Controllo del territorio a Bagnara con intimidazioni e violenza, stroncato traffico droga: arresti - NOMI

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Reggio Calabria - Dieci ordinanze di custodia cautelare in carcere sono state eseguite stamattina nel corso di una operazione dei Carabinieri di Reggio Calabria, coordinata dalla Dda, nei confronti di altrettante persone ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata al traffico illecito di droga, tentato omicidio, minaccia a pubblico ufficiale, danneggiamento seguito da incendio e altri reati, con l'aggravante delle modalità mafiose.

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L'organizzazione sgominata, dedita al traffico di cocaina e hashish, aveva programmato di acquisire il controllo mafioso del territorio di Bagnara Calabra attraverso condotte violente e intimidazioni compiute con atti incendiari e colpi di arma da fuoco, in un'occasione anche contro la casa del comandante della Polizia locale.

Numerose le intimidazioni contestate, in occasione delle quali gli indagati circolavano su automobili con armi cariche, pronti a fare fuoco nel caso avessero incontrato le vittime designate.

I destinatari dell’ordinanza sono indiziati, a vario titolo, di associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, tentato omicidio, violenza o minaccia a un pubblico ufficiale, minaccia aggravata, danneggiamento seguito da incendio, danneggiamento, ricettazione, detenzione e porto illegale di arma da sparo, con l’aggravante del cosiddetto “metodo mafioso”.

L’esecuzione dei provvedimenti è l’epilogo di un’articolata attività investigativa, condotta dalla Compagnia Carabinieri di Villa San Giovanni sotto il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria – Sost. Proc. Walter Ignazitto e Diego Capece Minutolo – che ha permesso di comprovare l’esistenza e l’operatività di un sodalizio criminale composto da pregiudicati bagnaroti, dedito principalmente al traffico di sostanze stupefacenti del tipo cocaina e marijuana, che ricorrevano sistematicamente all’intimidazione violenta e armata per perseguire i propri interessi illeciti ed affermare la propria capacità di “controllo” mafioso nel territorio di riferimento.

Gli arrestati

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Fabio Cacciola, 42 anni;

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Vincenzo Caratozzolo, 34 anni;

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Antonino Leonardis, 46 anni;

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Rosario Leonardis, 71 anni;

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Samantha Leonardis, 38 anni (arresti domiciliari);

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Fabio Praticò, 33 anni;

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Domenico Scarcella, 34 anni;

Fortunato Praticò, 39 anni;

Rocco Perrello, 50 anni;

P.R., 16 anni (custodia cautelare in istituto penale per minori). 

 

Le indagini

Le indagini sono state avviate nel 2017 a seguito di uno specifico episodio delittuoso: nel pomeriggio dell’8 agosto, a Bagnara Calabra, sono stati esplosi alcuni colpi d’arma da fuoco in direzione dell’abitazione del Comandante f.f. della locale Polizia municipale.

Gli approfondimenti investigativi hanno permesso di mettere in luce interessi criminali ai quali sarebbero legate una serie di reiterate condotte delittuose culminate in un tentato omicidio.

Per quanto riguarda l’intimidazione nei confronti del Comandante della polizia locale di Bagnara, gli accertamenti scientifici dei Carabinieri del R.I.S. di Messina e le ulteriori attività investigative, anche di natura tecnica, hanno consentito di individuare colui che è ritenuto il responsabile in Fortunato Praticò, con precedenti per minaccia aggravata e detenzione di sostanze stupefacenti. L’azione sarebbe stata decisa e perseguita da Praticò, e riguarda alcuni contrasti sorti nell’ambito dell’attività istituzionale svolta dalla Polizia locale di Bagnara e riconducibili all’attività di controllo per alcuni venditori ambulanti.

Il sodalizio criminale a Bagnara

Praticò sarebbe al vertice, secondo gli inquirenti, di un sodalizio criminale dedito allo spaccio nella “piazza” bagnarota, e della conseguente influenza delle condotte sue e dei suoi sodali nell’ambito del vissuto quotidiano della comunità di Bagnara Calabra.

Le intercettazioni, i pedinamenti e i riscontri eseguiti dai militari dell’Arma hanno permesso di delineare gli assetti dell’organizzazione, individuando quali promotori ed organizzatori Rocco Perrello e Fortunato Praticò, quali partecipanti Fabio Praticò, Samantha Leonardis, Vincenzo Caratozzolo, Domenico Scarcella e Fabio Cacciola, e l’operatività del sodalizio nel traffico di droga di diversa natura – cocaina e marijuana – approvvigionata da trafficanti pianoti per essere smerciata nella “piazza di spaccio” bagnarota.

Il traffico di droga, il sodalizio si riteneva "più efficiente della banda della Magliana"

L’epicentro del narcotraffico è stato individuato nell’abitazione di Fortunato, luogo in cui avveniva un’intensa attività di spaccio che avrebbe visto il coinvolgimento anche la moglie Samantha Leonardis e il fratello Fabio.

Tra l’altro, gli inquirenti fanno riferimento ad alcune affermazioni di Rocco Perrello, che nel 2017 avrebbe fatto riferimento al solido patto criminale che lo legava all’amico Fortunato Praticò e alla sua famiglia, tanto che avrebbe definito la loro associazione a delinquere più efficiente della “banda della Magliana”.

La detenzione di armi

Fortunato Praticò e gli altri indagati hanno detenuto e ripetutamente portato in luogo pubblico almeno tre fucili e una pistola semiautomatica.

Dall’analisi delle conversazioni intercettate è emerso che gli indagati erano soliti sia descrivere minuziosamente i vantaggi e gli svantaggi delle singole armi a loro disposizione, sia indicare precisamente su quali “obiettivi” concentrarsi e in che ordine di priorità, dicendosi pronti a sparare pur di guadagnarsi la fuga nel caso i Carabinieri li avessero sottoposti a controllo con armi o droga.

In questo senso, un riscontro alle numerose conversazioni intercorse fra gli indagati è l’arresto di Fortunato Praticò, in flagranza di reato, poiché sorpreso dai Carabinieri in possesso di un fucile “a pompa” calibro 12 con matricola abrasa, avvenuto il 1° dicembre 2017. Dalla ricostruzione effettuata dai militari dell’Arma, poche ore prima della perquisizione Fortunato Praticò aveva acquisito la disponibilità dell’arma, allontanandosi dal domicilio in cui era ristretto, armato e con il volto coperto da un passamontagna, con il preciso intento di uccidere una persona, allo stato non identificata, ma comunque legata all’assassinio del cugino Francesco Catalano, ucciso in un agguato di matrice mafiosa nel 2010 a Bagnara Calabra.

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