Stefano Dell'Aquila e Antonio Esposito con prefazione di Renate Siebert. A presentare il libro presso la Libreria Tavella, insieme all'autrice, due donne radicate nel campo medico e della cultura lametina: Rosa Tavella e Rossella Manfredi. È stato come 'praticare la differenza', durante l'incontro che ha scaturito curiosità e attenzione rispetto l'argomento trattato dalla psichiatra e basaglista, la quale ha nella voce del sentimento che appartiene a una vera rivoluzione. La Signorelli ha infatti partecipato alla chiusura del manicomio e alla costruzione della rete dei servizi territoriali di Trieste. "Il sapere non è fatto per comprendere, ma per prendere posizione, diceva Michel Foucalt". E come marca Rossella Manfredi "Assunta è sempre stata dalla parte degli ultimi andando contro tutto ciò che segregava e discriminava. Nel 2006 il suo impegno arriva in Calabria, all'Istituto Papa Giovanni di Serra Aiello". Una psichiatra che ha dimostrato nel tempo grande sensibilità rispetto temi importanti e spesso sottovalutati, motivo di pressapochismo, in ambito professionale, e che ha portato le stesse donne del suo gruppo a dimostrare dissenso.
"L'abbandono degli ultimi ha a che fare con una molteplicità di cose. Burocrazia, mafia, omertà, assenza di responsabilità. É sempre stato uno scarto continuo tra realtà e desiderio”, dice la Signorelli. A volere la presenza dell'autrice in città sono state numerose realtà associative e culturali: Comunità Progetto Sud, Caritas, Comunità di Accoglienza CNCA Calabria Onlus. A parlare della sua esperienza sul campo facendo riferimento ampio alla Legge 180 sulla riforma psichiatrica, che sanciva la distruzione del manicomio e dava l'alternativa ai servizi del centro di salute mentale (voltando la brutale pagina del passato e della legge del 1904 che invece portava alla segregazione delle persone con disagio psichico) la Signorelli racconta emozionando ed emozionandosi del recupero della dignità e del rispetto di ogni essere umano che, indipendentemente dal tipo di patologia, deve poter essere in grado di esercitare tutti i diritti civili."Assunta Signorelli non divide i saperi ma li mischia in un tutt'uno che diventa conoscenza della vita e del mondo" commenta Rosa Tavella.
"La mia vita è fatta di sconfitte - continua l'autrice facendo riferimento alla chiusura del Centro Donna di Trieste nel 2000 - la sconfitta ti garantisce che non appartieni al potere ma ti interroga e ti porta a nuove aperture". Una donna, la Signorelli, che impara ad affiancare al disagio psichico tanta complicità e comprensione, entra nelle storie per poi uscirne insieme. Una donna che con la propria storia ha riparato tante altre storie, che ha imparato a non dare definizioni quanto a femminismo, perché tante sono state le donne a voltarle le spalle. "Non mi piace chi dà verità che non dimostra - conclude l'autrice a proposito della modernità dei nuovi farmaci, dei prezzi alti e della vendita che ne consegue - c'è una esasperazione dello specialismo".
V.D.
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